Legno-arredo in frenata cedono vendite ed export
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UDINE/TREVISO. Una contrazione pesante, -10,8% rispetto al 2019, determinata soprattutto dal calo delle esportazioni. Ma poteva andare decisamente peggio secondo Claudio Feltrin, presidente di Federlegno Arredo nonché presidente e amministratore delegato della trevigiana Arper Spa. «E da qui dobbiamo ripartire». Male ma non malissimo Feltrin analizza i dati dell’andamento della filiera del legno arredo nel 2020. Rispetto alle previsioni di metà anno, il consuntivo finale è meno drammatico.
Dopo il lockdown di primavera la ripresa si è fatta sentire nei mesi estivi e ha consentito di recuperare, almeno in parte, il crollo del fatturato della prima parte dell’anno. In aprile si temevano perdite tra -35 e -45%. «Gli effetti della pandemia si sono fatti sentire, seppur con intensità diverse sull’intera filiera del legno arredo – sottolinea Feltrin – Quel -10,8 finale non ci fa certo sorridere, ma non possiamo non considerare che a metà anno le previsioni erano molto più cupe. Dobbiamo attendere il 2022 per tornare a una situazione pre Covid, ma le nostre aziende hanno saputo rispondere al meglio grazie a flessibilità, forza lavoro specializzata e grande know how che sono i segreti della qualità dei nostri prodotti.
Nella nostra regione ha pesato indubbiamente il blocco, almeno momentaneo, dell’export: il Veneto è una regione votata all’export, ma la messa in moto del mercato interno, grazie anche al rinnovo del bonus mobili e del rinnovato interesse per la casa, ha compensato questo stop, portando secondo i dati aggiornati a settembre 2020 a un -13%. Sono sicuro che i nostri imprenditori sono già pronti per la ripartenza, perché ci sarà, e il Veneto, che è la seconda regione in ordine di importanza della filiera legno-arredo e la prima per produzione se si esclude l’illuminazione, tornerà presto a correre al pieno delle sue potenzialità».
I comparti I vari comparti della filiera, secondo il presidente di Federlegno Arredo, «sono così diversi fra loro che ognuno ha vissuto e reagito alla crisi in maniera diversa. Certamente il contract ha sofferto, e continua a soffrire, più di altri settori. Alberghi, aeroporti, luoghi pubblici chiusi hanno coinciso con una contrazione di spesa in questa direzione, mentre l’arredo casa ha beneficiato della permanenza forzata fra le mura domestiche. Bene le agevolazioni fiscali che, insieme a un rinnovato interesse per la casa, hanno sostenuto la spinta agli investimenti nell’arredo. Meno bene i rincari delle materie prime e le difficoltà di approvvigionamento di componenti che, sin dallo scorso anno, stanno impattando sul settore».
Nel dettaglio i comparti arredo e legno mostrano un trend simile, -11 e -10%, mentre il commercio legno peggiora con -14%. Sul fronte dell’export, Francia, Germania e Stati Uniti si confermano i primi sbocchi commerciali per il mobile del Nordest. «Adesso dobbiamo raccogliere tutte le nostre energie e idee e trasformare questa profonda crisi in un’opportunità, a partire dai temi del digitale, sostenibilità, formazione e innovazione nelle nostre aziende. La pandemia ha rimesso la casa al centro, ebbene, noi la rappresentiamo nella sua interezza e noi dobbiamo essere i protagonisti di questa svolta». —
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