Lavoro, servizi e welfare: i giovani bocciano l’Italia
A dirlo è Fondazione Nord Est grazie a due distinte indagini demoscopiche. Voti particolarmente bassi per le politiche dedicate ai giovani, al lavoro e alle famiglie
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Italia bocciata nella politiche pubbliche, imprese e ambito lavorativo. Positiva solo l’offerta culturale. A parlare sono i giovani 18-34enni, grazie alle elaborazioni compiute da Fondazione Nord Est attraverso due indagini demoscopiche distinte. E le risposte sono le medesime per quanti hanno già lasciato l’Italia e di quelli che vivono nel Nord del Paese.
Nelle politiche pubbliche i giovani bocciano l’Italia, con voti particolarmente bassi nelle “politiche per i giovani”, nelle “politiche per il lavoro” e nelle “politiche per le famiglie”, le cui assenza o inefficacia sono tra le ragioni della glaciazione demografica e della massiccia emigrazione dei giovani. La quasi totalità degli expat (oltre nove su dieci) dichiara le politiche per i giovani come motivazione per restare nei paesi di attuale residenza.
Risultati altrettanto deludenti per il Bel Paese provengono dalle opinioni circa le politiche per il lavoro, i servizi di welfare e le infrastrutture digitali. Coloro che hanno (per ora) scelto di rimanere valutano positivamente solo il sistema universitario e quello sanitario.
«Pur con differenze quantitative, dalle risposte emerge una notevole convergenza tra gli expat e chi è rimasto di opinioni negative sull’Italia» commentano Lorenzo Di Lenna, ricercatore junior, e Luca Paolazzi, direttore scientifico di Fondazione Nordest «convergenza che dovrebbe far riflettere la classe dirigente italiana e mettere a tacere chi ritiene poco significative le risposte degli espatriati perché “distorte” dalla loro scelta, mentre tanti sarebbero tornati delusi dall’estero».
Riguardo alle imprese e all’ambito lavorativo i giovani intervistati esprimono giudizi molto severi sull’Italia, anche se con differenze di punteggio tra gli expat e i residenti: più duri i primi.
L’intero mondo imprenditoriale è qui sotto accusa: la quasi totalità degli espatriati (circa nove su dieci), nonché la netta maggioranza dei giovani residenti (circa due terzi), considera la cultura imprenditoriale e l’attenzione alle esigenze dei propri collaboratori come solide motivazioni per andarsene.
Anche l’apertura internazionale delle imprese risulta carente. In ambito lavorativo, le voci più negative per l’Italia riguardano i salari, le occasioni di lavoro in settori innovativi e le prospettive di crescita professionale.
È l’offerta culturale a ottenere il miglior voto tra tutti i fattori di attrazione: l’arte e l’offerta culturale ottengono un punteggio elevato. La bocciatura torna sonora però negli altri fattori culturali: dalla meritocrazia all’apertura internazionale e, perfino, alla qualità della vita.
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