Le vigne di Zamò nell’orbita Eataly «Il periodo romantico del vino è finito»

L’imprenditore Pierluigi Zamò è il presidente della cantina friulana fondata dal padre nel 1978. La collaborazione con il brand di Farinetti, iniziata 11 anni fa, sta dando risultati ragguardevoli 

Maurizio Cescon

UDINE. «Il periodo romantico del vino è finito. Oggi servono professionalità in vigna e in cantina, manager, distributori, tanto personale. E un’azienda media, come la nostra o fa un discorso in piena autonomia, con una conduzione familiare a tutto tondo, oppure deve affidarsi a un partner. Noi abbiamo avviato un percorso già nel 2010, perfezionato nel 2015 e portato avanti con convinzione. L’alleanza ha un senso compiuto, sono contento, Eataly ci ha aperto le porte di tutto il mondo. Con Andrea Farinetti, che guida il business del vino, c’è una stima reciproca, le società sono fatte di persone e quelle contano, vogliamo restare a lungo nella compagine».

Pierluigi Zamò, presidente de “Le vigne di Zamò”, brand friulano tra i più conosciuti e apprezzati, cuore e testa all’abbazia di Rosazzo, detiene il 5% (ed è componente del Cda) di Fontanafredda, la splendida cantina nelle Langhe di Oscar Farinetti, che è un po’ il centro del business del vino per il patron di Eataly. Così quella che poteva essere una semplice acquisizione, le quote de “Le vigne di Zamò” finite nell’orbita di Farinetti, nel tempo e negli anni si è trasformata in un patto strategico, dove i vantaggi sono evidenti.

«Abbiamo riorganizzato l’aspetto commerciale e abbiamo una collaborazione dal punto di vista tecnico - aggiunge Zamò - , è chiaro che la pandemia ha avuto un contraccolpo, ha fermato il mercato Horeca dove noi siamo forti. Ma nello stesso tempo non ci siamo lasciati travolgere dagli eventi: abbiamo la nostra piattaforma online e partecipiamo al sito 101 vini, dove ci sono tante cantine del gruppo Farinetti, l’obiettivo è creare una piazza virtuale, dove ci si parla, si commenta il prodotto e poi magari anche si compra. Attualmente abbiamo una sessantina di ettari, tra affitto e proprietà, tutti nella Doc Colli orientali del Friuli. Pinot bianco e Sauvignon sono i nostri vini bandiera, ma ci considerano molto bravi anche per i rossi, che dalle nostre parti non è un dettaglio. Dalla prossima vendemmia saremo completamente bio. Il bio è una sfida, dopo due, tre anni di sperimentazioni, possiamo dire che funziona. Si produce un po’ di meno, ma la qualità del prodotto è superiore, i profumi e gli aromi sono migliori».
La storia di questa azienda vinicola ormai iconica, comincia nel 1978, quando Tullio Zamò, il padre dei fratelli Pierluigi e Silvano, acquista 5 ettari di vigna sulla collina della Rocca Bernarda e fonda le “Vigne dal Leon”. Pierluigi e Silvano, nel 1981, prendono in affitto dalla Curia arcivescovile di Udine i vigneti intorno all’abbazia.

Sotto il neonato marchio “Abbazia di Rosazzo”, vengono prodotti i primi vini in barrique, due bottiglie che hanno fatto la storia, come il Ronco delle Acacie e il Ronco dei Roseti. Qualche anno più tardi, nel 1987, arrivano in azienda due veri fuoriclasse dell’enologia: Silvano Formigli, che si occupa dello sviluppo commerciale, e Franco Bernabei, esperto di fama internazionale.

Infatti, con l’annata 1988, il “Ronco dei Roseti” ottiene l’ambito riconoscimento dei Tre Bicchieri del Gambero Rosso e, nel tempo, numerosi altri premi. Gli anni Novanta vedono i Zamò acquisire piano piano altri ettari di vigneti attorno all’abbazia, che consentono all’azienda di allargarsi e di consolidarsi. Nel 2001 vengono acquistati due ettari di terreno a Rosazzo e partono i lavori di ristrutturazione degli stessi. Su questa collina, vista l’ottima esposizione, si è voluto mettere a dimora i vitigni più rappresentativi, ossia il Friulano e il Pignolo. Dal 2010 l’avventura con Eataly, che continua a gonfie vele, senza ripensamenti. —



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