Latte, il nuovo contratto in Lombardia per la CIA rischia di avere ripercussioni in Veneto
VENEZIA. «Il contratto siglato nei giorni scorsi da Italatte (gruppo Lactalis) con la sola Coldiretti in Lombardia metterà in serie difficoltà tutte le stalle». Gianmichele Passarini, presidente di Cia Agricoltori Italiani Veneto, lancia l’allarme sull’intesa firmata da solo una delle rappresentanze del mondo agricolo con una delle società leader nel mercato dei prodotti lattiero-caseari.
«E’ un capolavoro al contrario, che dà ancora più poteri alle industrie di trasformazione, di fatto reintroduce il sistema delle quote, e riduce il prezzo agli allevatori, avvicinandolo a quello basso del resto d’Europa. Il danno creato in Lombardia rischia di estendersi in poco tempo anche al Veneto, visto che qui si produce una grande quota del latte nazionale: la nostra regione si colloca al terzo posto nella produzione di latte con circa il 10%, dietro il leader assoluto la Lombardia (41%) e all’Emilia Romagna (16%).
Secondo Cia, tra i punti più controversi dell’accordo c’è il fatto che sarà l’industria che deciderà i quantitativi di latte da ritirare dalle stalle.
«Inoltre – aggiunge Passarini – il prezzo scende a trentacinque virgola cinque centesimi al litro, due in meno del contratto precedente. Qualora gli allevatori dovessero produrre di più rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, soprattutto nelle stagioni fredde, ci sarà una riduzione di ben sei centesimi al litro».
Il presidente di Cia Veneto ricorda che a causa del lockdown, c’è stata la chiusura del canale Horeca (febbraio-maggio), con un rallentamento delle esportazioni lattiero-casearie non compensato dai maggiori acquisti sui canali retail.
«Questo si è riflettuto sulle quotazioni del latte crudo alla stalla che da febbraio hanno iniziato a calare marcatamente. Il 2019 era risultato un anno buono, con una media nazionale pari a 40 centesimi/l e in Veneto a 39 centesimi/l (Osservatorio latte Ismea, valori al netto di IVA), seppur calante nei mesi finali dell’anno. Il 2020 si era aperto su quotazioni leggermente inferiori, ma comunque intorno ai 39 centesimi/l. Adesso questo accordo lombardo rischia di trascinare verso il basso tutto il comparto».
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