Le moto Ktm salve all’ultima derapata, c’è il sì dei creditori al piano di rilancio

L’assemblea dà via libera: debito complessivo di 2,5 miliardi, rimborso del 30%. A metà marzo la ripresa della produzione

Marco di Blas

Evitato il fallimento dell’austriaca Ktm, la più grande industria di moto d’Europa e una delle maggiori nel mondo. A fine novembre aveva dichiarato lo stato di insolvenza e cessato la produzione, con 130 mila moto invendute in magazzino. Ora potrà rimettersi in piedi e già in marzo riprenderà la produzione.

L’assemblea dei creditori (un centinaio sono italiani) ha approvato, infatti, il piano di risanamento in autogestione presentato in gennaio dalla società. Prevede un ridimensionamento della holding (oltre alla casa madre Ktm Ag, le due controllate Ktm Forschung&Entwicklung e Ktm Components), iniezione di capitale fresco con nuovi investitori e un rimborso del 30% ai creditori. La procedura concorsuale prevista dal diritto commerciale austriaco stabilisce che il tutto debba avvenire nell’arco di due anni, ma Ktm sarebbe in grado di rimborsare i creditori, nella quota appunto del 30%, già entro maggio.

L’assemblea ha avuto inizio alle 9 di ieri, nell’aula del Tribunale di Ried, e si è conclusa alle 14. Non è stata affatto tranquilla. Il debito di Ktm Ag e delle due controllate ammonta a quasi 2,5 miliardi e per oltre la metà è sulle spalle di 140 banche e istituti finanziari, tra cui UniCredit. Proprio alcune di queste banche avrebbero opposto resistenza al piano, forse perché il recupero del 30% non pareva loro sufficiente o forse perché nutrivano dubbi nei confronti dei nuovi investitori, di cui per il momento non si conosce il nome. Si sa soltanto che gli interessati dovrebbero essere nove, tra cui l’indiano Bajaj, che già è presente nel capitale della società austriaca.

A convincere le banche e gli altri creditori ad accettare il piano devono essere stati i conti presentati dal curatore nominato dal Tribunale, Peter Vogl. Qualora Ktm fosse andata al fallimento, dalla liquidazione dei suoi beni mobili e immobili si sarebbero ricavate risorse in grado di restituire ai creditori soltanto il 14,9% di quanto dovuto e chissà quando. Meglio, dunque, il 30% già entro un paio di mesi.

I dati aggiornati da Alpenländischer Kreditorenverband (è la società di diritto pubblico che in Austria presta assistenza in situazioni debitorie) riferiscono di un debito complessivo accumulato da Ktm Ag e dalle due controllate per 2,456 miliardi. I creditori sono oltre 1.200, cui si aggiungono i dipendenti (però solo per qualche decina di milioni), che fanno salire il totale a 3.847.

Nella nota diffusa nel pomeriggio da Akv si precisa che il piano di risanamento accolto ieri dall’assemblea dovrà essere approvato entro il 23 maggio. Presupposto è che entro tale data sia disponibile capitale fresco per 150 milioni, che consentirà all’azienda di riprendere la produzione da metà marzo. Ciò dovrebbe evitare ulteriori tagli di personale, che dall’inizio della crisi era stato ridotto da 2.500 a 2.000 unità circa. Il curatore nominato dal Tribunale ha fatto sapere che una prima tranche di 50 milioni è già stata versata lunedì su un conto fiduciario. Entro la fine di maggio dovranno essere versati su quel conto altri 600 milioni, necessari per il rimborso del 30% ai creditori.

La fiducia accordata ieri mattina dai creditori al piano di risanamento fa tirare in sospiro di sollievo alle maestranze di Ktm e a tutte le aziende dell’indotto (comprese alcune italiane), che coinvolgono oltre 10 mila lavoratori. Per gli austriaci significa inoltre la speranza che un marchio motociclistico simbolo come quello di Ktm non vada perduto.

La società aveva già rischiato il fallimento 35 anni fa, quando aveva 180 dipendenti e produceva 6 mila moto all’anno. Superata quella crisi, era cresciuta fino a diventare leader europeo nel settore con una produzione di 260 mila moto. Fino al 2023 aveva registrato bilanci largamente in attivo, con utili nell’ultimo esercizio finanziario di oltre 100 milioni. Poi la crisi improvvisa, attribuita all’aumento dei costi di produzione e finanziari, nonché al crollo nelle vendite negli Usa, il suo mercato più importante.

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