[Opinioni] I robot, i posti di lavoro e le differenze tra Italia e Germania
Fa parte della storia umana constatare che ogni qual volta è stata introdotta una nuova tecnologia la maggior parte della gente abbia espresso paura e, non poche volte, abbia cercato di ostacolarne la diffusione se non addirittura distruggerla.
Una ricerca nel 2017 della Commissione Europea indica che ben il 70% degli europei pensava che la diffusione di robot ed intelligenza artificiale avrebbe rubato posti di lavoro.
Per questo è di notevole interesse un recentissimo studio sul tema della Banca d’Italia. Uno dei pregi di tale analisi è quella di essere condotta, nella parte empirica, a livello locale, ma di avere frequenti confronti e riferimenti alle situazioni internazionali.
Da un punto di vista teorico noti economisti hanno notato che l’impatto dei robot sull’occupazione non è a priori chiaro perché se da un lato per alcuni compiti la tecnologia dei robot è un campione nel distruggere posti di lavoro, da un’altra parte può alzare la produttività, ridurre i prezzi e, di conseguenza, migliorare la domanda.
Proprio il miglioramento della domanda può ampliarsi in altri mercati di beni o servizi in qualche misura collegati, ma che non possono utilizzare robot o altri strumenti automatici e, quindi, migliorano l’occupazione.
Lasciando da parte la teoria e venendo al concreto una prima osservazione da fare è che l’Italia è, in Europa, seconda solo alla Germania nell’utilizzo di robot, ma con risultati diversi sia negli effetti settoriali, sia in quelli geografici.
In alcune attività, infatti, gli uomini non possono essere sostituiti e la localizzazione delle imprese è da tempo ben radicata. Non si deve, poi, dimenticare che ci sono altri importanti fattori che influiscono molto sugli andamenti dei diversi settori produttivi sia dal punto di vista della concorrenza, sia da quello della domanda da parte di nuovi mercati. Basti pensare all’impatto del commercio internazionale ed in particolare gli scambi con la Cina e gli altri Paesi in via di sviluppo.
Un fatto importante che emerge dall’analisi è che l’occupazione di quelli che non sono stati allontanati perché sostituiti da robot nelle aziende con elevato utilizzo degli stessi è più duratura, ma questo non incide sui livelli salariali. Nel complesso la presenza di imprese con alto uso di robot, dato che sono molto dinamiche, migliora la situazione economica ed occupazionale.
In questo siamo molto simili alla Germania e lontani dagli USA ove, invece, i robot hanno effettivamente ridotto l’occupazione. Di recente anche gli infermieri sono stati, per alcune funzioni, sostituiti da robot. E’ certamente difficile in momento di crisi come l’attuale individuare le politiche corrette per superarla. Una cosa sembra certa. Sarebbe pura follia dar ragione a chi vorrebbe tassare i robot per rallentare gli aspetti negativi sull’occupazione.
Sarebbe, invece, opportuno metter regole per far migliorare i compensi di chi ci lavora. La storia insegna che nel lungo periodo le innovazioni tecnologiche migliorano vita ed economia. L’assenza di uno sguardo lungo reca solo danni.
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