L’invasione dei pomodori cinesi. Entro fine anno rappresenteranno il 15% della produzione nazionale
L’allarme di Coldiretti sull’import dei semilavorati, sui quali peraltro non c’è obbligo di indicazione della provenienza in etichetta. In Veneto aumentano le superfici coltivate: Verona sul podio con 970 ettari, Rovigo seconda con 490
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VENEZIA. Sono più che raddoppiati (+164%) gli sbarchi in Italia di derivati di pomodoro in arrivo dalla Cina per un totale che alla fine dell’anno potrebbe superare i 100 milioni di chili, pari a circa il 15% della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente.
E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi 5 mesi mentre è in pieno svolgimento la raccolta del pomodoro nazionale stimata in oltre i 5 milioni e 600mila tonnellate, il 10% in più dello scorso anno per l’aumento delle superfici coltivate sotto la spinta del boom della domanda in Italia e all’estero nell’anno della pandemia.
La produzione nazionale di ottima qualità e quantità è importante – sottolinea la Coldiretti - anche per ripristinare le scorte di magazzino diminuite durante il lockdown per l'incremento dei consumi sia in Italia sia all'estero.
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Secondo le stime di Veneto Agricoltura su dati raccolti presso l’Organizzazione Interprofessionale del comparto, nel 2020 la superficie coltivata a pomodoro da industria è leggermente aumentata, portandosi a circa 1.710 ettari (+3%). Verona conferma la propria leadership con circa 970 ettari (+27%), seguita da Rovigo (490 ha).
La resa è di circa 70,2 t/ha (+29%), che permette una produzione regionale stimata sulle 120.200 tonnellate (+32,5%).
L’accordo interdisciplinare ha fissato in circa 88 euro a tonnellata il prezzo pagato ai produttori per gli areali del Nord Italia, in aumento del +2,6% rispetto a quello dell’anno precedente.
L’Italia produce oltre la metà di tutto il pomodoro lavorato nell’Unione Europea ed è il terzo produttore mondiale con il 13% del totale, subito dietro la Cina che ne raccoglie il 15% che è seconda, mentre al primo posto ci sono gli Stati Uniti con la California con il 27%.
Dietro all’Italia ci sono la Spagna e la Turchia con il 7% della raccolta mondiale, quindi Brasile (4%), Iran e Portogallo con il 3% ognuno. Le superfici coltivate a pomodoro da industria in Italia superano i 78mila ettari di cui quasi la metà al Nord con 38.621 ettari e il resto nel Mezzogiorno. La Puglia è la principale regione produttrice seguita dall’Emila Romagna e dalla Campania.
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«A preoccupare – continua la Coldiretti - sono gli arrivi dalla Cina che è il primo fornitore dell’Italia con quasi la metà degli arrivi di prodotto semilavorato estero, seguita dagli Stati Uniti, dalla Spagna e dalla Turchia in rapida crescita nell’ultimo anno. Il rischio – precisa la Coldiretti - è che il prodotto importato venga spacciato sui mercati nazionali ed esteri come Made in Italy con gravi danni al prodotto nazionale in termini di mercato e di immagine. Dalla Cina – continua la Coldiretti – si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare. Un commercio che va controllato attentamente – precisa la Coldiretti – per evitare che possa nascondere frodi o inganni. In Italia esiste l’obbligo di etichettatura con il luogo di coltivazione del pomodoro utilizzato per i derivati che hanno le rosse bacche come unico o principale ingrediente, ma nulla è previsto per i prodotti destinati all’ estero. I derivati del pomodoro sono il condimento più apprezzato dagli italiani che ne consumano circa 30 chili a testa all’anno a casa, al ristorante o in pizzeria secondo le stime della Coldiretti. Ad essere preferiti, sono stati nell’ordine – spiega la Coldiretti – le passate, le polpe o il pomodoro a pezzi, i pelati e i concentrati».
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