L'inarrestabile crisi della vetreria: Venini chiude il punto vendita a San Marco
VENEZIA. Qualche turista si fotografa con i piccioni e nei tavolini dei caffè alcuni clienti ascoltano la musica dal vivo, ma se si cammina sotto i portici di San Marco la tristezza prende il sopravvento.
Molte attività non si sono riprese dopo il lockdown e ieri, come un fulmine a ciel sereno, hanno chiuso i battenti due storici negozi: la pelletteria Pagan e il punto vendita di vetri Venini.
Dalla Piazza si leva un urlo di angoscia e rabbia: «Bisogna sensibilizzare i proprietari degli immobili perché non si riescono a pagare gli affitti a causa della mancanza di clienti internazionali» spiega con amarezza Claudio Vernier, presidente dell’associazione di commercianti di Piazza San Marco.
«Lo Stato dovrebbe costituire un fondo per quelle attività che vivono solo di turismo, in particolare nei centri storici delle città d’arte», aggiunge. Dopo cento anni di vita nella Piazza, Venini paga la crisi e si sposterà a Murano, mentre Pagan chiude, strozzato da un affitto impossibile da raggiungere.
Non sono gli unici in piazza San Marco: senza i clienti americani, asiatici e arabi il futuro è un tunnel nero senza ombra di speranza.
A questo si aggiunge la rabbia contro quei proprietari veneziani che, nonostante la pandemia mondiale, non vanno incontro nemmeno a chi da cento anni paga regolarmente l’affitto: «Siamo sempre stati una società florida con un bilancio ottimo, trasparente e solido», spiega Paolo Valentino Fagherazzi, rappresentante legale della pelletteria artistica Pagan al numero civico 54 di San Marco, specializzata nella vendita di pelle esotica o nella realizzazione di oggetti di pelle dipinta a mano e decorata con foglie d’oro.
«Da 101 anni paghiamo l’affitto, ma quest’anno non siamo riusciti a pagare 9.000 euro al mese e la proprietaria, una veneziana, ci ha dato lo sfratto. Quest’anno, da gennaio a settembre, abbiamo fatturato l’85% in meno rispetto al solito, ma nonostante il business plan che avevamo presentato alla proprietà, non c’è stato verso. Dov’è lo Stato? Questa è la conseguenza di uno Stato che non c’è e di un Comune che non si è fatto sentire».
Fagherazzi si è rivolto anche alle banche, ma nemmeno in questo caso ha trovato una sponda. «Abbiamo chiesto una somma importante per sopravvivere, ma le banche non avendo fatto un vero accordo con lo Stato, si sono organizzate da sole» spiega. «Nel nostro caso, nonostante fossimo una società sicura, avremmo dovuto restituire tutto in sei anni e per noi era impossibile».
Nella Piazza che fino a pochi mesi fa era simbolo di ricchezza ed eleganza, si respira aria di forte crisi che preoccupa chi sa che tra pocoi licenziamenti saranno di nuovi possibili e le rete dei mutui non più rinviabili, ma con che soldi?
La stessa società Venini ha deciso dopo 98 anni di ritirarsi a Murano, lasciando vuoto uno spazio dove dal 1922 brillavano opere di vetro corteggiate in tutti il mondo. «Venini ha scelto di ripensare la sua presenza in laguna scegliendo di concentrare le attività commerciali diretta, ente nell’antico fabbricato a Murano dove ha sede dal 1921», ha fatto sapere la famiglia Damiani che ha acquisito nel 2016 la storica vetreria.
«Venini sta comunque valutando la possibilità di una nuova apertura su Venezia che possa portare avanti la tradizionale presenza del brand in città».
I motivi non sono espliciti, ma anche in questo caso sembra che il calo delle presenze internazionali e l’affitto abbiano contribuito alla decisione.
«O finisce il Covid o lo Stato deve intervenire anche sul diritto privato per ridurre gli affitti altrimenti dovremo chiudere tutti», dicono Jessica Nordio dell’attività Arcadia e Paola Tresca di Camilla. «Non si può lasciare al buon cuore del singolo proprietario se abbassare l’affitto o meno, qui è in corso una pandemia mondiale e i proprietari non possono pensare di stare fuori da quello che sta accadendo in tutto il pianeta». —
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