Nei mobili Made in Italy il legno arriva dall’estero. Coldiretti: «Occupiamoci della tracciabilità». E, grazie alle foreste, si avvii una filiera a Nordest
Nonostante un terzo della superficie del Paese sia coperta da boschi, importiamo l’80% della materia prima. «Gli oltre diecimila, fra boscaioli e aziende agricole forestali, che si dedicano alla buona gestione degli alberi e alla prima lavorazione dei tronchi, sono la colonna portante della filiera del legno e del mobile Made in Italy»
PADOVA. Il Supersalone, che fino al 10 settembre ospita l’eccellenza del mobile Made in Italy, è l’occasione per affrontare il tema materie prime, ovvero il legno.
In un settore in cui l’Italia – e in particolare il Nordest – sono al top nel mondo, la quota largamente maggioritaria del legno utilizzato viene importato dall’estero.
Secondo Coldiretti, oltre l’80% del legname necessario ad alimentare l’industria del mobile, della carta o del riscaldamento, arriva da oltre confine, e questo nonostante il fatto che più di 1/3 (il 38%) della superficie nazionale sia coperta da boschi per un totale di 11,4 milioni di ettari.
L’analisi di Coldiretti arriva in concomitanza con il Supersalone, ricordando anche che proprio quest’anno il Paese è stato sconvolto dagli incendi di aree boschive che hanno devastato 153.690 ettari di terreno.
«Non solo le fiamme divorano il patrimonio boschivo, anche gli effetti climatici, come l’uragano Vaia che ha segnato il territorio montano veneto – ricorda Coldiretti – incidendo sui465 mila ettari di bosco, il 25% della superficie regionale».
Una ricchezza verde molto diversificata dal punto di vista delle specie arboree. Gran parte delle aree vocate rientrano nella Rete Natura 2000 che ha per obiettivo la conservazione della biodiversità. Una ricchezza da “governare” rilanciandone la dimensione economica con la filiera del legno.
«La realtà veneta va ulteriormente salvaguardata dalle annate particolarmente calde e siccitose che creano condizioni favorevoli allo scoppio di incendi. Un dramma questo – sottolinea Coldiretti - che oltre all’impatto ambientale ha peraltro l’effetto di aumentare il deficit commerciale nel settore del legno con un valore delle importazioni pari a 3,4 miliardi nel 2020 ed un incremento del 33% nei primi cinque mesi del 2021».
«Per difendere il bosco italiano – continua la Coldiretti – occorre creare le condizioni economiche e sociali affinché si contrasti l’allontanamento dalle campagne e si valorizzino quelle funzioni di vigilanza, manutenzione e gestione del territorio svolte dagli imprenditori agricoli, anche nei confronti delle azioni criminali. Gli oltre diecimila, fra boscaioli e aziende agricole forestali, che in Italia si dedicano alla buona gestione degli alberi e alla prima lavorazione dei tronchi in tutta Italia, sono la colonna portante – continua la Coldiretti – della filiera del legno e del mobile Made in Italy».
In questo contesto Coldiretti e Federforeste hanno elaborato un progetto nell’ambito del PNRR per piantare in Italia milioni di alberi nell’arco dei prossimi cinque anni nelle aree rurali e in quelle metropolitane anche per far nascere foreste urbane con una connessione ecologica tra le città, i sistemi agricoli di pianura a elevata produttività e il vasto e straordinario patrimonio forestale presente nelle aree naturali.
La proposta non può che non trovare accoglienza nel territorio regionale che conta già la presenza di 10mila ettari di bosco ornamentale in pianura. Una foresta urbana che garantisce l’assorbimento di 20 tonnellate di polveri sottili all’anno prodotte dalla circolazione di 3500 automobili.
«Ma per difendere l’economia del Paese e garantire ai consumatori la possibilità di una scelta consapevole anche sull’arredo che si mettono in casa – sottolineano Coldiretti e Federforeste – è necessario arrivare, come avviene con le etichette d’origine per il cibo che mettiamo nel piatto, a una carta d’identità del legno che permetta al consumatore di essere informato sulla provenienza ma anche sulla sostenibilità del legname impiegato per i mobili o per il riscaldamento perché dietro a ogni tavola utilizzata – concludono Coldiretti e Federforeste – vive un mondo fatto di territori e persone con un’intera filiera composta da agricoltori boscaioli, segherie, trasportatori, industrie e artigiani».
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