Le imprese avanzano 52 miliardi di euro dalla Pubblica amministrazione

I conti della Cgia di Mestre, mentre il Mef ancora non sa quale sia l’esatto ammontare del debito commerciale. Nelle costruzioni l’emissione di una fattura è una corsa ad ostacoli. Come uscirne? «Con la compensazione tra crediti e debiti»  

La redazione
PER ARCHIVIO E BROWSER ALLEGATI. Mazzi di banconote, 11 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO
PER ARCHIVIO E BROWSER ALLEGATI. Mazzi di banconote, 11 gennaio 2012. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

VENEZIA. Sebbene i tempi di pagamento della Pubblica Amministrazione siano in calo, lo stock dei debiti commerciali  è in costante aumento e sfiora ormai i 52 miliardi di euro.

I conti sono dell'Ufficio studi della Cgia di Mestre, su dati Eurostat relativi al 2020.

L'importo totale però include la parte corrente ma non quella in conto capitale che, da una stima parziale, ammonterebbe ad altri 6-7 miliardi.
Le ragioni risiedono nel fatto che molti pagamenti continuano a non essere ancora eseguiti, pertanto gli insoluti vanno ad aumentare lo stock di debito accumulato negli anni precedenti.

Secondo i dati presentati recentemente dal Ministero dell'Economia e delle Finanze, ad esempio, nel 2020 la Pa ha ricevuto dai fornitori fatture per 152,7 miliardi di euro, ma ne ha pagati 142,7, concorrendo ad aumentare il debito commerciale di altri 10 miliardi. 

epa05141531 A bank employee holds 5,000 euros in 500-euro notes at a Sparkasse bank in Munich, Germany, 3 February 2016. Germany is considering imposing an upper limit on payments in cash as part of its fight against terrorism and money laundering. EPA/MATTHIAS BALK
epa05141531 A bank employee holds 5,000 euros in 500-euro notes at a Sparkasse bank in Munich, Germany, 3 February 2016. Germany is considering imposing an upper limit on payments in cash as part of its fight against terrorism and money laundering. EPA/MATTHIAS BALK

Eurostat segnala che negli ultimi anni il debito commerciale di sola parte corrente della nostra P.a continua a crescere: nel 2017 era pari a 45,2 miliardi, l'anno successivo è salito a 46,9, per toccare i 48,9 nel 2019; l'anno scorso, infine, si è attestato a 51,9 miliardi. Rapportando questi mancati pagamenti al Pil nazionale, in Italia l'incidenza si attesta al 3,1%, dato peggiore fra tutti i 27 Paesi Ue.

Per risolvere questa annosa questione che sta mettendo a dura prova tantissime Pmi, per la Cgia c’è solo una cosa da fare: «prevedere per legge la compensazione secca, diretta e universale tra i crediti certi liquidi ed esigibili maturati da una impresa nei confronti della PA e i debiti fiscali e contributivi che la stessa deve onorare all’erario. Grazie a questo automatismo – dichiara Paolo Zabeo, responsabile del centro studi – risolveremmo un problema che ci trasciniamo appresso da decenni. Senza liquidità a disposizione, infatti, tanti artigiani e altrettanti piccoli imprenditori si trovano in grave difficoltà e, paradossalmente, rischiano di dover chiudere definitivamente l’attività, non per debiti, ma per troppi crediti non ancora incassati».

Una donna impegnata nella lavorazione di un gioiello in una foto d'archivio del 13 maggio 2011 a Firenze. "Sui contribuenti italiani pesano 54 miliardi di maggiori imposte rispetto alla media Ue, un carico tributario superiore di 3,5 punti pil": a calcolarlo e' il presidente della Confartigianato Giorgio Guerrini all'assemblea nazionale dell'associazione. ANSA /UFFICIO STAMPA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES - NO ARCHIVE+++
Una donna impegnata nella lavorazione di un gioiello in una foto d'archivio del 13 maggio 2011 a Firenze. "Sui contribuenti italiani pesano 54 miliardi di maggiori imposte rispetto alla media Ue, un carico tributario superiore di 3,5 punti pil": a calcolarlo e' il presidente della Confartigianato Giorgio Guerrini all'assemblea nazionale dell'associazione. ANSA /UFFICIO STAMPA +++EDITORIAL USE ONLY - NO SALES - NO ARCHIVE+++

TROPPI INTOPPI NELLA FATTURAZIONE

Ci sono poi settori in cui un’operazione banale come l’emissione di una fattura, diventa arduo.

E’ il caso delle costruzioni. «Se la stazione appaltante è un Comune, ad esempio, una volta terminato il cantiere la ditta esecutrice deve presentare l’ultimo Sal (Stato di avanzamento dei lavori) al direttore dei lavori. Quest’ultimo lo deve avallare e successivamente deve verificare la corrispondenza tra l’opera eseguita e quanto previsto dal capitolato – riepiloga gli adempimenti la Cgia –. Semprechè non vengano sollevate delle contestazioni, solo dopo aver “consumato” questi passaggi l’ufficio comunale competente dà il via libera, consentendo all’impresa appaltatrice di inoltrare la fattura. L’espletamento di queste procedure, però,  richiede anche dei mesi,  ritardi che, ovviamente, la piattaforma del MEF non è in grado di registrare, ma che negli ultimi anni si stanno dilatando

Expo 2015 l'avanzamento dei lavori nel cantiere che ospiterà dal primo maggio prossimo l'esposizione universale. Operai al lavoro in uno dei padiglioni, 2 aprile 2015. ANSA / MATTEO BAZZI
Expo 2015 l'avanzamento dei lavori nel cantiere che ospiterà dal primo maggio prossimo l'esposizione universale. Operai al lavoro in uno dei padiglioni, 2 aprile 2015. ANSA / MATTEO BAZZI

iL PARADOSSO: IL MEF NON SA A QUANTO AMMONTA IL DEBITO

Nonostante le imprese che lavorano per la PA abbiano da parecchi anni l’obbligo, per legge, di emettere la fattura elettronica,  nessuno è ancora in grado di affermare a quanto ammonta esattamente il debito commerciale del nostro Paese. Come funzionano i pagamenti in queste transazioni commerciali ? «Una volta che il fornitore emette la fattura elettronica, questa transita attraverso una piattaforma controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze detta SdI (Sistema di Interscambio) che la smista all’ente o alla struttura pubblica a cui è indirizzata. I dati della fattura elettronica vengono acquisiti dalla Piattaforma dei Crediti Commerciali (PCC) che dovrebbe registrare tutti i pagamenti riconducibili alle transazioni commerciali della PA. Per cercare di intercettare la totalità delle transazioni è stato istituito il Siope+, un sistema di rilevazione telematica degli incassi e dei pagamenti degli enti pubblici».

Veduta esterna della sede del Ministero dell'Economia e delle Finanze in via XX settembre a Roma. ANSA/CLAUDIO ONORATI
Veduta esterna della sede del Ministero dell'Economia e delle Finanze in via XX settembre a Roma. ANSA/CLAUDIO ONORATI

«Per alimentare il Siope+ – spiega ancora la Cgia – tutte le amministrazioni pubbliche devono ordinare gli incassi e i pagamenti esclusivamente con modalità informatica. Sebbene questa procedura sia iniziata gradualmente e diventata poi operativa a tutti gli effetti a partire dal luglio del 2017, il MEF non conosce ancora adesso a quanto ammonta complessivamente il debito commerciale in capo a tutte le Amministrazioni pubbliche con i propri fornitori, molto probabilmente perché una buona parte dei committenti pubblici, in particolar modo gli enti periferici, continuano a effettuare i pagamenti senza transitare per la piattaforma e con scadenze ben superiori a quelle fissate dalla legge.a dismisura, mettendo in seria difficoltà tantissime imprese del mondo delle costruzioni».

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