L’economia rallenta

Pesano inflazione e tassi elevati. E più imprese dichiarano cali produttivi

Elena Del Giudice
Un operaio della Trelleborg Wheel Systems a lavoro presso la sede dello di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, 25 aprile 2020. Trelleborg Wheel Systems unazienda leader nel settore della produzione delle ruote per macchine agricole e trattori. Ha 14 sedi nel mondo, 750 dipendenti e un fatturato di 1miliardo di euro lanno. Lo stabilimento non ha mai chiuso e si trovata subito pronto ad affrontare lemergenza Coronavirus grazie allesperienza maturata dalla sede in Cina. ANSA/CLAUDIO PERI A worker of Trelleborg Wheel Systems during his shift at the headquarters of Tivoli, a few kilometers from Rome, 25 April 2020. Trelleborg Wheel Systems is a leading company in the sector of production of wheels for agricultural machines and tractors. It has 14 industries worldwide, 750 employees and a turnover of 1 billion euros per year. The company never closed and was immediately ready to face the Coronavirus emergency thanks to the experience gained by the plant in China. ANSA/CLAUDIO PERI
Un operaio della Trelleborg Wheel Systems a lavoro presso la sede dello di Tivoli, a pochi chilometri da Roma, 25 aprile 2020. Trelleborg Wheel Systems unazienda leader nel settore della produzione delle ruote per macchine agricole e trattori. Ha 14 sedi nel mondo, 750 dipendenti e un fatturato di 1miliardo di euro lanno. Lo stabilimento non ha mai chiuso e si trovata subito pronto ad affrontare lemergenza Coronavirus grazie allesperienza maturata dalla sede in Cina. ANSA/CLAUDIO PERI A worker of Trelleborg Wheel Systems during his shift at the headquarters of Tivoli, a few kilometers from Rome, 25 April 2020. Trelleborg Wheel Systems is a leading company in the sector of production of wheels for agricultural machines and tractors. It has 14 industries worldwide, 750 employees and a turnover of 1 billion euros per year. The company never closed and was immediately ready to face the Coronavirus emergency thanks to the experience gained by the plant in China. ANSA/CLAUDIO PERI

La percezione arriva prima dei dati e gli industriali ormai da diversi mesi segnalano il “ralenti”. Le rilevazioni dell’Istat sulla produzione industriale e le prospettive economiche internazionali confermano il trend: la frenata è evidente. Più nel raffronto tendenziale che in quello congiunturale in cui il segnale è di sostanziale stabilità. «Il Paese – rileva infatti Pierluigi Zamò, presidente di Confindustria Friuli Venezia Giulia – mostra una stabilità nella produzione industriale con un leggero aumento congiunturale nel terzo trimestre; nel contesto regionale le analisi precedenti, mi riferisco alle previsioni sul secondo semestre che avevamo esposto analizzando il secondo trimestre, lasciavano presagire difficoltà legate principalmente ai settori automotive e casa che permangono e che ci avevano restituito uno scenario preoccupante, se non critico, con contrazione nella produzione industriale e previsioni meno positive per la domanda interna ed estera». Parla di «situazione difficile, complicata» Enrico Carraro, presidente di Confindustria Veneto, richiamando un contesto già raccontato «qualche mese fa, richiamando l’attenzione sul rallentamento dell’economia» avvertito, per prime, dalle imprese maggiormente internazionalizzate con le quote maggiori di fatturato realizzate sui mercati esteri. E la Germania, primo mercato di sbocco del Nord Est, è in recessione dalla scorsa primavera. «La congiuntura internazionale – ancora Carraro – non è particolarmente favorevole, se a questo sommiamo il costo del lavoro, che sappiamo essere elevato, l’inflazione sostenuta, l’aumentato costo del denaro...». Un mix di fattori che si riverberano sul sentiment degli imprenditori che, a loro volta, rallentano gli investimenti «che sono “benzina” per il futuro».

Pierluigi Zamò
Pierluigi Zamò

I dati nazionali

Per quel che riguarda i dati, la produzione industriale, nei primi 9 mesi dell’anno, segna -2,7% rispetto allo stesso periodo del ’22, sostanzialmente invariata nel raffronto congiunturale, +0,2% sul trimestre precedente. L’indice destagionalizzato mensile mostra aumenti congiunturali per i beni strumentali (+1,5%), l’energia (+1,1%) e i beni intermedi (+0,8%); flessione invece per i beni di consumo (-2,2%). Al netto degli effetti di calendario, a settembre 2023 l’indice complessivo diminuisce in termini tendenziali del 2% (i giorni lavorativi di calendario sono stati 21 contro i 22 di settembre 2023). Si registrano incrementi tendenziali solo per i beni strumentali (+2,6%); calano, invece, l’energia (-0,4%), i beni intermedi (-2,6%) e in misura più marcata i beni di consumo (-6,5%).

L’indagine di Vicenza

A Nord Est, al momento, gli unici dati disponibili arrivano dall’indagine congiunturale di Confindustria Vicenza che evidenzia produzione industriale in flessione, -5,4%, nel terzo trimestre nel raffronto con luglio-settembre 2022, che per l’area è il secondo calo consecutivo dopo quello del secondo trimestre. La quota di imprenditori che dichiara aumenti della produzione è pari al 23% a fronte del 51% che evidenzia invece cali produttivi (nel secondo trimestre 2023 il 28% delle aziende registrava incrementi, mentre il 48% dichiarava cali produttivi). E il 46% delle aziende denuncia un livello produttivo insoddisfacente (42% nel precedente trimestre, 30% un anno fa). La dinamica nazionale «differisce da quella locale, intersecata da sfide differenti - sottolinea Zamò -: in Friuli Venezia Giulia le turbolenze geopolitiche influenzano negativamente, soprattutto, i nostri mercati esteri tradizionali, vedi la Germania. Un trend testimoniato, nel secondo trimestre, nonostante la crescita tendenziale nel settore manifatturiero, dalla contrazione della produzione industriale e degli ordini. Timori e perplessità estesi anche agli investimenti, dove la volontà di innovare frena maggiormente in settori come la sostenibilità ambientale e la ricerca e lo sviluppo, che mostrano incertezza». Sottolinea Zamò la stabilità, in Friuli Venezia Giulia, del tasso di occupazione. «Come Confindustria Fvg - conclude il presidente - riteniamo che l’andamento complessivo potrà migliorare dalla prontezza e dalla modalità con cui il sistema saprà utilizzare i fondi del Pnnr per mitigare gli impatti negativi».

Enrico Carraro
Enrico Carraro

Spettro recessione

Meno ottimista Laura Dalla Vecchia, presidente degli industriali vicentini: «Occorre muoversi per evitare che gli effetti negativi di questo inizio di recessione si ripercuotano sull’occupazione. Lo avevamo anticipato al Governo e all’Ue e lo ha confermato anche Draghi: la recessione arriva! Si può però fare ancora molto per pararne i colpi e ripartire». La manovra dovrebbe essere lo strumento, solo che «in Finanziaria - conclude Enrico Carraro - c’è ben poco per le imprese», e soprattutto non c’è nulla «in grado di agire a sostegno degli investimenti che, con un elevato costo del denaro, rischiano di restare al palo».

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