[Opinioni] Banche e pandemia: così il Mes può evitare nuovi terremoti
All’Eurogruppo i ministri dell’Economia dell’Eurozona hanno dato il via libera alla riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) che così entrerà in vigore anticipatamente: nel 2022 invece che nel 2024.
La filosofia di questa riforma è duplice: da un lato approntare le linee di credito precauzionali per scongiurare che un Paese entri in “zona rossa” (shock economico e difficoltà nei mercati finanziari); rendere disponibile un paracadute finanziario (backstop) al Single Bank Resolution Fund (Srf), il Fondo salva-banche, potenziandone la rete di sicurezza.
Tornando al primo aspetto, l’ipotesi politica sottesa è quella di evitare il “caso greco”; ovvero di avere a disposizione strumenti d’intervento in grado di agire ex ante l’eventuale crisi.
Un punto da chiarire è che di Mes ne esiste uno solo; e non due, come talvolta pare si creda. Perché questo, pure con le facilitazioni di accesso al credito, risponde alle regole generali normate a partire dal Trattato istitutivo del Mes medesimo. Un aspetto da considerare con attenzione è che è sbagliato credere che chiedere un prestito al Mes equivalga a chiederlo all’Europa. Piuttosto significa che rivolgersi al Mes equivale a ricorrere sostanzialmente ad una istituzione finanziaria separata ed autonoma dall’Ume.
Il motivo che è una sorta di prestatore d’ultima istanza inevitabilmente esterno agli Stati, in quanto sovrani, costituenti l’Ue e l’Ume.
Resta da chiarire la natura dell’assistenza finanziaria pandemica. Anche per il fatto che ciò ingenera conseguenze politiche, come ad esempio l’essere a favore del Mes ma rifiutarne a priori la Pandemic Crisis Support. Per chiarire: potrebbe essere utile ricorrervi; ma la normativa ne esclude l’assenza di condizionalità.
È vero che l’accesso allo sportello sanitario del Mes richiede come unico requisito l’impiego dei fondi richiesti per sostenere le spese necessarie per affrontare la crisi per la SARS-CoV2. Vuol dire che l’assenza di condizioni riguarda, è bene sottolinearlo, l’accesso al credito; poi, per il loro uso, si torna alle condizioni dell’Istituzione bancaria Mes.
Certo, la pandemia rilassa le regole; ma solo pro tempore. E neppure potrebbe, a condizioni politiche date in Europa, essere diverso. Ciò posto la riforma del Trattato Mes approvata dall’Eurogruppo punta, come detto, a rafforzare l’integrazione bancaria, pilastro necessario a consolidare l’euro. Il senso del rafforzamento del citato Srf, qualora finisse le risorse, è di evitare che il contribuente europeo versi denaro per salvare singole banche, magari di paese diverso dal suo. Così invece, contribuendo direttamente al Srf, sostiene l’equilibrio finanziario di tutta l’Euroarea.
Una differenza politicamente rilevante per affrontare la crisi di un istituto bancario. Comunque il Mes resta una sorta di prestatore d’ultima istanza: in analogia al Fmi, uno strumento di reciproca tutela tra gli Stati sovrani membri dell’Ume.—
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