“Miraggio” treni veloci in Fvg: industriali e artigiani esasperati dai ritardi

Categorie pronte ad alzare la voce contro le tante promesse disattese. Razeto:  «Situazione sconfortante». Tilatti: «Ci hanno illusi». E Tondo interroga il governo
Treni ad alta velocità
Treni ad alta velocità

TRIESTE Debora Serracchiani dice che bisogna andare a Roma «a battere i pugni». Un invito alla giunta regionale visto il ritardo nella velocizzazione della ferrovia Venezia-Trieste concordato con Rfi già nel 2014. Con Massimiliano Fedriga che preferisce per ora il silenzio, e con l’assessore ai Trasporti che ha già bacchettato la compagnia statale, a rispondere è un altro ex presidente della Regione, Renzo Tondo. Pronto a coinvolgere l’ex ministro Maurizio Lupi per un’interrogazione parlamentare da presentare la prossima settimana.

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Il Frecciarossa in partenza da Trieste (Foto Massimo Silvano)


Lupi, eletto alla Camera in quota Noi con l’Italia come Tondo, fu protagonista dell’intesa, cinque anni fa, con il governo Fvg di Serracchiani e con quello Veneto di Luca Zaia, con il commissario straordinario per la Tav Venezia-Trieste Bortolo Mainardi e l'amministratore delegato di Rfi Michele Mario Elia per un collegamento ad alta velocità per fasi, un’opera da 1,8 e non da 7,5 miliardi, come era stato ipotizzato nel 2010. Di qui l’intenzione di Tondo di concordare con lui il question time per verificare le responsabilità dei tempi lunghi di un’opera che avrebbe dovuto essere realizzata entro il 2025 e di cui invece non si vede nemmeno il progetto di fattibilità. «Di certo è la conferma che pesiamo poco - osserva l’ex governatore carnico -. Me ne accorgo personalmente ogni volta che salgo in treno e inizio a viaggiare in velocità solo da e verso Mestre. Dopo di che c’è pure la contraddizione di fondo di governi con i 5 Stelle che frenano sulle grandi opere».

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Politica a parte, la pensa come Tondo anche Sergio Razeto, presidente di Confindustria della Venezia Giulia. «A mio parere la Tav sarebbe stata la soluzione migliore -commenta-. Ma, una volta preso atto che si era deciso per lavori meno costosi e più tempestivi, piuttosto che niente ci siamo accontentati di piuttosto. È ora sconfortante constatare che siamo fermi al palo, per passeggeri e per merci, sul potenziamento della linea esistente».

Di «amara realtà» parla anche Graziano Tilatti, presidente regionale di Confartigianato. «Ci hanno raccontato che eravamo al centro dei rapporti con la Mitteleuropa e dei Corridoi transeuropei e invece continuiamo a fermarci a Mestre - dice l’imprenditore friulano -. Una situazione che si aggiunge a voli direzione Roma limitati e a caro prezzo: siamo realmente tagliati fuori. Colpa della politica? Più che altro la politica non è più attrezzata come in passato a ottenere riscontro nell’interlocuzione con gestori che non si curano delle esigenze del territorio e si nascondono dietro il pretesto dell’economicità del servizio».

Se il presidente del porto Zeno D’Agostino si dice convinto che Rfi faccia «quello che serve» e auspica che si tratti solo di «ritardi sul cronoprogramma», la presidente degli industriali udinesi Anna Mareschi Danieli promuove il capitolo passeggeri: «L’attuale servizio ferroviario sulle lunghe percorrenze garantito dalle Frecce di Trenitalia fornisce buone opportunità di collegamento con Milano e Roma, le due principali destinazioni per viaggi di lavoro, e rappresenta una valida alternativa al trasporto aereo. L’ingresso di ItaloTreno ha poi ampliato ulteriormente l’offerta da Udine su Roma».

Il nodo è il trasporto ferroviario merci: «Per renderlo più efficiente e vantaggioso sarebbe necessario adeguare l’infrastruttura agli standard internazionali che possono rendere competitiva questa modalità. In particolare, si tratta di consentire il transito di convogli fino a 550 metri di lunghezza e 2 mila tonnellate di peso. Dal punto di vista intermodale poi - conclude - accanto al successo dei servizi che fanno capo al porto di Trieste, sarebbe altrettanto necessario sviluppare l’offerta di quelli sull’Interporto di Cervignano, a beneficio delle attività manifatturiere regionali e delle zone contermini, in modo da ridurre il peso dei traffici su strada». —


 

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