L’indice della felicità al top in Finlandia L’Italia ancora un passo indietro
L’indagine sostenuta dalla Fondazione Illy presentata all’Onu: un misuratore di benessere basato
su parametri come salute e sicurezza sociale

TRIESTE In questi giorni è stata presentata all’Onu la settima edizione dell'annuale World Happiness Report con la classifica dei 156 Paesi in base alla percezione della felicità dei propri cittadini. Che il Pil non sia lo strumento più adeguato per misurare il nostro benessere è un concetto sostenuto da tempo da economisti e premi Nobel come Joseph E. Stiglitz, Amartya Sen e Jean-Paul Fitoussi. Nel Pil andrebbero calcolati problemi come le diseguaglianze e la distribuzione del costo di rigorose politiche ambientali. Insomma, andrebbero considerate preoccupazioni “sociali” concrete. A maggior ragione in tempi in cui la guerra in Ucraina lambisce l’Europa. La ricerca applica sei fattori chiave: sostegno sociale, reddito, salute, libertà, generosità e assenza di corruzione. A cura dell’economista della Columbia University e direttore dell’Earth Institute’s Center for Sustainable Development Jeffrey Sachs con John Halliwell e Richard Layard, il rapporto è stato prodotto dal Sustainable Development Solutions Network (Sdsn) in partnership con la Fondazione Ernesto Illy.
Il risultato premia ancora una volta la Finlandia e il Grande Nord. Nella top ten si ritrovano i Paesi che già gli scorsi anni hanno occupato i primi posti della classifica. La Finlandia al primo posto per il sesto anno consecutivo, è seguita dalla Danimarca. Poi Irlanda, Israele, Olanda, Svezia e Norvegia, Svizzera, Lussemburgo e Nuova Zelanda.
Andrea Illy, presidente di Illycaffè, che collabora da anni con Sachs, rileva che nel questionario sulla felicità o benessere rientrano parametri come salute, sicurezza sociale, visione del futuro: «É un altro indice rispetto alla cultura del Pil che aumenta l’insostenibilità delle nostre economie, ad esempio su temi come i cambiamenti climatici. Più prevalgono le diseguaglianze e più avvertiamo un sentimento di infelicità. Le attuali crisi sistemiche, dalla guerra all’inflazione, stanno creando uno scenario molto cupo che colpisce sopratutto il futuro dei giovani. Dall’indagine colpisce come ci sia stata una grande resilienza di fronte al Covid. Felicità e sostenibilità sono due facce della stessa medaglia».
L'Italia scende in 33esima posizione dopo la Spagna e distaccati da Francia e Germania, rispettivamente al 21esimo e 16esimo posto. Restiamo tra i Paesi più felici del mondo ma anno dopo anno retrocediamo: nel 2021 eravamo in 31esima posizione e l'anno prima alla 28esima. Per Andrea Illy «l’Italia, pur avendo subito le conseguenze economiche della guerra in Ucraina e la crisi dei prezzi, ha tenuto le posizioni. Si avverte una crescente insicurezza legata ai temi dell’immigrazione». La Lituania è l’unico paese nuovo a entrare nei primi venti posti, conquistando più di trenta posizioni rispetto al 2017. L’Afghanistan e il Libano, devastati dalla guerra, restano i due paesi più infelici tra quelli oggetto del sondaggio. «Le variazioni delle posizioni in classifica che sono state riscontrate rappresentano la continuazione di tendenze di più lungo respiro, come i balzi in avanti registrati dai tre paesi Baltici», rileva il rapporto. Quest’anno sono stati analizzati più da vicino anche i risultati del sondaggio disponibili per l’Ucraina: «L’impatto devastante prodotto dalla guerra è evidente a tutti. É sorprendente, tuttavia, che in Ucraina il senso di benessere delle persone sia diminuito meno che nel 2014, all’epoca dell’annessione della Crimea da parte della Russia, e ciò è dovuto in parte allo straordinario aumento del senso di fratellanza in tutta l’Ucraina, come rivelano i dati sull’aiuto a sconosciuti e sulle donazioni: l’invasione russa ha trasformato l’Ucraina in una nazione».
Secondo Sachs «il fine ultimo della politica e dell’etica dovrebbe essere il benessere delle persone». Niente di più lontano dall’attuale geopolitica dilaniata dai conflitti. —
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