L’allarme dei sindacati sui tagli di Electrolux Susegana, 70 a rischio a Porcia 200 eccedenze

I 400 esuberi non riguarderebbero addetti alla produzione

A Porcia si parla di 200 eccedenze, tra impiegati e indiretti

Francesco Dal Mas

Ancora nessuna conferma, da parte della multinazionale Electrolux, alle indiscrezioni sul fatto che, dei tremila posti di lavoro eccedenti, ben 1.700 sono in Europa, 400 dei quali in Italia.

Se ne saprà qualcosa di più all’incontro tra l’azienda ed il coordinamento sindacale anticipato dal 18 al 17 gennaio. Le ipotesi che si rincorrono di stabilimento in stabilimento mettono in conto 200 esuberi a Porcia, che ospita l'headquarters di Electrolux in Italia, circa 70 a Susegana, gli altri tra Forlì e la lombarda Solaro. Si tratterebbe di personale che viene definito “indiretto di produzione”, quindi prevalentemente gli impiegati.

Già all’anticipo della necessità di risparmiare 10 miliardi di corone svedesi quest’anno, e quindi del taglio di 3 mila posti di lavoro, gli svedesi avevano confermato di non voler ricorrere a licenziamenti, come non stanno facendo da anni, bensì a dimissioni incentivate.

Lo stabilimento di lavatrici di Porcia conta su 1.600 collaboratori, la metà di area impiegatizia, Ricerca & Sviluppo, servizi. La fabbrica di frigo di Susegana ha 1.300 dipendenti, di cui poco più di 300 non direttamente produttivi. Il lavoro riprende dappertutto lunedì. Mentre nel sito trevigiano non sono previsti giorni di cassa integrazione e, anzi, ci si prepara a qualche sabato di straordinario, a Porcia il personale sarà in contratto di solidarietà sino a fine maggio per 2 ore al giorno (quindi ne lavorerà 6).

«Siamo gravemente preoccupati, questo è indubbio – ammette Gianni Piccinin, segretario della Fim Cisl -, perché è vero che a Porcia Electrolux sta investendo 100 milioni, 110 a Susegana, poco di meno a Solaro, quindi va a consolidare questi presidi. Ma è pur vero che si susseguono le dismissioni in giro per il mondo; che Porcia ormai dipende dalla Polonia, dove si svolge analoga produzione. E che non sappiamo quanto Stoccolma trovi conveniente produrre da noi l’alto di gamma».

In altre parole, per il dirigente della Cisl si pone adesso la necessità, anzi l’urgenza che sia il governo stesso a farsi garantire – e ad essere lui stesso garante – la strategicità dell’industria degli elettrodomestici in Italia. Walter Zoccolan, delegato Fiom Cgil della Rsu, pone infatti il rischio che, ridimensionandosi la testa progettuale e direzionale di Porcia, l’azienda territoriale diventi una mera catena di montaggio.

«Se perdiamo la Ricerca & Sviluppo, dipenderemo da centri decisionali chissà dove collocati e diventeremo irrilevanti. Questa – afferma Zoccolan – è la prima nostra preoccupazione. È il guaio che abbiamo già sperimentato al tempo in cui avevamo perso il controllo della catena delle forniture».

E, secondo Zoccolan, il pericolo è tanto più incombente «perché l’elettrodomestico, la lavatrice e il frigo, stanno diventando un prodotto maturo». Si sintonizza sulla stessa frequenza d’onda, da Susegana, Augustin Freda, delegato Fiom delle Rsu.

«Nel comparto tecnico impiegatizio molto dipenderà dai criteri degli eventuali accordi sulla gestione esuberi. Il fenomeno costante di dimissioni (turn over) ben presente anche a Susegana – afferma -, tanto più se incentivato e senza barriere anagrafiche, può risolvere nell'immediato il problema d'impatto sociale».

Resta, per Breda, la questione del depauperamento delle competenze e professionalità che potrebbe produrre, questo sì, danni seri, per nulla collaterali.

«Per questo serve molta attenzione sindacale sugli impianti complessivi che gli accordi possono produrre» conclude il delegato. Intanto il segretario del Pd provinciale di Pordenone, Fausto Tomasello, si è rivolto al ministro dei Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, chiedendogli di «esercitare il suo ruolo assumendosi onere e responsabilità di trasmettere questa urgenza al governo e segnatamente al ministero competente».

Tomasello sottolinea la delusione per la «mancanza di incentivi nella manovra finanziaria per il 2024 per sostenere la produzione e rilanciare il settore del bianco» e rileva «con estremo rammarico» il perdurare di un «silenzio dei rappresentanti politici di maggioranza del territorio pordenonese».

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