L’economia comune per comune: «Chioggia sta crescendo infrastrutture decisive»

Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto Est con delega al territorio di Venezia, commenta i dati sulle aziende Top 30 pubblicati ieri grazie alle analisi di InfoCamere sui dati del Registro delle Imprese

Nicola Brillo Massimo Scattolin Daniele Zennaro

«Il tessuto imprenditoriale di Chioggia rispecchia il carattere veneto, grande numero di aziende rispetto agli abitanti della città e una grande propensione ad intraprendere: un territorio dinamico, che sta crescendo molto negli ultimi anni». Vincenzo Marinese, vicepresidente vicario di Confindustria Veneto Est con delega al territorio di Venezia, commenta così i dati sulle aziende Top 30 pubblicati ieri grazie alle analisi di InfoCamere sui dati del Registro delle Imprese (Qui l’articolo con i dati).

«L’economia di Chioggia» osserva Marinese in via preliminare «rispecchia l’economia della provincia, con una maggiore concentrazione rispetto altrove per il settore primario ed edilizia».

Presidente Marinese come valuta i dati sulle aziende Top 30 di Chioggia?

«La prima in classifica è un’azienda che rappresenta la storia e la tradizione navale della città, ovvero i Cantieri Visentini. Poi troviamo aziende della pesca, agricoltura e turismo. Tra le prime 10 aziende abbiamo grandi gruppi, poi i fatturati sono piccoli. Le politiche delle amministrazioni comunali negli ultimi anni hanno fatto bene al turismo, tra cui la candidatura a “Capitale italiana della Cultura per il 2024”. Una pianificazione attenta sul turismo e la capacità degli imprenditori del settore hanno trasformato la città. In passato non è sempre stato così».

Cosa serve, ora, per far crescere e consolidare le aziende?

«Servono infrastrutture: se tu interconnetti Chioggia agli altri territori, automaticamente le aziende cresceranno di più. Il porto è un’infrastruttura straordinaria, che deve crescere ulteriormente. Ha fatto bene l’aggregazione tra Venezia e Chioggia, che sta portando vantaggi a entrambi. Sono contento che il presidente dell’Autorità Di Blasio veda i due porti come un unico grande hub. Una portualità sviluppata fa bene alle imprese e al turismo».

Tra le infrastrutture mancanti, quale serve di più?

«La Romea commerciale senza dubbio, è una infrastruttura non più rimandabile. Primo fra tutti bisogna risolvere il problema di sicurezza dell’attuale Romea. Se guardiamo agli aspetti industriali è quanto mai fondamentale connettere sempre più Chioggia a Venezia, ma anche dare la possibilità alle aziende chioggiotte di guardare al centro-sud Italia, con un collegamento più veloce con Roma. Ciò porterebbe anche ad nuovo punto di attrazione industriale, per attirare nuovi investimenti e una maggiore spinta al turismo. Città e zone industriali meglio serviti si sviluppano di più e meglio».

Chioggia è stata scelta per attivare il primo vertiporto in Veneto per far atterrare i droni.

«Anche questa infrastruttura è strategica per il futuro della città e non solo. La nuova infrastruttura si pone l’obiettivo di incrementare i flussi turistici e i servizi per i cittadini, accrescendo le potenzialità della città di Chioggia in termini di accessibilità, intermodalità e riduzione del traffico stradale».

Il settore ittico, strategico per la città, deve fronteggiare diverse difficoltà.

«Chioggia ha uno dei primi distretti ittici d’Europa, che purtroppo è stato colpito da una serie di disgrazie, prima fra tutte il granchio blu che sta compromettendo l’intero ecosistema e ha ripercussioni gravi in tutta la filiera della pesca chioggiotta. Ma il settore ittico si sta scontrando con diverse problematiche, di natura climatica e regolamentare. Servono norme che ci permettano di lavorare in modo pratico. Se il settore non è più remunerativo perdiamo lavoratori e know how sviluppato nei secoli, che non sarà più possibile rigenerare. I nostri parlamentari devono impegnarsi maggiormente a Bruxelles. Da parte sua il distretto ittico deve evolvere maggiormente, investendo sulla tecnologia».

Italia e Unione europea fanno abbastanza per sostenere il settore?

«Il distretto ittico ha due rilevanze: una industriale, con il mantenimento dell’occupazione, e una strategica per il territorio. L’Ue non si può trincerare dietro l’ecosostenibilità per limitare la nostra cultura, i pescatori non possono essere imbrigliati da quote assurde o altre restrizioni. Ora il granchio blu si mangia le cozze e molluschi, non vorrei che le norme europee a lungo andare si “mangino” i pescatori. Fanno una vita difficile, sono risorse importanti, non possono essere limitati inutilmente».

L’INTERVISTA/1

Cantiere Navale Visentini al top con la leadership nei traghetti

La società Cantiere Navale Visentini, prima nella Top 30 Chioggia, è stata costituita nel 1963 da Francesco e Attilio Visentini. Da allora ha costruito 237 unità. L’azienda si sviluppa su 250 mila metri quadri di cui 100 mila coperti con capannoni e un bacino di costruzione di 230 metri e carriponte di 300 tonnellate. Carlo Visentini è uno degli amministratori, con altri componenti della famiglia, delle attività del gruppo.

Come si è evoluta la vostra attività in questi decenni?

«La produzione è iniziata con la costruzione di piccoli pontoni e unità off shore, poi ci siamo specializzati negli anni ’80 nel settore dei traghetti (roro-ropax) adibiti al trasporto di mezzi rotabili e passeggeri».

Che cosa vi distingue rispetto alla concorrenza?

«Oggi Cantiere Navale Visentini è uno dei pochi costruttori al mondo per questa tipologia di tonnellaggio e il connubio costruttore /armatore è stato la chiave che ha consentito di far conoscere il nostro prodotto ovunque».

Cosa state realizzando ora?

«Attualmente abbiamo in costruzione due unità: C237, una nave ropax adibita al trasporto di mille passeggeri, circa 3 km di mezzi pesanti e 200 auto, propulsione a Lng e prevista entrare in servizio per una partecipata del governo polacco nella prima metà del 2024. E poi unaC236, nave roro adibita al trasporto di 3 km di mezzi pesanti e 200 auto che potrà utilizzare anche il metanolo come combustibile e la cui consegna è prevista entro il 2024.

C’è spazio, in un’attività come questa, per l’attenzione all’ambiente?

«L’attenzione della nostra famiglia alla sostenibilità è continua, come dimostrano i prodotti con propulsione gas/metanolo e l’installazione di un impianto fotovoltaico che ci consente una indipendenza dall’utenza elettrica per circa 75% del fabbisogno». 

L’INTERVISTA/2

Gli imballaggi della Galloplastik dalla sede di Chioggia al mondo

La Galloplastik è un’azienda che si occupa della fornitura di materiali per imballaggi, soprattutto per generi alimentari, con sede tra Ca’ Lino e Sant’Anna di Chioggia.

Fondata 30 anni fa da Eugenio Tiozzo Gobetto e Cristiano Boscolo Nata, con 26 milioni di valore di produzione e un utile da un milione e 241 mila euro, la Galloplastik è una delle aziende chioggiotte che ha saputo varcare i confini nazionali per essere apprezzata in tutto il mondo.

Galloplastik occupa il quarto posto della Top 30 e ha scalato quattro posizioni in soli due anni. Soddisfatti del risultato?

«Sono gli altri che hanno fatto peggio.... Battute a parte, sì, l’azienda è in continua espansione e dà lavoro ad un centinaio di persone, quasi tutte chioggiotte».

Problemi a trovare addetti?

«La nostra deve essere una manodopera specializzata perché il lavoro viene fatto per lo più con macchinari e quindi c’è bisogno di gente qualificata».

Voi non avete avuto crisi negli ultimi anni, nemmeno durante il Covid.

«Il nostro codice Ateco ci ha permesso di lavorare anche durante la pandemia e quindi non abbiamo avuto danni, anzi. Poi nei periodi di crisi, la gente si può privare di tante cose ma non di prodotti alimentari di base, come le patate, i biscotti, le farine per i quali noi distribuiamo i nostri prodotti».

Ed esportate in tutto il mondo.

«La nostra produzione, imballaggi, reti e pellicole forate per alimenti, finisce per la maggior parte all’estero, in particolare Stati Uniti , Australia, Germania, Francia, clienti raggiunti durante le fiere internazionali». 

Riproduzione riservata © il Nord Est