Nel 2100 la super marea di oggi sarà la norma sulle nostre coste
TRIESTE L’acqua di mare che in questi giorni ha sommerso le rive di Trieste e del resto della regione è un fenomeno che nel futuro potrebbe diventare una consuetudine. Anzi, secondo la ricerca effettuata dall’Enea (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile) per conto del Sole 24 Ore, nel giro di 80 anni vedere il mare allo stesso livello del molo Audace o il Canal Grande alla stessa altezza di via Rossini sarà cosa normale.
Il motivo? Il continuo e inesorabile innalzamento del livello dell’acqua marina, al quale stiamo andando incontro in maniera costante. Nei prossimi 30 anni, infatti, secondo i dati raccolti da questa ricerca, il mar Mediterraneo si alzerà mediamente di 30 centimetri lungo le coste e i porti dello Stivale, e di 90 centimetri/un metro nel giro di novant’anni. Con alcune aree nelle quali l’innalzamento marino potrebbe anche essere maggiore e che nemmeno l’Adriatico e il golfo di Trieste potranno, allo stato attuale, esimersi dall’andare incontro.
Scambio di calore
«Tra tutte le variabili climatiche in fase di cambiamento – spiega Gianmaria Sannino, il climatologo dell’Enea che ha redatto l’indagine per il Sole 24 Ore - il livello del mare è una di quelle già pesantemente compromesse». Per trovare il motivo bisogna partire dallo stato degli oceani per poi studiare il Mediterraneo e l’Adriatico con le loro peculiarità che, per certi aspetti, differiscono da quelle dei grandi mari. «L’immaginario comune vuole che il livello del mare si alzi a causa della fusione dei ghiacci terrestri – spiega Sannino – che è certamente vero, ma non è chiaro a tutti che va tenuto conto anche di uno scambio termico in atto fra mare e atmosfera. Il 93% di tutto il calore prodotto dalla Terra in eccesso dal 1860 (anno dell’inizio delle rilevazioni) ad oggi è finito negli oceani e non nell’atmosfera». In pratica, secondo il ricercatore dell’Enea, il 60% della variazione del livello del mare dipende dalla fusione dei ghiacci, mentre il 40% dipende invece dall’espansione termica.
nei nostri mari
«Passando al Mediterraneo - sempre seguendo il filo logico del ricercatore dell’Enea –abbiamo potuto vedere che nel mare che ci riguarda più da vicino la componente della dilatazione termica ha un peso ancora più importante». Pur essendo molto più piccolo rispetto all’Atlantico, il Mare Nostrum avrà zone diverse di innalzamento. Ecco il perché dello scostamento nell’innalzamento fra 0,9 e 1,1 metri. Da questo punto di vista l’Adriatico è una di quelle parti di mare che si alzerà di meno. Qui, però, al fattore climatico si inserisce anche quello geologico. Nel mare Adriatico è presente la subsidenza, ossia quel fenomeno che porta ad abbassare la terra sul quale il mare poggia. «Pertanto – conclude Sannino - nel nord Adriatico il mare si innalzerà meno di altre parti del Mediterraneo per motivi climatici, mentre avranno una maggiore rilevanza gli impatti geologici».
Trivellazioni
All’aspetto geologico naturale, però, va aggiunto anche quello indotto. Il mare Adriatico, soprattutto nella sua parte centro-meridionale, è zona di trivellazioni. Costituisce perciò un territorio dalla subsidenza indotta che non fa altro che accelerare la fase di innalzamento marino. «È una questione fisica – ammette Sannino – se le falde di questa parte di mare vengono sfruttate in maniera considerevole, ecco che viene a mancare quella pressione che “spinge” in alto la terra. Di conseguenza questa tende ad abbassarsi».
Golfo di Trieste
Il problema dell’innalzamento marino esiste, quindi, e la speranza che possa ridursi in futuro gode di pochi estimatori. Ma cosa accadrà al golfo di Trieste, se l’uomo non sarà capace di porvi rimedio nel corso degli anni? «Quanto visto in questi ultimi giorni di mareggiate potrebbe essere la quotidianità – spiega Cosimo Solidoro dell’Ogs – se il mare si alzerà, come dice la ricerca, di 0,98 metri è chiaro che una parte delle nostre coste verranno erose. Grado e Marano, tanto per capirci, rischiano di andare sott’acqua». In caso di episodi come quelli accaduti negli ultimi giorni le conseguenze sarebbero ancora peggiori. «Se a quel 0,98 metri in più le acque si dovessero alzare di un ulteriore metro per le ondate e le maree – spiega Solidoro – l’impatto sarebbe devastante, si potrebbero spazzare via l’intero litorale».
Resta evidente, perciò, che lo scenario al quale stiamo andando incontro impone una serie di risposte e di strategie che consentirebbero di fronteggiare il pericolo “acqua alla gola”. «È anche vero che a questo innalzamento non si giungerà in un giorno – conclude Solidoro -. Non è una condanna scritta sulla pietra, abbiamo 80 anni di tempo per trovare un rimedio. Se per esempio riducessimo le emissioni di CO2 probabilmente si potrebbe ridurre l’innalzamento di mezzo metro nello stesso arco temporale». —
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