Le vendite internazionali di Prosecco in crescita, ma pesa l'effetto Brexit

In ottimo spolvero in Europa è stata la Francia con una crescita da gennaio a settembre 2020 del 18,2%, oggi quarto mercato globale con una quota del 6,2%. La Germania, terzo mercato mondiale con una quota dell’11,4% e primo in Europa, ha segnato un aumento del 3,8%. Export giù del 7% nel Regno Unito, che resta comunque primo mercato con una quota del 26,8%

TREVISO. L’export di Prosecco DOC è cresciuto anche nel 2020 grazie agli ottimi risultati in Europa. Nei primi 9 mesi dell’anno le esportazioni globali sono infatti aumentate dell'1,7%, secondo un report di Consorzio Prosecco DOC e Cirve - Centro Interdipartimentale per la Ricerca in Viticoltura ed Enologia. La performance mediamente a doppia cifra in Europa continentale ha completamente compensato il calo avvenuto nei paesi extra europei, specialmente negli importanti mercati di Regno Unito e Stati Uniti.

In ottimo spolvero in Europa è stata la Francia con una crescita da gennaio a settembre 2020 del 18,2%, oggi quarto mercato globale con una quota del 6,2%. La Germania, terzo mercato mondiale con una quota dell’11,4% e primo in Europa, ha segnato un aumento del 3,8%. Male nel Vecchio Continente solo la Spagna in calo dell’11%, che rappresenta ancora una quota inferiore all’1% dell’export mondiale. Crescita a doppia cifra in tutti gli altri mercati europei, compresi i principali paesi extra UE continentali: +14,6% in Svizzera (quinto mercato mondiale alla pari del Belgio con una quota del 3,2%), + 24,6% in Norvegia e +29,5% in Russia (quota export 1,6%).

Rilevante invece il calo al di fuori dell’Europa continentale nei primi tre trimestri del 2020. Export giù del 7% nel Regno Unito, comunque primo mercato con una quota del 26,8%; in riduzione del 5,1% gli Stati Uniti, seconda area di destinazione al 21,2%. In sofferenza anche Canada (-6,4%), Asia (-22,1%) e altri mercati minori extra europei, con le sole eccezioni del Giappone (+8,5%) e dell’Australia (+2,1).

Fondamentale per il bilanciamento è stato l’aumento delle vendite nella grande distribuzione e nei negozi specializzati, a fronte del calo nel canale horeca in seguito alle restrizioni più o meno rigide ai locali pubblici per la pandemia Covid in quasi tutti i paesi. Secondo stime del Consorzio di Tutela, nei quattro principali mercati del Prosecco DOC (Italia, Regno Unito, Stati Uniti e Germania) le vendite nella GDO nel 2020 sono aumentate mediamente del 20/25% rispetto al 2019, portando l’incidenza media di questo canale dal 60% a oltre il 70%. Mentre le vendite nel canale horeca potrebbero essersi ridotte di oltre il 30%.

Hanno sofferto particolarmente i mercati in cui le abitudini di consumo di vini frizzanti sono associate a situazioni di socialità in locali pubblici, e dove pertanto il calo di consumi fuori casa non è stato compensato da un aumento dei consumi domestici. “Lo abbiamo constatato in Nord America, particolarmente in Canada che ha sofferto infatti un calo rilevante, e in alcuni paesi dell’Est Europa”, afferma Ugo Freschi, export manager dell’azienda vinicola Le Rughe di Conegliano, produttore di 500.000 bottiglie l’anno di Prosecco DOC e Prosecco Superiore DOCG con 100 ettari di superfice vitata nella Marca Trevigiana, nel Bellunese e nell’area di Conegliano.

 “In compenso l’Europa è andata bene anche per noi, in particolar modo grazie alle ottime performance della Polonia e di paesi come Svezia, Finlandia e Danimarca. Quest’ultimi sono paesi dove c’è un elevato potere di acquisto e dove, anche a fronte di chiusure più o meno estese dei locali pubblici, molte persone hanno comunque acquistato le bollicine attraverso il canale horeca anche per consumi domestici”.

Soddisfazione per il 2020 è stata espressa da Giuseppe Facchin, Consigliere del Consorzio di Tutela Prosecco DOC e Presidente di CIA Agricoltori Italiani Treviso: “Un’annata molto positiva se consideriamo tutti i fattori in campo e i potenziali rischi che il comparto ha dovuto affrontare, con lo sviluppo importante del mercato comunitario e la crescita complessiva dell’export. Questa crescita però non è solo dovuta all’aumento della domanda ma è frutto anche della capacità delle nostre aziende di affacciarsi ai mercati, grazie anche ad una maggiore maturità, e proporsi con il racconto di un prodotto di qualità che racchiude anche la storia di un territorio e di una tradizione agricola.”



 

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