L'uso dei big data per gestire mobilità e turismo sostenibile sulle Dolomiti

Studio pilota avviato dalla Fondazione Unesco in collaborazione con l'Univeristà Cà Foscari, dedicato alle aree delle Tre Cime di Lavaredo e di Braies

La Fondazione Dolomiti Unesco ha avviato uno studio pilota in collaborazione con l'Univeristà Cà Foscari, dedicato alle aree delle Tre Cime di Lavaredo e di Braies con l'utilizzo di big data, funzionali all’elaborazione di strategie di gestione mirate per quanto riguarda ad esempio la mobilità e il turismo sostenibile.

Un focus è stato dedicato ai balconi panoramici, punti di osservazione realizzati in luoghi strategici, lungo sentieri già molto frequentati, che hanno lo scopo di creare consapevolezza nell'osservatore rispetto al Patrimonio mondiale.

Proprio per valorizzare il paesaggio naturale è stato realizzato uno studio dedicato alle cosiddette strutture obsolete, rispetto alle quali sono state messe in campo delle azioni concrete: in Trentino, ad esempio, è stato rimosso l'ecomostro di Passo Rolle, mentre in Alto Adige sono state interrate le linee elettriche della Val di Sesto e del rifugio Molignon, è stata rimossa la pala eolica Tierser Alp e ristrutturata la cappella dell'ex rifugio Dialer.

Non mancano infine i segnali positivi della capacità di attivarsi per la conservazione attiva da parte dei territori, come ad esempio la volontà del Comune di Nova Levante di gestire la mobilità sulla strada del Nigra favorendo la mobilità ciclabile e l'accessibilità per tutti, dai disabili motori alle famiglie con i passeggini.

L’importanza e lo scopo del monitoraggio

Per ogni sito del Patrimonio Mondiale è estremamente importante quantificare e monitorare con regolarità l’evoluzione del turismo. Nelle Dolomiti, dove il fenomeno turistico è particolarmente importante e complesso, la Fondazione Dolomiti UNESCO si avvale del supporto di una squadra di ricercatori con strumenti molto diversi tra loro, innovativi e complementari.

L’obiettivo è capire il comportamento, le aspettative e il giudizio dei visitatori delle Dolomiti, ma anche il potenziale e le criticità del fenomeno turistico, per fornire strumenti che aiutino a programmare e gestire il Bene in maniera sostenibile, coerentemente agli indirizzi condivisi nella Strategia Complessiva di Gestione. La raccolta di dati da fonti eterogenee e la messa in rete delle competenze specifiche degli istituti coinvolti ribadiscono ancora una volta il ruolo delle Dolomiti come laboratorio a livello internazionale.
Una squadra di ricerca d’eccellenza

A EURAC Research – Istituto per lo sviluppo regionale la Fondazione Dolomiti UNESCO ha commissionato questa nuova indagine sul campo a cinque anni di distanza da quella svolta nel 2014. A questo studio, condotto principalmente con la tecnica del sondaggio sul campo, sono stati affiancati i dati provenienti dai dispositivi mobili raccolti, naturalmente in forma aggregata e anonima, grazie al servizio di Vodafone Analytics (big data) in alcune aree pilota del Sito Dolomiti UNESCO.

Aspetti qualitativi e quantitativi dello stesso fenomeno saranno poi sintetizzati dal team di ricerca del Prof. Jan Van Der Borg del Research Institute for Digital and Cultural Heritage dell’Università Ca’ Foscari, il quale si avvarrà anche dei dati recuperabili dai social network e del modello interpretativo sulla carrying capacity delle Dolomiti UNESCO già integrato nella Strategia Complessiva di Gestione. Tra le aree pilota analizzate dallo studio attraverso i big data si segnala in particolare la val di Braies e la zona delle Tre Cime di Lavaredo.

Un primo profilo di chi frequenta le Dolomiti UNESCO

“Abbiamo intervistato oltre 3600 persone in 23 punti di rilievo da luglio a ottobre” dichiara Andrea Omizzolo, ricercatore di EURAC che sta coordinando la ricerca per conto della Fondazione Dolomiti UNESCO. Dai primi risultati ‘grezzi’ presentati emerge che il 55% sono turisti che pernottano nell’area, il 45 per cento sono visitatori giornalieri. La maggior parte degli intervistati italiani viaggia con la famiglia, mentre circa l’80% – italiani e stranieri – fanno sosta nelle malghe e nei rifugi.

Una domanda del questionario è dedicata al mezzo con cui il turista/visitatore ha raggiunto le Dolomiti, l’82 per cento ha risposto con l’auto privata. Si sottolinea come il turista, una volta raggiunta la località del soggiorno, prediliga gli spostamenti con messi alternativi come bicicletta e bus navette. Più del 40% degli intervistati prenota direttamente in struttura, mentre il 20% attraverso piattaforme online.

Si evidenzia poi come il turista preferisca prevalentemente soggiornare in albergo. Si conclude poi questa prima analisi dei dati che saranno resi pubblici in primavera, come oltre il 70% degli intervistati siano potenzialmente disponibili a dare un contributo volontario a favore di progetti volti alla manutenzione del territorio (come ad esempio miglioramento della rete sentieristica, vie ferrati e rifugi). In generale si delinea un profilo di turista decisamente soddisfatto della propria esperienza di visita con un punteggio pari a 4.5 su 5. Una valutazione che il team di ricerca analizzerà nel dettaglio entro la primavera 2020, con la pubblicazione dei risultati da parte della Fondazione Dolomiti UNESCO.

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