"Non possiamo permetterci un'altra Etruria"

Caso Bpvi, parla Francesco Zen, docente all'Ateneo di Padova. "Non si può non fare l'aumento, ma il rischio è che Bce adotti misure". Nessun rischio bail-in, ma "le banche non sono solo un problema tecnico". Intervenga la politica

PADOVA. Francesco Zen è professore di Economia degli intermediari finanziari all’Università di Padova. Esperto di banche e osservatore delle dinamiche delle Popolari Venete.A maggio 2015 confuta, contrapponendo una ricca analisi, il valore dei 48 euro ad azione votati in assemblea Bpvi, pur nella prima svalutazione dell’Istituto. E ha ragione: Bpvi vale molto meno. Ora con l’azione a 6,3 (prezzo di recesso), il problema si è spostato dalla perdita di valore alla difficoltà di coprire l’aumento di capitale da 1,5 miliardi di euro garantito da Unicredit.
Professor Zen, il nodo oggi è che: se Unicredit sostiene l’aumento della Popolare di Vicenza poi è costretta a fare anche lei un aumento. Da qui l’impasse. Giusto?
Anzitutto bisogna premettere che ci troviamo di fronte a un dato inconfutabile: il sistema bancario italiano è sotto pressione delle Autorità di Vigilanza. L’esempio più eclatante in tal senso è la prospettata fusione tra Banco Popolare e Bpm: la richiesta di un miliardo di aumento di capitale dimostra che non si fidano di noi e nemmeno delle valutazioni che esse stesse hanno fin qui condotto.
E perché?
Perché la qualità del credito in Italia è molto bassa, la struttura finanziaria delle imprese è in molti casi molto debole, il mercato immobiliare non accenna a ripartire in maniera significativa, non c’è una vera e propria crescita economica, le prospettive non sono rosee, per cui di tutto questo soffre il portafoglio crediti delle banche.
E Unicredit?
Unicredit soffre anch’essa di tutto questo, e non solo in Italia, ed è un sorvegliato speciale data la sua natura di banca internazionale. Quanto all’aumento di capitale, si tratta di una storia che si trascina da lungo tempo e che la banca ha sempre smentito. Intervenire pesantemente nell’aumento di Banca Popolare di Vicenza certo non aiuta. Anche se bisogna avere il senso della misura: nell’ipotesi in cui Unicredit dovesse sborsare 1,5 miliardi ciò inciderebbe sul suo Cet1 lo 0,4% e comunque continuerebbe a rispettare i vincoli imposti dalla Bce in termini di capitalizzazione. Ma si tratta di una ipotesi estrema, insieme con Unicredit ci sono altre banche.
Ma questo non era prevedibile a novembre, ai tempi della firma?
Mesi fa, credo, Unicredit pensasse che la banca era in condizioni migliori e che l’aumento di capitale della Vicenza sarebbe stato sottoscritto. Quindi sarebbe entrata a copertura di una minima parte. Oggi evidentemente non si riesce a ottenere un gran consenso tra gli investitori.
Se Unicredit non interverrà a copertura della garanzia cosa succede?
Popolare di Vicenza non può non fare l’aumento. Il rischio è che Bce adotti delle misure.
Quindi Popolare di Vicenza è a rischio bail in?
La banca ha patrimonio. Non è conforme ai ratio imposti dalla Bce ma ha un patrimonio di oltre due miliardi. Al più, se si applicasse il bail-in, e in questo caso la banca dovrebbe essere messa in procedura di risoluzione, dovrebbe riguardare la trasformazione di alcune tipologie di debiti in capitale. Questo non significa però che non possano essere presi altri provvedimenti.
Come la riduzione dell’attivo?
Meglio, l’applicazione di un piano di risanamento senza necessariamente arrivare a una procedura di risoluzione, che ricordiamolo, non significa il fallimento della banca, ma soprattutto si eviterebbe ogni coinvolgimento dei risparmiatori.
Ma è possibile uno slittamento dei tempi?
Tutto è possibile. Tuttavia più che posticipare, è meglio usare il cervello e la ragione.
Cioè, cosa significa?
Significa che le banche non si aggiustano in un giorno, bisogna avere una strategia, sapere che le banche sono soggetti lenti, che se non fanno stupidaggini stanno in piedi anche le più inefficienti, che a farle fallire non ci guadagna nessuno, che se falliscono la gente perde la fiducia, che l'importante è far credere che stanno in piedi…
Allora professore lei esclude un’altra Banca Etruria?
Questo è e deve essere l’auspicio di tutti. Dagli errori si deve imparare e quella lezione insegna che non si devono lasciare languire le situazioni che poi deflagrano in situazioni drammatiche. Non possiamo permetterci un’altra Banca Etruria.
Ma è un’ipotesi possibile?
Bisogna smettere di credere o di far credere che la gestione del sistema bancario sia solo un problema tecnico. I tecnici della Bce non possono che confermare i numeri. Spetta a qualcun altro e questo qualcuno è la politica con la P maiuscola affermare nelle sedi opportune che vogliamo definitivamente risolvere il problema delle nostre banche, che siamo credibili e che, naturalmente, abbiamo bisogno di tempo, non troppo, ma giusto un po’. Non sarà qualche decimale di punto a inficiare la credibilità di Unicredit, ma la strategia della banca e del sistema su come intende gestire questa partita.
La moral suasion annunciata dal sottosegretario Pierpaolo Baretta?
Non deve essere solo verso Unicredit ma anche verso chi governa davvero il sistema delle banche in Europa.
Insomma, Renzi dovrà affrontare la Merkel.
La cosa pare non intimorirlo, anzi.
@eleonoravallin

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