Macchinari, boom di ordini a Nordest ma mancano i microchip asiatici

Il Triveneto è al secondo posto per volumi di macchinari prodotti per l’industria della lavorazione del metallo e per fatturato, al terzo per export e numero di aziende. Per tutte ricco portafoglio ordini, ma grandi difficoltà nello shortage di componenti 

Il Nordest partecipa a pieno al positivo trend dell’industria italiana macchine utensili, robotistica e automazione. Un settore che si conferma ai vertici mondiali. Ucimu-Sistemi per produrre, l’associazione dei costruttori di categoria, ha registrato nel 2021 un fatturato nazionale di 9,17 miliardi di euro, con incrementi a doppia cifra di produzione (6,33 miliardi), export (3,19 miliardi), consegne sul mercato interno (3,13 miliardi), consumo (5 miliardi). E, nonostante il clima di generale di incertezza, prevede nuovi record nel 2022.

In questo ambito il Triveneto è la seconda area d’Italia dopo la Lombardia in termini di fatturato (20,4% del totale nazionale) e di numero di occupati (28,8%), e la terza come export (19,4%) e numero di aziende (21,7%) dopo la Lombardia e il Centro (Emilia Romagna, Toscana, Marche).

Nordest Economia ha raccolto le testimonianze di quattro aziende venete produttrici di impianti per la lavorazione dei metalli: le vicentine Omera e Salvagnini, la padovana Parpas, la veneziana Gasparini. Che confermano tutte buoni, se non ottimi, portafogli ordini per i prossimi 9-12 mesi, in genere soprattutto grazie alla vivace domanda da Europa e Nord America. Importante in tale senso, almeno in alcuni settori come l’automotive e gli elettrodomestici, è l’effetto dei processi di reshoring dall’Asia in Europa e negli Stati Uniti, e degli stimoli pubblici agli investimenti in tecnologie industriali. Ma persistono i gravi ritardi sulle supply chain delle forniture elettroniche dall’Estremo Oriente, ancora molto lontane dall’essere accorciate, che provocano ritardi nella produzione e conseguenti perdite di efficienza. Meglio per le materie prime metalliche. In particolare quelle ferrose, di gran lunga le più utilizzate da chi fabbrica macchinari e impianti per la metallurgia, visto che sui mercati internazionali la situazione di prezzi e reperibilità sta migliorando. Ampiamente condivisi sono invece i timori che l’aggravio del caro energia sulla marginalità aziendale possa peggiorare in autunno.

Barbara Colombo
Barbara Colombo

Il commento di Ucimu

Barbara Colombo, presidente di Ucimu-Sistemi per produrre, afferma: «Oggi viviamo una situazione paradossale: i costruttori italiani sono ricchi di ordini come mai prima d’ora ma riescono a produrre solo una parte delle commesse raccolte tra la fine del 2021 e questo primo semestre 2022. E se la scarsità e il rincaro delle materie prime rappresentano una problematica che sta gradualmente rientrando, nei mesi a venire continueremo, invece, ad avere difficoltà nel reperire componenti elettroniche. Poi vi è il problema dell’incremento vertiginoso del costo dell’energia, fenomeno che alimenta l’inflazione e che ha impatto diretto sui costi di produzione di molti settori a monte e a valle della filiera in cui operiamo. Per questo riteniamo fondamentali tutti gli interventi volti, da un lato, a trovare nuove fonti di approvvigionamento energetico e, dall’altro, a limitare la crescita spropositata dei prezzi, così da scongiurare il blocco dell’attività manifatturiera nel prossimo autunno».

Massimo Carboniero
Massimo Carboniero

Omera

L’azienda di Chiuppano produce presse idrauliche e meccaniche, rifilatrici bordatici e linee automatiche per la lavorazione della lamiera. Con applicazioni in vari settori: riscaldamento, elettrodomestici, casalinghi, automotive, cartellonistica, etc. «Abbiamo un ottimo portafoglio ordini fino ad aprile-maggio 2023 per un valore di 25 milioni di euro, ma l’aumento dei costi dei materiali rispetto alle commesse acquisite mesi fa comporta un rischio di erosione della marginalità», commenta l’amministratore delegato. Problemi poi con la componentistica elettronica che arriva a singhiozzo dall’Asia: «Macchine dal valore unitario di 500-700 mila euro, praticamente pronte, non consegnabili perché mancano schede elettroniche dal valore di 500-1000 euro».

I mercati top per Omera sono Europa e Stati Uniti. «In Europa il reshoring, da parte di grossi gruppi industriali, di alcune produzioni dall’Asia sta facendo tornare il lavoro in Germania, Spagna, Polonia, Italia», spiega Carboniero. «Lo vediamo negli elettrodomestici ma anche nell’automotive, dove per motori e carrozzeria, con l’esigenza di accorciare la supply chain, i tedeschi hanno ripreso a lavorare con fornitori europei ed italiani». Anche negli Stati Uniti il settore manifatturiero sta andando bene nonostante la forte dinamica inflattiva. E soddisfazioni arrivano anche dal Nord Africa, tipo l’Algeria «dove le entrate boom dalla vendita di idrocarburi per lo Stato stanno spingendo gli investimenti pubblici in altri settori che hanno bisogno di acquistare tecnologie per la produzione industriale».

Lato costi, Carboniero conferma il problema dell’energia: per l’elettricità Omera è per l’80% autosufficiente con un impianto solare, ma ha anche un forte impiego di gas. Pesano poi gli elettrosaldati ferrosi, la componentistica metallica principale dei macchinari che Omera produce. «La guerra in Est Europa - osserva Carboniero - ha duramente colpito l’industria manifatturiera europea perché l’80% di acciaio, ghisa e nichel arrivava da Russia e Ucraina. Ora c’è un vuoto, con relativo aumento dei prezzi, e la diversificazione di approvvigionamento ha tempi lunghi».

Gasparini

Impianti di profilatura, macchine e sistemi integrati di lavorazione della lamiera sono la specializzazione dell’azienda di Mirano, con applicazioni soprattutto in ambito automotive, costruzioni, energia e logistica. Gasparini conferma di avere un carnet ordini importante fino a metà 2023 dai mercati europeo ed americano, mentre si è fermato quello russo che fino al 2021 contava per quasi il 20% del giro d’affari. Particolarmente rilevante è la domanda da parte di aziende che producono scaffalature ad elevato grado di automazione per lo stoccaggio merci.

Quelle di Gasparini sono macchine speciali progettate su misura rispetto alle richieste dei clienti, il che rende però impossibile fare scorte in anticipo di componentistica con previsioni a programma. «Per noi è un problema in questo periodo, in particolare con i componenti elettronici dall’Asia», sottolinea il presidente Filippo Gasparini. «Più che il costo dell’acciaio, che è in calo, preoccupano i tempi di consegna dei progetti: vanno dagli 8 ai 12 mesi, ma ci saranno ritardi quest’anno. Ci viene detto che a fine 2022 la situazione dei microprocessori si stabilizzerà ma non sappiamo in base a cosa, forse perché ci sarà un calo della domanda».

Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / DC
Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / ANSA / DC

Parpas
L’azienda di Cadoneghe produce sistemi di fresatura e tornitura automatici. Impianti su misura per la lavorazione di vari tipi di materiali (acciaio, alluminio, carbonio, etc.) utilizzati nella lavorazione di componenti per i settori automotive, aerospaziale, produzione energetica, meccanica generale. Mercati per un terzo Europa, un terzo America, un terzo Asia. «L’aumento degli ordini è buono, ma a fine anno vedremo quale sarà stata l’incidenza dell’aumento dei costi sul bilancio. Ci sono significativi ritardi negli approvvigionamenti, e quindi notevoli disagi nella programmazione delle commesse che dovranno essere gestiti nel 2022», osserva il titolare Vladi Parpajola. «Sono fondamentali l’acciaio per le strutture elettrosaldate e la ghisa per quelle di fusione, il nichel, la componentistica elettronica base. E poi, non indifferente, c’è la logistica, visto che per esempio il prezzo dei container verso gli Stati Uniti è quasi raddoppiato». Costi di trasporto che incidono ovviamente anche sulle forniture di materie prime, tipo i metalli, che ora con la diversificazione di approvvigionamento in corso arrivano da Asia e Sudamerica, aggiungendosi all’aumento dei prezzi dato dalla carenza di offerta rispetto alla domanda e dai relativi effetti speculativi sui mercati.

Un operaio al lavoro su parti di una turbina nella fabbrica Ansaldo Energia di Genova, 13 marzo 2018. ANSA/LUCA ZENNARO
Un operaio al lavoro su parti di una turbina nella fabbrica Ansaldo Energia di Genova, 13 marzo 2018. ANSA/LUCA ZENNARO

Salvagnini
Per la lavorazione della lamiera il Gruppo di Sarego ha quattro principali linee di prodotto: punzonatrici, pannellatrici, pressopieghe, macchine taglio laser. «Gli ordini per il 2022 proseguono a ritmi importanti come nel 2021: +22% sul 2019. Per certi prodotti siamo coperti per un anno», spiega Francesca Zanettin, marketing manager di Salvagnini. «America ed Europa stanno andando molto bene, la Germania sta consolidando il recupero e gli incentivi europei hanno fortemente stimolato il mercato polacco. In Italia nel 2022 stiamo percependo un po’ di rallentamento per le incertezze sulla supply chain che portano alcuni clienti a valutare un posticipo degli ordini. Segnali positivi anche dall’Asia, che però soffre ancora per le restrizioni Covid sulla mobilità e si fa fatica ad andare a installare le macchine».

Anche Salvagnini segnala difficoltà di reperimento componentistica, in particolare elettronica, che non rendono sempre possibile garantire la consegna nei tempi previsti. «Stiamo cercando di ridurre i disagi, sinora ci stiamo riuscendo». Più che le materie prime metalliche, dove pare che la situazione si stia stabilizzando, preoccupano i rincari energetici attesi in autunno. L’azienda conta su un impianto di 1000 metri quadri di pannelli fotovoltaici, che però non sono sufficienti a coprire il fabbisogno.

yellow robots welding cars in a production line
yellow robots welding cars in a production line

Macchine utensili e robotica, il settore italiano nel mondo

Secondo i dati di consuntivo elaborati dal Centro Studi & Cultura di Impresa di Ucimu, il 2021 è stato un anno decisamente positivo per l’industria italiana costruttrice di macchine utensili, robot e automazione, che ha registrato incrementi a doppia cifra per tutti i principali indicatori economici: produzione, export, consegne sul mercato interno, consumo.

Con questi risultati, l’industria italiana di settore si è confermata, ancora una volta, tra i principali protagonisti dello scenario internazionale. In particolare, è risultata quinta nella classifica di produzione, perdendo una posizione preceduta dagli Stati Uniti, quarta tra gli esportatori, e quarta tra i consumatori scalando una posizione rispetto all’anno passato.

Il 2021

L’anno scorso la produzione italiana di macchine utensili, robot e automazione si è attestata a 6.330 milioni di euro, registrando un incremento del 22,2% rispetto al 2020. Il consumo è cresciuto, del 40,7%, a 5.009 milioni, determinando l’incremento sia delle consegne sul mercato interno (+35,1%, 3.135 milioni) sia delle importazioni (+51,1%, 1.874 milioni). E il fatturato di settore ha raggiunto la cifra di 9.174 milioni di euro.

In aumento anche le esportazioni che, nel 2021, si sono attestate a 3.195 milioni di euro, l’11,7% in più rispetto all’anno precedente. Il rapporto export su produzione è sceso, dal 55,2% del 2020, al 50,5% del 2021. I principali mercati di sbocco dell’offerta italiana sono stati Germania (353 milioni, +22,2%), Stati Uniti (336 milioni, -10,1%), Cina (228 milioni, +1,7%), Polonia (177 milioni, +23,5%), Francia (176 milioni, +11,3%), Turchia (129 milioni, +28,7%), Russia (103 milioni, +2,9%), Spagna (99 milioni, +4,4%).

La performance positiva dell’industria italiana del settore si è riflessa sul livello di utilizzo della capacità produttiva, la cui media annua è decisamente aumentata, passando dal 65% del 2020, all’80,2% del 2021. In crescita anche il carnet ordini, che si è attestato a 7,3 mesi di produzione assicurata, contro i 5 mesi dell’anno precedente.
 

Le previsioni 2022

Secondo Ucimu la produzione italiana si attesterà a 7.150 milioni di euro, +13% sul 2021, segnando un nuovo record assoluto nella storia dell’industria italiana di settore. Il consumo crescerà fino al valore record di 5.670 milioni di euro (+13,2%), trainando le consegne dei costruttori sul mercato domestico che otterranno un nuovo primato, attestandosi a 3.520 milioni di euro (+12,3%). Anche le importazioni saliranno fino a toccare il valore di 2.150 milioni di euro (+14,7%).
L’export crescerà a 3.630 milioni (+13,6%), così da tornare sui livelli di 4 anni fa (2018).

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