Monfalcone strategica: A2A dà l'addio al carbone nel 2022 con un riassetto da 400 milioni

TRIESTE Nella svolta green di A2A Monfalcone riveste un ruolo di rilievo con la centrale termoelettrica sulla quale saranno investiti 400 milioni per la riconversione dal carbone al ciclo combinato a gas e poi l’idrogeno. Lo ha confermato ieri durante la presentazione del nuovo piano industriale 2021-2030 l’amministratore delegato Renato Mazzoncini che ha ribadito il progetto annunciato a settembre nel corso di una visita a Monfalcone e Trieste in occasione della quale è stato firmato un memorandum di cooperazione tecnologica tra A2A e Snam, tra lo stesso ad A2A e l’omologo Snam, Marco Alverà.
Un progetto sperimentale per verificare l’utilizzo di idrogeno combinato con il gas nelle centrali termoelettriche e accelerare la transizione della produzione a impianti ad emissioni zero. «Monfalcone è uno dei siti energetici più importanti per la nostra svolta green - ha confermato l’ad di A2A - l’impianto a carbone verrà dismesso per riconvertirlo al ciclo combinato a gas e l’utilizzo dell’idrogeno. La chiusura è prevista entro il 2022, poi partirà il progetto di trasformazione e parteciperemo anche al nuovo capacity market che serve per dare stabilità agli investimenti e certezza all’occupazione degli addetti che sarà legata alla crescita dell’impianto. Ma su Monfalcone, per garantire la piena occupazione, penseremo ad attività integrative».
Mazzoncini ieri non ha dato ulteriori particolari, il tempo tra chiusura dell’impianto (2022) e ripartenza dell’impianto a ciclo combinato (2024) è abbastanza lungo e ci sarà tutto il tempo per pefezionare i dettagli. Quello che è certo è che per il mantenimento dei circa 100 addetti (per il solo impianto a gas anche combinato con l’idrogeno non servirà molta manodopera, si parla di alcune decine di addetti)si pensa tutta una serie di attività collaterali. Legate alla gestione dell’idrogeno e al ciclo combinato stesso gas-idrogeno, ma anche a un nucleo di fotovoltaico all’interno della centrale, impianti “compensatori sincroni”, storage delle batterie a cella (c’è tutto il filone delle auto elettriche da sviluppare), ma anche all’economia circolare (A2A è uno dei principali operatori in Italia) e alla retroportualità visto che saranno liberate alcune aree della centrale in pieno porto. Su questo fronte è ipotizzabile (erano stati annunciati contatti mesi fa tra A2A e il presidente dell’Autorità di sistema portuale Zeno D’Agostino) anche un impegno dell’azienda per la fornitura di energia a km zero alle banchine dei due porti, Trieste e Monfalcone, che saranno elettrificate. La stessa A2a poi ha iniziato l’installazione di colonnine per la ricarica delle vetture elettriche a Monfalcone.
Per la nuova centrale termoelettrica (con una potenza di 850 megawatt) la trasformazione si annuncia radicale. Il capitolato di gara per il revamping, ha spiegato A2A, prevede una centrale a ciclo combinato a gas già pronta con le turbine in grado di funzionare ad idrogeno che verrò miscelato al gas. Per la connessione alla rete di distribuzione verrà utilizzato un tubo lungo poco meno di 2 chilometri che si collegherà alla cabina del gas del Lisert poco distante dall’autostrada. E lo stesso tubo un domani potrebbe essere utilizzato dalla Snam per distribuire anche idrogeno. «Noi saremo gli utilizzatori, la Snam distribuirà l’idrogeno - aveva spiegato Mazzoncini - e l’accordo con loro serve per avviare la sperimentazione. Una collaborazione che rappresenta un’opportunità per valorizzare una filiera italiana di infrastrutture chiave pe l’obiettivo europeo delle emissioni zero entro il 2050». — ©
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