Nuova frontiera dell’atomo per Eni, Acciaierie Venete, Gruppo Danieli e Fincantieri
L’apertura del ministro Cingolani sul nucleare di quarta generazione
riaccende lo scontro. Ma qualche impresa già studia la tecnologia

L’apertura di Roberto Cingolani al nucleare ha scatenato polemiche e fatto riaffiorare schieramenti contrapposti, portando le lancette indietro al 1987, anno del referendum. Al di là delle parole del ministro della Transizione ecologica, che ha invitato a una riflessione su questa fonte di produzione energetica, «considerato che si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante», sul nucleare sono in corso sperimentazioni di vario tipo che in parte coinvolgono anche il territorio nordestino.
Iniziative che rientrano pienamente nell’alveo della legalità, dato che non hanno nulla a che fare con i reattori oggetto del voto popolare.
Molto attivo nel settore è il gruppo Danieli di Butrio (Udine), con la controllata Danieli Telerobot Labs che gestisce l’unica isola robotizzata per lo smaltimento di materiale radioattivo attiva in Italia, sul lago di Bracciano, ricorrendo a robot che manipolano, tagliano, inscatolano materiale contaminato.
La società, che ha sede a Genova, a inizio anno si è aggiudicata la gara internazionale, indetta dall’agenzia europea Fusion for Energy (F4e), per fornire, all’acceleratore di particelle, i sistemi robotizzati d’ispezione dei condotti di alimentazione.
Intesa con Amiu
L’obiettivo è costruire un dispositivo di fusione nucleare (l’energia atomica pulita), con l’intento di dimostrare la fattibilità scientifica e tecnica di una centrale termoelettrica a fusione nucleare. Inoltre la Danieli Telerobot Labs ha da poco siglato un accordo con Amiu, l’utility che gestisce la raccolta rifiuti a Genova, per individuare nuove «soluzioni automatizzate che si avvalgono dell'intelligenza artificiale e dell’apprendimento automatico per separare i materiali riciclabili misti negli impianti di trattamento, con lo scopo di minimizzare il divario tra i materiali raccolti e quelli riciclati».
Nel progetto Iter è presente anche Fincantieri, che ha conquistato una commessa da quasi 100 milioni di euro per una serie di forniture e installazioni di equipaggiamenti di alto profilo.
Per l’esecuzione delle attività è stato costituito un raggruppamento temporaneo d’impresa del quale fanno parte Fincantieri stessa, in qualità di capofila, la sua controllata Fincantieri SI, attiva nel settore dell’impiantistica e componentistica industriale elettrica, elettronica ed elettromeccanica e altre aziende specializzate in settori specialistici.
Di ricerca sulla fusione nucleare su occupa il consorzio Rfx, al quale aderiscono tra gli altri Cnr, università locale e Acciaierie Venete, che tra le altre cose ha partecipato a un progetto giapponese per realizzare i magneti più potenti al mondo. Per conto del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), l’ente patavino ha realizzato i sistemi di protezione degli avvolgimenti superconduttori e dei sistemi di alimentazione.
Eni, che non è un’azienda locale, ma ha una forte presenza sul territorio, ha annunciato che una sua partecipata statunitense ha compiuto un primo passo verso l’industrializzazione del processo di fusione a confinamento magnetico, lo stesso che sta alla base della generazione di energia nel Sole e nelle stelle e che quindi promette di arrivare a produrre energia pulita e tendenzialmente inesauribile. Questo attraverso la produzione di una forma di energia, senza scorie e senza emissioni inquinanti, più concentrata e potente rispetto alle attuali centrali atomiche.
Krsko II
Intanto, nella vicina Slovenia si procede a piccoli passi verso la realizzazione di Krsko II, impianto nucleare che in un futuro non lontano potrebbe sostituire l'attuale centrale, attiva dal lontano 1983. Una prospettiva che ha spinto il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna, a inviare una lettera al Governo italiano perché vigili in merito.
Dopo che a inizio luglio il Parlamento sloveno ha approvato la “Strategia climatica nazionale”, fino al 2050, inserendo l'energia nucleare come una delle opzioni a lungo termine per soddisfare i fabbisogni del Paese, il ministero delle Infrastrutture ha rilasciato il “permesso energetico”, una sorta di nullaosta per aprire un dibattito nel Paese sull’utilità del nuovo impianto.
Difficile immaginare che Mario Draghi possa dissuadere la Slovenia da legiferare come meglio crede nel proprio Paese. Come del resto fanno altri Paesi ai confini con l’Italia. Così il rischio concreto è che, mentre la tecnologia fa passi da giganti, la Penisola resti tagliata fuori dal processo di innovazione e vada avanti con alternative di produzione energetica più costose e non immuni da emissioni inquinanti, senza al contempo scongiurare i rischi di eventuali incidenti vicino alla frontiera.
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