Occupazione in frenata in Veneto, pesano i tagli degli stagionali

Particolarmente negativo il mese di settembre che porta il saldo del terzo trimestre a -6.200 come numero dei posti di lavoro persi rispetto allo scorso anno. L’assessore Donazzan: segnali che destano preoccupazione

Un operaio dotato di guanti, occhiali protettivi e mascherina, a lavoro nell'impianto produttivo di Alcantara, uno dei brand pi importanti del Made in Italy, con sede a Nera Montoro, frazione del comune di Narni (TR), in occasione della riapertura dello stabilimento a seguito delle misure imposte dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per arginare la diffusione del Coronavirus, 15 aprile 2020. ANSA/CLAUDIO PERI A worker equipped with gloves, protective glasses and mask, at work in the production plant of Alcantara, one of the most important brands of Made in Italy, based in Nera Montoro, a hamlet of the municipality of Narni in the province of Terni, on the occasion of the reopening of the factory following the measures imposed by the Prime Minister's Office to counter the spread of Coronavirus, 15 April 2020. Alcantara is one of the most important Made in Italy brands. ANSA / CLAUDIO PERI
Un operaio dotato di guanti, occhiali protettivi e mascherina, a lavoro nell'impianto produttivo di Alcantara, uno dei brand pi importanti del Made in Italy, con sede a Nera Montoro, frazione del comune di Narni (TR), in occasione della riapertura dello stabilimento a seguito delle misure imposte dalla Presidenza del Consiglio dei ministri per arginare la diffusione del Coronavirus, 15 aprile 2020. ANSA/CLAUDIO PERI A worker equipped with gloves, protective glasses and mask, at work in the production plant of Alcantara, one of the most important brands of Made in Italy, based in Nera Montoro, a hamlet of the municipality of Narni in the province of Terni, on the occasion of the reopening of the factory following the measures imposed by the Prime Minister's Office to counter the spread of Coronavirus, 15 April 2020. Alcantara is one of the most important Made in Italy brands. ANSA / CLAUDIO PERI

L’andamento dei contratti stagionali in agricoltura, con un prevalere delle cessazioni rispetto alle assunzioni, determina nel terzo trimestre 2022 un saldo occupazionale negativo per -6.200 posizioni lavorative dipendenti, rispetto alle +6.100 del 2021 e alle 2.000 in meno del 2019. La dinamica positiva registrata da industria e servizi compensa tuttavia il calo del settore primario sul fronte delle assunzioni: i 153.000 nuovi reclutamenti del periodo luglio-settembre sono infatti sullo stesso livello di quelli registrati nel 2021 e in crescita del +3,7% rispetto al 2019. Il mese di settembre, caratterizzato dalle dinamiche stagionali relative alle attività di vendemmia, è quello che determina il bilancio trimestrale, con un saldo negativo di 5.000 posizioni lavorative.

Le cessazioni sono state complessivamente 159.000 nel trimestre (+8% sul 2021), la maggior parte delle quali dovute alla conclusione di contratti a termine. Le dimissioni, 50.200 nel trimestre e complessivamente 153.800 da inizio anno, rappresentano circa un terzo delle cause di risoluzione e sembrano essere un fenomeno in diminuzione rispetto ai primi mesi dell’anno.

Continua la crescita dei contratti a tempo indeterminato (8.600 in più nel trimestre, con un incremento delle assunzioni del +17% sul 2021 e del +11% sul 2019), grazie soprattutto alle trasformazioni, cresciute del +36% rispetto allo scorso anno e del +8% in confronto al periodo pre-pandemico. Il tempo determinato perde 10.500 posizioni lavorative e registra un calo delle assunzioni pari al 4%, concentrato nel mese di settembre, mentre l’apprendistato risente dell’elevato numero di trasformazioni e segna un saldo negativo di 4.300 contratti in meno.

L’andamento occupazionale dei primi nove mesi dell’anno è positivo in tutte le province, con l’eccezione di Belluno (-1.400). Le assunzioni si sono concentrate nei mesi di aprile e maggio, soprattutto nelle province ad elevata propensione turistica di Venezia e Verona, che registrano i saldi più positivi, rispettivamente 23.000 e 26.300 posti di lavoro in più da inizio anno. Più distanti, ma sempre in terreno positivo, gli altri territori: Treviso +7.700, Padova +7.100, Vicenza +5.100 e Rovigo +3.300. Il volume delle assunzioni è in netto incremento rispetto al 2021, con un massimo del +36% a Venezia e un minimo del +2% a Rovigo.

Complessivamente, da inizio anno il mercato del lavoro veneto ha registrato una crescita di 71.000 posti di lavoro dipendente, così suddivisi: +16.000 nel settore primario, +18.000 nell’industria e +37.000 nei servizi. La domanda di lavoro è aumentata del 19%, con andamenti particolarmente vivaci nei settori delle calzature (+59%), dell’occhialeria, della concia e del turismo (tutti attorno al +40%), mentre l’agricoltura segna un -6%, frutto di un anno abbastanza povero sul versante dei reclutamenti.

Sebbene in rallentamento, le prospettive occupazionali permangono quindi positive se messe in relazione al difficile contesto internazionale caratterizzato dalle conseguenze della crisi energetica e dall’elevato tasso di inflazione.

La ripresa dei movimenti in ingresso e in uscita dal mercato del lavoro ha determinato un lieve incremento della disoccupazione di tipo amministrativo: nei primi nove mesi dell’anno sono state presentate 96.600 dichiarazioni di immediata disponibilità (Did), il 6,6% in più rispetto al 2021. Il nuovo stock di disoccupati al 30 settembre 2022 ammonta a 292.000 persone, cui si sommano 97.000 soggetti in sospensione perché occupati temporaneamente o perché in conservazione della condizione di disoccupazione per ragioni di reddito, per un totale di circa 390.000 iscritti negli elenchi dei Centri per l’impiego. Tra i disoccupati prevalgono le donne (59% del totale), gli italiani (74%) e le persone di età compresa tra i 30 e i 54 anni (49%).

«I segnali registrati nei mesi scorsi sono stati confermati a settembre con un calo di 5.000 posti di lavoro. Se pensiamo che, complessivamente nel trimestre, i posti di lavoro persi sono 6.200, ben si comprende la preoccupazione. Va detto che i numeri negativi sono effetto dell’andamento dei contratti stagionali in agricoltura». Così l’assessore regionale al lavoro del Veneto Elena Donazzan, alla luce dei dati della Bussola aggiornati a fine settembre.

«Il saldo del terzo trimestre 2022 è stato negativo per -6.200 posizioni lavorative rispetto alle +6.100 dell’anno precedente e alle -2.000 del 2019, un risultato del tutto imputabile ai contratti a tempo determinato (meno assunzioni e più cessazioni), soprattutto stagionali, in agricoltura», è la sintesi del report.

Complessivamente buona è stata anche la performance fatta registrare dalle assunzioni che con industria e servizi hanno compensato il calo registrato in agricoltura: i 153.000 nuovi reclutamenti sono sullo stesso livello di quelli effettuati nel 2021 e in crescita del +3,7% rispetto al 2019.

Continua la crescita delle trasformazioni a tempo indeterminato (21.000, +36% sul 2021 e +8% sul 2019), particolarmente rilevante per quanto riguarda gli apprendisti (3.500, quasi raddoppiati rispetto al 2019) che consentono un nuovo saldo estremamente positivo per i contratti a tempo indeterminato (+8.600).

Il mese di settembre è quello che spiega il bilancio trimestrale, con un saldo negativo di -5.000 posizioni lavorative trainato dall’andamento dell’agricoltura, in periodo di vendemmia, concentrato nelle province di Treviso e Verona.
L’analisi settoriale nei primi nove mesi dell’anno evidenzia che il saldo positivo è dato da un bilancio di +16.000 posizioni nel settore primario, +18.000 in quello secondario e +37.000 nel terziario. Rispetto all’analogo periodo del 2021 la domanda di lavoro è aumentata complessivamente del +19%: particolarmente vivace si è dimostrata la domanda nei settori delle calzature (+59% rispetto ai primi nove mesi del 2021), dell’occhialeria, della concia e del turismo (tutti attorno +40%), mentre l’agricoltura segna un -6% complessivo frutto di un anno abbastanza povero sul versante dei reclutamenti che rispetto agli anni precedenti ha visto un’unica punta positiva nel mese di agosto poi vanificata dalla pesante caduta nel mese di settembre.

Ad oggi lo scenario internazionale non sembra aver precluso il protrarsi degli andamenti positivi nel mercato del lavoro regionale: dal 23 febbraio 2020 fino al 30 settembre 2022 il bilancio occupazionale grezzo del settore privato con riferimento ai tre contratti principali (cti, cap e ctd) è in Veneto positivo per +90.000 posizioni lavorative.

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