Nicastro: fondi europei ultimo treno per l’Italia. Bisogna investire di più in infrastrutture e digitale
TRIESTE Roberto Nicastro, da tempo attivo nel fintech come angel investor in diverse società innovative, ha dato il via a AideXa, la prima banca digitale italiana dedicata esclusivamente alle piccole imprese. Fra i principali investitori ci sono Generali e Banca Ifis: «Vogliamo offrire ai piccoli imprenditori un'esperienza bancaria veloce, trasparente, semplice e sicura facendo leva sulle nuove tecnologie, come intelligenza artificiale e machine learning», spiega l’ex top manager di Unicredit Banca di cui ha guidato lo sviluppo nell’Est Europa. La nuova fintech punta a raggiungere 100 mila clienti in cinque anni. Già vicepresidente di Ubi Banca, Nicastro oltre a essere stato presidente delle quattro Good Banks (Chieti, Ferrara, Etruria, Marche), e attualmente advisor Europa di Cerberus Capital.
Nicastro, ci spiega la sua nuova sfida? In tempi di pandemia la svolta digitale coinvolge ormai trasversalmente l’economia del nostro Paese. Abbiamo capito il potenziale dell'Open Banking, ovvero la condivisione dei dati tra i diversi attori dell'ecosistema bancario reso possibile dalla Psd2, direttiva europea che consente ai clienti di aggregare ed analizzare i propri conti correnti.
Lo choc causato dall’emergenza Covid ha imposto alle piccole e medie imprese una riconversione accelerata...Per questo oggi l’Europa chiede all’Italia di investire una quota cospicua dei 209 miliardi del Next Generation Eu per aumentare la sua capacità digitale in svariati campi: dalle infrastrutture alla digitalizzazione della pubblica amministrazione, dalla formazione delle piccole e medie imprese alla cybersecurity. Bisogna sfruttare questa trasformazione come una irripetibile opportunità di crescita. Il nostro ecosistema produttivo va modernizzato facendo leva sul qualità dei modelli di business.
Il suo è un punto di vista privilegiato per capire anche l’umore dei mercati verso l’Italia in un periodo di scelte cruciali e anche drammatiche. Come usciremo da questa crisi? Dalle grandi crisi nascono nuove opportunità. La drammaticità di questi giorni ci sta anche mostrando scenari e risorse inaspettate. Ad esempio possiamo capire i vantaggi di una connessione veloce nella quotidianità dei distanziamenti forzati. Purtroppo la pandemia ha messo a nudo le fragilità del Sistema Paese costretto a rimediare a certe inefficienze all’ultimo istante. Ma questa volta abbiamo pagato un prezzo drammatico.
La recrudescenza della pandemia interrompe la ripresa economica e aggrava l'incertezza. Che ne pensa? Nel 2021 mi aspetto, grazie all’arrivo dei vaccini, una ripresa economica che sarà trainata dalla Cina e dai Paesi emergenti con una accelerazione più lenta in Europa e Stati Uniti. L'ombrello dell’Europa ha funzionato e ci aspettiamo che anche la Banca centrale europea decida di far fronte alla seconda ondata pandemica con nuovi interventi. Tuttavia la ripresa sarà disomogenea fra i vari settori.
E l’Italia? Bisogna fare scelte rapide e tempestive nella predisposizione di un piano per l’utilizzo dei fondi del Recovery Fund. Come ai tempi dello spread, siamo tornati sotto l’occhio vigile dell’Europa che non accetterebbe sprechi e inefficienze da parte nostra. Il Paese ha tuttavia risorse inaspettate e prevedo un recupero del Pil intorno al 4%.
Una mancanza di tempestività nell’utilizzo dei 200 miliardi del Recovery Fund potrebbe metterci di nuovo sotto esame da parte dei mercati? Sicuramente siamo sorvegliati speciali. Da almeno trent’anni l’Italia non aveva una disponibilità così importante di risorse finanziarie da spendere per consegnare un Paese migliore ai nostri figli. Questo per noi è l’ultimo treno. Non sarà un’impresa facile rispettare i tempi se pensiamo ai ritardi accumulati nell’utilizzo dei fondi strutturali europei.
Come impiegare allora i soldi del Recovery Fund? Rispettando le direttive che ci ha dato l’Europa. Penso a una quota importante di investimenti, a uno sforzo importante per la digitalizzazione, al miglioramento e modernizzazione delle infrastrutture, alla qualità dell’ambiente. Nello specifico bisogna dare una maggiore spinta alla tecnologia 5G, rendere più efficiente la pubblica amministrazione, incentivare la formazione delle piccole imprese ad esempio nell’e-commerce.
Accorpamenti aziendali, fusioni e acquisizioni possono essere uno strumento efficace per migliorare la produttività del Sistema Paese? La storia degli ultimi trent’anni racconta di un sistema di piccole imprese, che oggi sono circa 7 milioni, riluttante a spingere sulle fusioni. Forse sarebbe meglio, per valorizzare il nostro talento imprenditoriale, migliorare il Sistema Paese, accelare sulle infrastrutture e snellire i tempi lunghi della burocrazia.
Vede un ritorno di interesse degli investitori esteri per le imprese del Made in Italy? Sì. Come si nota da un livello dello spread tornato molto basso, il rischio percepito dai mercati internazionali sull’Italia si è ridotto grazie agli acquisti della Bce e all’interventismo Ue. Sono fiducioso che l’Europa uscirà rafforzata da una crisi drammatica. La stessa Brexit ha impedito che venissero posti veti. La costruzione dell’Europa va difesa ogni giorno. — © RIPRODUZIONE RISERVATA
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