Una Academy di futuro per tutti: Generali porta i dipendenti a scuola

Il gruppo punta sulla formazione interna per preparare i manager alle sfide professionali dell’era digitale. Palazzo Berlam a Trieste ospita le New Role School, focalizzate sull’uso di Big Data e intelligenza artificial.

Giulia Basso
Cristiano Borean, Cfo di gruppo di Generali, durante il suo intervento di giovedì all’Academy
Cristiano Borean, Cfo di gruppo di Generali, durante il suo intervento di giovedì all’Academy

Nuove competenze tecniche, perché nell’era della digitalizzazione spinta, dei big data e dell’intelligenza artificiale saper maneggiare al meglio i sempre più numerosi strumenti tecnologici a disposizione è un elemento in grado di fare la differenza. Ma anche comportamentali, perché in un mondo sempre più complesso e in cui le conoscenze si fanno sempre più specialistiche per rendere forte una compagnia è fondamentale saper fare sistema e condividere con i colleghi le informazioni, che vanno viste come un valore e non come un potere.

Sono le caratteristiche dei manager del futuro secondo il Gruppo Generali, che per la prima volta apre a beneficio dei nostri lettori le porte della sua Academy, la struttura che forma gli oltre 80mila dipendenti del Gruppo, presente in più di 50 Paesi, per raccontare il lavoro che viene portato avanti su questo fronte, strategico per un’azienda globale che opera in un settore in continua evoluzione e altamente competitivo come quello finanziario e assicurativo.

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Nel palazzo rosso

Siamo entrati dunque a Palazzo Berlam, iconica struttura ispirata ai grattacieli di mattoni rossi di New York che si affaccia sul golfo di Trieste, sede dal 2019 della Generali Group Academy: dopo le limitazioni dovute alla pandemia e con ancor più convinzione dalla fine del 2023 si punta a rendere l’edificio il fulcro della formazione in presenza del Gruppo. Tanto che dallo scorso dicembre Palazzo Berlam ospita i project work di tre “New Role School”, i programmi di formazione per le professioni del futuro, focalizzati su settori chiave come la scienza dei dati, la smart automation e il customer relationship management. Finora sono state circa un migliaio le persone provenienti da tutto il mondo che hanno partecipato alle iniziative di formazione organizzate nella sede triestina dell’Academy: l’obiettivo è aumentarne sempre più il numero e ampliare la partecipazione.

Che la formazione rappresenti per Generali un asset strategico è dimostrato dagli investimenti del Gruppo in quest’ambito: dal 2021 sono 179 i milioni di euro stanziati, che hanno consentito di formare, con corsi a distanza o in presenza, il 100% dei dipendenti, con 34 ore medie di formazione pro capite. Il focus è sempre più sulle “competenze del futuro”, su cui il Gruppo si propone di formare, nei prossimi tre anni, il 70% del personale.

Fiore all’occhiello dei programmi formativi sono per l’appunto le New Role School: percorsi formativi ibridi, della durata di circa 16-18 mesi, con lezioni teoriche tenute da docenti interni ed esterni all’azienda e attività pratiche incentrate su progetti reali. La scorsa settimana Palazzo Berlam ha ospitato la cerimonia di chiusura della settima edizione della New Role School che forma gli “attuari del futuro”, cui hanno partecipato 31 persone provenienti da oltre 15 business unit di Paesi come la Polonia, la Repubblica Ceca, la Spagna e il Brasile, con un'età media di 33 anni e una componente femminile ben oltre il 40%, altro segno rilevante di come stanno cambiando i tempi.

L’Università e le lauree troppo mirate
La redazione
Italian Minister of Education, Patrizio Bianchi, during the press conference on the latest anti-Covid measures adopted by the Government at the Chigi Palace in Rome, Italy, 10 January 2022..ANSA/ROBERTO MONALDO/LAPRESSE/POOL

Tra Polonia e Brasile

«Quello che era un ambiente prettamente maschile sta mutando profondamente in direzione della parità di genere», commenta Federica D’Amato, 31 anni, che con il suo gruppo di lavoro, composto da colleghi brasiliani, polacchi e spagnoli, si è aggiudicata uno dei premi per i migliori project work presentati a conclusione del percorso. «Cosa mi è piaciuto di più di questa scuola? Che a differenza dell’università mi ha dato una visione delle materie attuariali aggiornata e orientata alla pratica, competenze tecniche come la programmazione e la possibilità di lavorare con persone provenienti da background molto diversi».

Per Anna Pieri, a capo della funzione attuariale del Gruppo Generali, la scuola è «un’opportunità preziosa per la comunità di attuari: in questi anni abbiamo affrontato la pandemia, la guerra in Europa, un’inflazione al rialzo, un aumento dei tassi d’interesse e un ampio numero di disastri naturali: dobbiamo essere pronti ad assorbire ogni rischio e avere ben presenti e saper anticipare le necessità dei nostri clienti.

La tecnologia è la chiave per connettere assicurazioni e clientela e i data analytics sono utili per gestire il rischio, ma le tecniche apprese vanno tradotte in una strategia di business e impiegate in modo collaborativo». Perché, sottolinea Cristiano Borean, Chief Financial Officer di Generali e presidente di Mib - Trieste School of Management, partner accademico del progetto, «la definizione di attuario è diventata sempre più fluida: oggi il lavoro sulle proiezioni future è condiviso con altre figure e si avvale di molti strumenti tecnologici, che bisogna saper sfruttare anche in modo combinato». Perciò la multidisciplinarietà dei gruppi è una necessità: diventare leader del futuro, dice Borean, è saper condividere la complessità e le conoscenze.

Ma da dove attingere per acquisire queste competenze? La politica del Gruppo Generali, rammentata da Stephan Fangue, responsabile del P&C Retail Insurance and Technical Control, è quella di pescare da un grande ecosistema di conoscenze in modo pragmatico, attraverso la formazione interna, la collaborazione con le università, gli enti scientifici, le società di consulenza. Ed eventualmente anche con l’acquisizione di piccole compagnie con competenze specialistiche. L’Academy di Generali non a caso collabora con un ampio ecosistema: nel caso della scuola per gli “attuari del futuro” c’è il Mib e la Willis Towers Watson, ma è attiva anche una partnership con l’Istituto di data science e intelligenza artificiale, costituito dalla Scuola internazionale superiore di studi avanzati (Sissa), le Università di Trieste e di Udine, il Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam (Ictp), il Mib. Un elemento che arricchisce anche i partner: «Abbiamo imparato molto lavorando sulla formazione con una grande impresa, che inserisce questi programmi in una visione strategica di lungo termine, e che ci ha offerto la possibilità di collaborare con un’importante società di consulenza assicurativa - evidenzia Andrea Tracogna, direttore scientifico di Mib e docente dell’ateneo triestino -. L’auspicio è di continuare questa collaborazione e di mettere queste competenze anche a servizio delle Pmi, per rafforzare e attualizzare le competenze del personale: solo così si potrà far fronte alle sfide del futuro».

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