«Open Fiber investe 210 milioni per la fibra super veloce tra Trieste e Gemona»
Intervista a Mario Rossetti, ad della società controllata da Cpd con il fondo australiano Macquarie, creata nel 2016 con l'obiettivo di costruire la prima rete in fibra ottica in Italia ad altissima velocità

Mario Rossetti è amministratore delegato di Open Fiber, la società controllata dalla Cassa depositi e prestiti con il fondo australiano Macquarie, creata nel 2016 con l'obiettivo di costruire la prima rete in fibra ottica in Italia ad altissima velocità abilitando i servizi digitali di ultima generazione. Costituita nel 2017 dalla fusione tra Enel Open Fiber e Metroweb, la società è oggi controllata da Open Fiber Holdings, partecipata al 60% da Cassa depositi e prestiti e al 40% dal fondo australiano Macquarie.
Rossetti, può chiarire la vostra missione strategica e il volume dei vostri investimenti in particolare in Friuli Venezia-Giulia?
«Open Fiber nasce per portare connettività ultraveloce in tutto il Paese. Siamo un operatore infrastrutturale puro (wholesale only), cioè realizziamo una rete ultraveloce e la mettiamo a disposizione di tutti gli operatori a parità di condizioni. Per stare al passo con l'evoluzione tecnologica abbiamo, quindi, deciso di puntare sulla soluzione più evoluta, la fibra ottica in modalità Ftth, ovvero dalle centrali fin dentro le abitazioni. Le istituzioni italiane ed europee, con i rispettivi piani di connettività Gigabit, impossibile da raggiungere con reti in rame o miste fibra-rame, confermano la lungimiranza della nostra decisione. Abbiamo un piano nazionale di investimento di 15 miliardi per coprire città grandi e medie, borghi e piccoli comuni, zone industriali».
Qual è lo stato di avanzamento in Friuli Venezia Giulia?
«In Fvg abbiamo già investito circa 110 milioni di euro. Ne investiremo altri 100 da qui al 2026. Nelle aree bianche (borghi e piccoli comuni) il piano Banda Ultra Larga che stiamo realizzando come concessionario pubblico è in fase avanzata: abbiamo completato 158 dei 181 comuni previsti, stiamo lavorando in altri 19 e prevediamo di completare il piano nel 2024. A ottobre abbiamo aperto i primi cantieri del Piano Italia 1 Giga, che interessa in gran parte le zone industriali: si tratta di 72mila civici in 183 comuni da coprire entro il 2026. In particolare, tra Trieste e provincia il piano punta a raggiungere circa 6.600 numeri civici. Per quanto riguarda le città, abbiamo cablato in fibra ottica Udine, Pordenone e Gemona del Friuli con investimento diretto di oltre 25 milioni di euro».
Rispetto agli investimenti nella fibra pensate di assumere personale?
«La carenza di forza lavoro nei cantieri è un problema strutturale per il settore delle Ttc. A livello nazionale Open Fiber ha in campo, tra risorse dirette e indotto circa 9 mila persone, ma ne servirebbero almeno altre 4.000. Per trovare una soluzione concreta, abbiamo dato vita con il gruppo Aspi al consorzio Open Fiber Network Solutions, che ha l'obiettivo di formare e assumere squadre di tecnici per completare la rete in fibra ottica in Italia. A oggi, il consorzio utilizza circa 600 persone che diventeranno 1.000 nei prossimi mesi».
La rete in fibra ottica in Italia diventata uno snodo centrale della modernizzazione infrastrutturale. A che punto siamo nella transizione digitale la cui necessità è stata messa con urgenza in luce anche durante il periodo della pandemia?
«L'Italia, che era precipitata in fondo alle classifiche europee, ha fatto grandi passi in avanti sulla connettività salendo al settimo posto in Europa. In particolare, a partire dall'ingresso sul mercato di Open Fiber, negli ultimi 5 anni la percentuale di copertura con reti ultraveloci è raddoppiata (dal 22% al 44%). La pandemia ha mostrato con chiarezza quanto la disponibilità di una connessione rapida ed affidabile anche in smart working sia una necessità inevitabile per le nostre vite lavorative. Per completare la transizione digitale è necessario un ulteriore passaggio: la definizione programmata dello spegnimento della rete in rame, così come è avvenuto con il digitale terrestre, in modo da accelerare l'utilizzo da parte dei cittadini delle reti per cui sono stati fatti grandi investimenti sia privati che pubblici».
Quali sono i vantaggi e anche gli ostacoli che state affrontando per portare la fibra nelle città?
«Gli ostacoli principali sono rappresentati dalla carenza di manodopera, dall'aumento dei costi di materiali ed energia dovuto alla guerra in Ucraina e dalle complessità autorizzative. Il piano Bul, dove operiamo come concessionario pubblico, è estremamente complesso: oltre 88 mila km di rete (più di due volte la circonferenza terrestre) e oltre 100 mila autorizzazioni necessarie. Per accelerare la copertura in fibra ottica è, quindi, indispensabile una proficua dialettica con i vari stakeholder deputati al rilascio dei permessi. A facilitarci la vita sono senza dubbio le amministrazioni locali più lungimiranti e, dal punto di vista operativo, il riutilizzo delle infrastrutture esistenti, che ci consente di procedere con il cablaggio in maniera più spedita e con minor disagio per i cittadini».
Può spiegare l'aspetto sociale della diffusione della fibra ultraveloce come asset strategico per la crescita economica dei territori e come servizio per le famiglie?
«La copertura in fibra ottica ha un valore sociale perché permette all'Italia di colmare quel divario digitale che si avverte particolarmente nelle zone rurali e interne. Borghi e piccoli comuni sono tornati a giocare un ruolo importante durante la pandemia. Il lockdown ha spinto migliaia di italiani a tornare a vivere nei loro luoghi d'origine, e la presenza di una rete in fibra ottica ne sta rendendo possibile il ripopolamento, la nascita di nuove attività economiche e lo sviluppo del turismo. Grazie alla fibra ottica, anche nei piccoli centri è possibile navigare alla stessa velocità di connessione di Roma o di Milano, annullando la distanza tra centro e periferia».
Come saranno le smart city del futuro, ad esempio, nella mobilità urbana e nel rapporto con la pubblica amministrazione?
«In questo momento Open Fiber sta portando avanti l'infrastrutturazione di base, cablando case, aziende, sedi della Pubblica Amministrazione. Il passo successivo è l'infrastrutturazione digitale dell'Italia nel suo complesso. Grazie alla fibra Ftth, le nostre città possono finalmente evolversi in smart city e attuare finalmente tutte quelle evoluzioni di cui si parla da anni: mobilità elettrica, gestione del traffico e dell'illuminazione, ottimizzazione dei flussi. Open Fiber sta già lavorando su progetti di questo tipo ad Alessandria, Bari e Gemona del Friuli, cui seguiranno altre città di grandi e medie dimensioni».
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