L’oleodotto Siot punta all’autonomia energetica: cogeneratori a gas per ridurre i consumi

Il progetto della triestina EnerProject prevede un investimento da 25 milioni di euro

L’Oleodotto transalpino del gruppo Tal progetta l’autosufficienza energetica, per alimentare le proprie pompe senza dover accedere alla rete elettrica. In tempi di crisi energetica e con le forniture di petrolio russo a rischio, cresce la valenza strategica della pipeline che dal porto di Trieste rifornisce di greggio Austria, Germania e Repubblica ceca. Il contesto spinge allora Siot, che gestisce il tratto italiano dell’infrastruttura, a realizzare in Friuli Venezia Giulia quattro piccole centrali termiche dislocate lungo il percorso, capaci di fornire l’energia necessaria ad azionare le pompe.

Oggi il tubo da 753 chilometri alimenta otto raffinerie dell’Europa centrale, rifornendo il 100% di quanto richiesto da Baviera e Baden-Württemberg (il 40% dei consumi tedeschi), il 90% della domanda austriaca e metà di quella ceca. Soltanto l’anno scorso il presidente e ad di Siot Alessio Lilli aveva prospettato la graduale riduzione dei volumi, per effetto di una transizione ecologica tesa a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, ma dopo pochi mesi sembra passato un secolo.

La guerra in Ucraina ha riportato indietro le lancette dell’orologio e l’approvvigionamento di gas e petrolio è tornato di stringente attualità. Da mesi si parla della possibilità di un raddoppio delle forniture di petrolio da parte di Siot alle raffinerie della Repubblica ceca che, che in caso di chiusura dell’oleodotto russo Druzhba, rischia di andare in pesante difficoltà. Praga sta valutando di far passare da Trieste il 100% del proprio fabbisogno e Siot assicura di avere capacità sufficiente fin da subito. Allo stesso tempo la società annuncia l’avvio di un percorso mirante alla realizzazione della propria autosufficienza energetica.

Il programma è stato messo a punto dalla triestina EnerProject e prevede un investimento da 25 milioni per l’installazione di quattro coppie di cogeneratori a gas, da posizionare in prossimità delle grandi pompe che in Friuli Venezia Giulia sospingono il petrolio nella strada verso l’Europa centrale.

L’energia termica sviluppata dai generatori verrà a sua volta utilizzata per riscaldare il greggio, in modo da renderlo meno denso e ridurre l’energia necessaria a spingerlo in salita.

Il progetto è stato sottoposto alla Regione per le autorizzazioni ed è presentato dalla società come il modo migliore per ridurre il consumo di energia dell’infrastruttura.

I cogeneratori stanno tuttavia incontrando l’ostilità delle comunità locali: i sindaci dei comuni interessati chiedono spiegazioni a Siot e in Carnia si sono tenute manifestazioni di protesta.

La società assicura bassi livelli di emissione, ma i residenti non vogliono l’edificazione di camini da 15 metri e la presenza di piccole centrali in funzione sulle 24 ore. L’approvvigionamento energetico è però questione che supera gli interessi locali, tanto che sull’espansione della capacità dell’oleodotto si stanno confrontando i governi di Italia, Austria, Repubblica ceca e Germania.

Il cancelliere austriaco Karl Nehammer e il premier ceco Petr Fiala hanno già convenuto sulla necessità di aumentare le forniture fino a 48 milioni di tonnellate all’anno, grazie a lavori di potenziamento dell’infrastruttura gestita da Tal, controllata da alcune delle più importanti società petrolifere, fra cui Omv, Shell, Rosneft, Eni, ExxonMobil e Total.

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