Materie prime alle stelle: «Il rincaro pesa sulle aziende non sul consumatore finale»

LO SCENARIO
«L'aumento delle materie prime è legato a un fenomeno contingente di variazione delle domanda presunta a seguito del Covid ma le conseguenze potrebbero perdurare per almeno uno o due anni». Così Patrizio Dei Tos, Ad di Itlas e Laborlegno (40 milioni di euro di fatturato nel settore del mobile e dei pavimenti in legno) in merito a un incremento delle materie prime di base che sembra non risparmiare nessuno.
Proprio il legno di importazione europea, da inizio anno, ha subito rincari tra il 20 e il 30% mentre nel settore chimico prodotti come il metanolo, l'urea e la melanina addirittura dell'80-90%.Secondo il centro studi di Cna Veneto le quotazioni dei metalli industriali sono in notevole ascesa oramai da mesi. Il ferro quotato al Cme raggiunge il prezzo più alto dal 2011 (180 dollari/tonnellata) e registra variazioni percentuali pari al + 66%, il rame quotato all'Lme presenta il valore maggiore da otto anni (8000 dollari/tonnellata), l'alluminio è aumentato da inizio 2020 più del 40% l'acciaio inossidabile di circa il 35%.
Nel frattempo Unicredit Research evidenziava come il costo dei trasporti via mare dei container dalla Cina all'Europa abbia raggiunto livelli mai toccati prima d'ora con noli passati, secondo il Freightos Baltic Index, dai 2100 dollari di novembre ai 7800 dollari dei giorni scorsi.
«Le società forestali hanno ritenuto che l'effetto del Covid sulla filiera riducesse di circa il 10-15% la domanda di materia prima e hanno tagliato meno legname», spiega Dei Tos, «Però a fine anno abbiamo scoperto che la domanda da parte delle imprese è stata inferiore al 2019 solo di pochi punti. L'aumento dei prezzi è il frutto di una nuova stabilizzazione tra una domanda quasi in linea con il passato e un'offerta ridotta.
Ma se il fenomeno è dovuto a una particolare contingenza, un'eventuale riduzione dei prezzi coinciderà solo con un calo significativo della domanda da parte delle imprese trasformatrici e non credo che ciò si verificherà per lo meno per tutto il 2021».Colpita in misura più morbida dall'aumento delle materie prime, in questo caso il ferro, anche la padovana Bedeschi Spa, 140 milioni di euro di fatturato 2020 e 270 dipendenti tra Padova, Bergamo, Usa e Russia. La società è attiva nella costruzione e istallazione di macchinari per la movimentazione portuale di materie prime (polvere di ferro, carbone, grano ecc).
«Per noi un aumento generalizzato di questi prodotti» spiega il presidente e ad, Rino Bedeschi, «potrebbe essere un elemento ulteriore di accelerazione del business. Quello che però mi sento di ipotizzare è che difficilmente vedremo un aumento dei prezzi al consumo. La domanda al dettaglio è ancora troppo debole e rigida per potere assorbire un incremento dei prezzi ed è più probabile che, per lo meno inizialmente, gli incrementi delle materie prime vengano riassorbiti da una riduzione della marginalità da parte delle imprese». --
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © il Nord Est