Mion: "Allo studio rimborsi a esclusi e truffati"
UDINE - Attenzione ai singoli casi e speranza di ristoro anche per gli azionisti ante 2007, ma soltanto con il lasciapassare alla proposta di transazione.
Perché «l’alternativa ai 9 euro è il fallimento» sia della Popolare di Vicenza, sia di Veneto Banca.
A parlare è il presidente di BpVi Gianni Mion.
Presidente, quali sono i tempi della fusione fra BpVi e Vento Banca?
«Il 2017 e l’obiettivo dell’ad Fabrizio Viola che sta facendo tutto quello che serve sperando che le autorizzazioni necessarie arrivino nei tempi consentiti. La fusione se tutto andrà bene arriverà nella seconda metà del 2017. Ma bisogna che funzioni tutto e le condizioni non sono poche perché c’è un problema di capitale e di autorizzazioni ferme. È impensabile che le autorità che regolano le attività di questo settore autorizzino l’operazione senza adeguatezza di capitale, poi ci sarà l’autorità antitrust. C’è un sacco di gente che deve decidere, anche gli azionisti».
Quali saranno gli effetti della fusione in termini di dipendenti e filali?
«Questa è la preoccupazione di tutti. Ma bisogna tenere presente che le due banche separatamente non avrebbero la minima chance di trovare finanziamenti né di avere concrete possibilità di rilancio. Questo è un fatto assodato. L’unanimità sull’idea della fusione è la prova che le due banche da sole non avevano futuro. Comunque con la fusione di fatto viene evidenziato un rilevante numero di esuberi. Sono sicuro che il piano di Viola cercherà di contenere questo numero, ma la cosa positiva è che vengono salvati molti posti di lavoro. Se la fusione fosse stata fatta quando era stata raccomandata dalla Banca d'Italia, sarebbe stato tutto diverso».
E gli effetti della fusione in Friuli Venezia Giulia?
«I criteri fondamentali sono due: primo le filiali devono avere redditività e poi sono più a rischio quelle realtà in cui ci sono sovrapposizioni fra Vb e BpVi. In Fvg le sovrapposizioni non ci sono e quindi l’effetto delle riduzioni si avvertirà solo in caso di mancata redditività prospettica. Il ridimensionamento sarà meno grave che in altri posti».
La proposta di transazione è stata molto criticata, in particolare da Federconsumatori. Ci sono margini per migliorarla?
«C’è una diversa percezione della situazione. Per esempio, la scorsa settimana ho visto un professionista competente su BpVi che mi ha detto che non avrebbe mai pensato che saremmo stati in grado di fare un’offerta come questa. Ed è vero. Non c’è dubbio che gli azionisti hanno perso tutto, per il momento. Non tocca a me valutare in questo momento e giudicare come diavolo abbiano pensato i manager delle due banche a valutazioni come quelle presentate agli azionisti. La magistratura sta indagando e non voglio esprimere giudizi su questo. Ma è chiaro che altre ex popolari quotate, hanno avuto perdite di valore attorno al 90 per cento in Borsa. Come mai non si è creato un parallelismo fra la valutazione e l’approccio in Borsa bisogna chiederselo».
Qual è l’obiettivo del suo Cda?
«Vogliamo verificare se esiste un futuro per BpVi e Vb. Un futuro di una banca che ha limiti di capitale imposti dalla Bce e criteri di patrimonializzazione per continuare legittimamente a esercitare l’attività bancaria. E noi siamo sempre al limite perché la redditività è ridotta e le perdite sono state rilevanti. Se non avessimo avuto il supporto dell’azionista che ha ricapitalizzato anche a fine anno non avremmo potuto fare questa operazione di transazione perché altrimenti avremmo perso i requisiti per esercitare l’attività bancaria. Il tentativo di mediazione ha lo scopo principale di assicurare il futuro della banca, creare le condizioni per avere investitori pubblici e privati che intervengono nel capitale con ulteriori mezzi finanziari, per coprire le perdite fino alla realizzazione del piano di Viola».
Quello delle cause è un fardello difficile da fare digerire a un investitore...
«È logico pensare che nessun investitore possa mettere ulteriori mezzi finanziari se non ha la garanzia che il pregresso è quantificato e definito. In presenza di rischi di cause che toccano centinaia di migliaia di azionisti, nessuno prenderà in considerazione questa possibilità. Il matrimonio tra la Popolare di Milano è Vb si è fermato davanti al rischio cause, considerate mine che avrebbero potuto affondare anche Milano».
Esistono margini per migliorare la proposta di transazione?
«No, spero che gli investitori valutino bene questa proposta, perché i 9 euro rappresentano il 50 per cento in più del prezzo di recesso stabilito a suo tempo. Ma la transazione ha controindicazioni. Perché ha un’impostazione meramente legale. Ma è importante ricordare che le azioni rimangono nella titolarità delle persone».
Perché avete escluso le “operazioni baciate” (ad esempio il vincolo a concedere mutui in cambio dell’acquisto di azioni) dalla proposta di transazione?
«Puntiamo a un approccio caso per caso. Rispondiamo ai consumatori. Non c’è una regola generale. Per i piccoli investitori la banca farà di tutto per trovare la soluzione. In caso di speculazioni no, perché non sono difendibili. Se una persona è stata indotta a comprare azioni per un fido, risolveremo. Ma lì ci vuole fiducia perché bisogna che vadano in banca a parlare caso per caso. C’è disponibilità a chiudere questa partita, siamo motivati a trovare soluzioni, ma seve un modo per collaborare».
Il termine del 2007 che esclude mille 450 azionisti friulani di BpVi, ex Popolare udinese, dalla proposta di transazione può essere rivisto?
«Vorremmo trovare una soluzione anche per loro che sono i migliori clienti e azionisti, ma dopo l’approvazione del piano e dopo l’accordo con i sindacati. Nel 2017, a piano approvato, si può parlare di questi azionisti».
Pensate di accedere a ulteriori aiuti di Stato dopo il via libera di Bce per poter risanare l’azienda?
«La decisione è in corso, ma non sono competente a rispondere. La credibilità dell’ad Viola a tutti i livelli è un elemento molto confortante».
Quante adesioni avete avuto finora alla proposta di transazione?
«Dopo undici giorni lavorativi, metà dalla platea interessata, sia di BpVi sia di Vb, è stata contattata. Ha firmato il 30 per cento e manifestato interesse, cioè chiesto materiale, il 66 per cento. Ci sono dunque buone prospettive. Il rifiuto è inferiore al 4 per cento, il 2 se si considera soltanto BpVi. L’obiettivo è ottenere l’ok dell’80 per cento dei 170 mila risparmiatori coinvolti».
Che piano avete per ricostruire la fiducia verso i clienti?
«Ritornare a fare utili e trattenerci dal dire fesserie. La fiducia arriverà con la presentazione di un piano molto impegnativo e difficile con persone brave che manterranno la parola e nei tempi dimostreranno che avranno utili: una banca per dimostrare fiducia deve essere solida».
E’ suo il merito di avere sdoganato l’azione di responsabilità contro gli ex vertici, ma esattamente contro chi e per quali imputazioni?
«Sono coinvolti tutti i consiglieri e i manager fino al maggio 2015. Per le imputazioni, l’avvocato Pavesi e i suoi collaboratori stanno esaminando le carte a 360 gradi. Non mi esprimo volutamente perché sta indagando anche la magistratura».
Ci sono azioni anche contro la società di revisione dei conti, l’austriaca Kpmg?
«Sì».
Quanto contate di incamerare dalle azioni di responsabilità verso gli ex vertici?
«Non c’è un obiettivo, non è quantificabile».
Che strategia avete sui crediti deteriorati?
«Uno dei tentativi è non chiedere a terzi di accollarseli. Cerchiamo di separare i non performing loans dalla nuova banca, ma di mantenere sotto il controllo degli attuali azionisti questa nuova entità che dovrebbe contenere i npl per consentire a tutti la massima trasparenza ed eventualmente godere dei benefici».
Quanto eventualmente recupererete andrà anche a beneficio dei vecchi soci?
«L’obiettivo è attivare un meccanismo di warrant per dare benefici anche ai vecchi soci, è uno dei punti qualificanti del nostro percorso».
Dagli asset immobiliari quanto ritenete di recuperare?
«Attualmente abbiamo in carico immobili per 600 milioni, l’augurio è di incassare qualcosa di più del valore di carico, ma Viola fa un discorso più serio perché dice che prima di mettere in vendita vuole capire bene quali sono i beni vendibili dopo il piano, perché con il piano si libererà qualcosa in più, per esempio filiali e uffici».
Il surplus verrà utilizzato anche in favore dei vecchi soci?
«No, perché rimanendo azionisti va nel patrimonio della società».
Cosa dirà agli azionisti che incontrerà a Udine?
«Sono entrato in BpVi poiché depositario dell’esperienza di situazioni dissestate. Spero che tutti siano consapevoli che non stiamo sanando il vecchio ma cercando di costruire una cosa nuova, una banca del Nordest mportante per il territorio. Non a caso ho segnali che importanti investitori, una volta sanata la banca, entreranno nel capitale».
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