In Friuli Vg è il terziario a trainare la ripresa

Focus della Confcommercio regionale sul primo trimestre 2016: salgono la fiducia e i ricavi delle imprese ma è stallo dell'occupazione e la pressione fiscale resta un incubo

Il terziario regionale traina la ripresa ma la pressione fiscale resta un incubo per il 98% delle imprese. Così il focus sul primo trimestre 2016 secondo l'ultima indagine realizzata da Confcommercio Fvg in collaborazione con Format research.

Stando al report, in Friuli Venezia Giulia il saldo tra imprese iscritte e cessate nel 2016 sarà ancora negativo, mentre positivi saranno i numeri per il terziario.

Il saldo tra nuove iscrizioni, vicine a quota 5.000, e cessazioni sarà di -537 imprese (+771 del terziario, -1.308 degli altri settori), con la maggiore incidenza negativa su Udine (-625).

Le imprese operative in Fvg sono 84.310, di cui 64.629 appartenenti al terziario, che pesa poco meno del 77% del totale delle unità produttive della regione. Tra queste quasi il 60% sono imprese dei servizi.

Tutte le imprese del Fvg danno lavoro a quasi 353 mila occupati, di cui 210 mila nel terziario, il 60% circa dell'occupazione regionale. Facendo uguale a 100 il valore aggiunto prodotto dalle imprese regionali, il 72,4% è prodotto dai settori del terziario; quasi i tre quarti della ricchezza della regione nella forma di capacità di produrre valore è cioè generato dalle imprese del commercio, del turismo e dei servizi.

Risalgono gli indicatori della fiducia (+3,6 sull'economia in generale). ricavi (+2,6) e capacità finanziaria (+1,7). Stallo nell'occupazione.

Nei primi mesi del 2016 si registra inoltre una timida frenata della dinamica occupazionale secondo il giudizio delle imprese del terziario del Fvg. Complice la riduzione del “bonus occupazionale”, il trend è destinato a confermarsi anche nel secondo trimestre dell’anno. Quel bonus è stato già usato dal 12% delle imprese, in prevalenza di grandi di dimensioni e impegnate nei servizi e nel turismo. Tra le imprese del terziario Fvg che hanno utilizzato il Jobs Act nel 2015, il 52,5% lo ha fatto per nuove assunzioni a tempo indeterminato.
I dati dal Rapporto Inps sul precariato rilevano come a gennaio e febbraio, rispetto ai primi due mesi dell’anno precedente, si registri peraltro un decremento dei contratti a tempo indeterminato pari al -32,9% (sostanzialmente in linea con la media Italia pari a -33,5%).
 

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