Migranti: stabili in Italia, in calo a Nordest

Caritas e Fondazione Migrantes hanno presentato il rapporto sull'immigrazione

ROMA - Dal 2009 al 2015, sul totale della popolazione in età da lavoro (15 anni ed oltre), la quota degli stranieri è passata dal 5,9% al 7,8%.

Dal quadro di sintesi della condizione occupazionale degli stranieri, dai microdati della Rcfl-Istat, emerge che nel II trimestre 2015 su un totale di 4.067.145 persone in età da lavoro, vi sono 2.360.307 occupati stranieri (che costituiscono il 10,5% del totale) di cui 1.575.157 extra-Ue (66,7% degli occupati stranieri) e 785.150 lavoratori comunitari (33,3% degli occupati stranieri).

Va anche sottolineato che l’88,5% degli occupati stranieri è dipendente (nel caso degli occupati italiani, la percentuale scende a 74,0%).

È quanto si legge nel 25.mo Rapporto Immigrazione di Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. Gli stranieri in cerca di occupazione sono 455.578 (14,7% del totale), di cui 328.070 di nazionalità non Ue (72,0% del totale degli stranieri in cerca di occupazione) e 127.508 di nazionalità Ue (28,0%).

Gli inattivi stranieri sono 1.251.261, di cui 922.510 non Ue (73,7%) e 328.750 Ue (26,3%).

La distribuzione territoriale degli occupati evoca il quadro già emerso a proposito dei residenti.

La maggiore concentrazione di occupati stranieri si osserva nelle regioni del Nord (58,3%), e in particolare in quelle del Nord Ovest (788.405: 33,4% del totale degli occupati stranieri) e del Nord Est (586.940: 24,9%), dove si segnala in calo.

In generale, quindi, nelle regioni con maggiore presenza di residenti stranieri si registrano percentuali più alte di occupati immigrati sul totale degli occupati.

La minore presenza di lavoratori stranieri si registra, invece, nel Mezzogiorno: solo il 17,3% dei lavoratori Ue e il 13,7% degli extra-Ue è residente in una regione meridionale.

La distribuzione territoriale della disoccupazione segue, sostanzialmente, le proporzioni registrate tra gli occupati, con una maggiore concentrazione nelle regioni del Nord Ovest e del Nord Est.

In queste ultime, gli stranieri alla ricerca di lavoro rappresentano circa un terzo del totale dei disoccupati.

Nelle regioni del Mezzogiorno la disoccupazione è quasi totalmente italiana.

La distribuzione degli occupati stranieri nelle diverse attività economiche, confrontata con quella degli italiani, conferma la collocazione tipica del modello di segmentazione del mercato del lavoro, con le maggiori incidenze degli occupati stranieri nel settore dei servizi collettivi e personali (29,8%), nell’industria in senso stretto (18,4%), nel settore alberghiero e della ristorazione (10,9%), nelle costruzioni (9,6%) e nel commercio (8,3%).

Nell’insieme di questi settori è collocato il 77,0% degli immigrati. Un aspetto da notare è il diverso modello di inserimento lavorativo degli stranieri rispetto agli italiani.

Un lavoratore straniero, secondo il confronto effettuato, ha maggiore probabilità, rispetto ad un italiano, di collocarsi nel settore dei servizi collettivi e personali, nel settore alberghiero e della ristorazione, e nelle costruzioni.

L’analisi di genere mostra la maggiore concentrazione delle donne straniere nei cosiddetti settori delle «tre C»: caring, cleaning e catering (cura, pulizia e ristorazione).

La quota del lavoro non qualificato degli immigrati è del 36,5%, contro il 7,9% degli occupati italiani.

In ordine decrescente di distribuzione degli occupati stranieri nelle diverse professioni, seguono quelle nelle attività commerciali e dei servizi (24,9% vs. 18,1% degli italiani), e gli artigiani, operai specializzati e agricoltori (20,5% vs. 14,6%).

Il totale di queste incidenze è 81,5%: si conferma, perciò, la maggiore presenza degli immigrati nei segmenti bassi di lavoro.

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