L’economista De Romanis: «Aiutare le imprese nella sfida energetica ma all’Europa serve un nuovo Recovery»
Veronica De Romanis, economista e saggista, insegna Politica Economica Europea alla Stanford University a Firenze e alla Facoltà di Scienze Politiche della Luiss di Roma. È stata membro del Consiglio degli Esperti presso il Ministero dell’Economia. Qui analizza lo scenario economico fra inflazione e crisi energetica.
Veronica De Romanis, stiamo attraversando una fase difficile in cui l’inflazione sta ancora salendo mentre l’economia, in particolare il settore manifatturiero, sta rallentando vistosamente. Che ne pensa?
«L’inflazione negli ultimi dieci anni è sempre stata sotto controllo. Questa stabilità ha consentito di affrontare l’emergenza Covid con una politica monetaria espansiva e nuovi strumenti di debito europei come il Next Generation Ue e il Sure per il mercato del lavoro. A causa dell’aumento dei prezzi oggi ci troviamo nel post-pandemia in un contesto completamente nuovo che impone un nuovo cambiamento di rotta della politica monetaria la cui missione è quella di tenere a freno i prezzi. Siamo in un momento complicato. Gli Stati nazionali devono riuscire a domare l’inflazione senza rinunciare a una politica fiscale che sostenga famiglie e imprese».
L’Europa è divisa fra chi può spendere e chi no?
«Ci sono gli Stati virtuosi e quelli come l’Italia che hanno un minore margine di manovra fiscale perchè hanno accumulato molto debito. Siamo sorvegliati speciali perchè abbiamo utilizzato tutta la quota di Pnrr che vale 122 miliardi di debito europeo. Come noi solo Grecia e Romania. É chiaro che l’inflazione va combattuta perchè è una tassa occulta e iniqua che colpisce le fasce più deboli pesando sui bilanci delle famiglie povere. Come ha detto il governatore di Bankitalia Vincenzo Visco è una tassa ineludibile che bisogna pagare. Il problema è come distribuirne il costo sulla popolazione».
Una politica monetaria della Bce di nuovo restrittiva non rischia di deprimere la crescita con l’aumento dei tassi?
«La Bce, che per statuto deve contenere i prezzi al 2%, deve agire tempestivamente aumentando i tassi. É una scelta inevitabile perchè se crescono le aspettative di inflazione rischiamo in futuro una stretta monetaria ancora più pesante. La scelta dei tempi è fondamentale. Allo stesso tempo i governi nazionali devono agire con politiche fiscali selettive perchè il debito deve essere messo sotto controllo. La proposta di Mario Draghi per un Recovery 2 di guerra mi sembra giusta anche se la nostra credibilità si scontra con la litigiosità nel governo».
In attesa che le banche centrali tornino ad allentare la politica monetaria, per i mercati la recessione è ormai una certezza. Lei è d’accordo?
«Non siamo ancora tecnicamente in recessione. Tuttavia molto dipenderà dall’efficacia delle riforme che i governi metteranno in campo per contrastarla. Il Pil del’Italia è in forte rallentamento. Le risorse previste dal Pnrr sono quanto mai necessarie perchè abbiamo scarse risorse e un debito elevato».
Come giudica le misure prese sino ad ora nel post-pandemia?
«Il bonus da 200 euro raggiunge una folla indistinta di 31 milioni di persone. Sarebbe molto meglio dare di più a chi ha di meno. Mi riferisco anche ai 35 miliardi spesi dal governo per far fronte all’inflazione. Solo il 54% dei sussidi alle famiglie e il 33,4% di quelli alle imprese sono stati distribuiti in modo selettivo. La stessa tassa sugli extra-profitti rischia di penalizzare le imprese che in passato hanno fatto investimenti adeguati».
La necessità di applicare sanzioni dure contro la Russia, provoca un’emergenza in Europa sul fronte energetico. Come valuta l’ipotesi di fissare un tetto al prezzo del gas?
«Il tetto al prezzo del gas, sul quale la Germania è riluttante, provocherebbe un calo dell’offerta. Difficile trovare un compromesso su come distribuire questa riduzione fra gli Stati».
Gli alti costi dell’energia limiteranno nei prossimi anni la ripresa. Quali misure adottare?
«Bisogna cercare di accelerare la transizione energetica e digitale. C’è una spinta necessaria alla modernizzazione del sistema industriale, Pensiamo solo alla decisione del Parlamento europeo di produrre solo auto elettriche a partire dal 2035. Bisogna poi utilizzare le risorse del Pnrr per accelerare le riforme, dal codice degli appalti alla spending review, fondamentali per riallocare la spesa pubblica dove serve di più».
E sul mercato del lavoro?
«Stiamo perdendo il nostro capitale umano. Il Pnrr deve essere un’occasione di modernizzazione. Dobbiamo investire in infrastrutture, scuola, università. L’Italia deve seguire le raccomandazioni dell’Europa per una crescita inclusiva di chi è rimasto fuori dal mercato del lavoro. Abbiamo fra i più alti tassi di disoccupazione giovanile e bassi tassi di occupazione femminile».
C’è chi abbandona il lavoro anzitempo e chi va all’estero.
«All’estero si trovano più opportunità per chi ha una formazione elevata. Il problema è che in Italia non si trova manodopera neppure per i lavori meno qualificati. In Italia la produttività e i salari sono bassi da vent’anni. Il nostro sistema economico deve diventare più attrattivo per investire e fare impresa».
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