[Opinioni] Il ritorno dell’inflazione nell’economia post Covid-19

Secondo alcuni economisti la necessità di far riprendere un’economia duramente colpita dal Coronavirus indurrà le banche centrali ad emettere molta moneta ed i governi ad accrescere la spesa pubblica
Euro sign splashing in water
Euro sign splashing in water

Tutti, in primo luogo gli studiosi, si chiedono come andrà l’economia quando il Coronavirus sarà superato o avremo imparato a convivere con lui. Alcuni economisti pensano che uno dei fenomeni maggiormente probabili, basandoci sulle esperienze del passato, sarà un ritorno dell’inflazione che nella maggioranza dei Paesi occidentali dovrebbe variare tra il 5% ed il 10% annuo.

Charles Goodhart, che per molti anni ha insegnato nella prestigiosa London School of Economics, si è unito a Manoj Pradham, già banchiere della Morgan Stanley, per scrivere un libro che tratta questo tema. Interessante lo faccia sottolineando un mutamento del sistema che, a partire dal 1980, si era venuto affermando.

Lo stesso era caratterizzato dall’ingresso della Cina nei mercati mondiali sia come importatore, sia come esportatore e, nel 2001, anche membro del WTO (organizzazione del commercio internazionale). La crescente concorrenza ed i consistenti miglioramenti della produttività dovuti ai progressi tecnologici avevano tenuto molto bassa, se non inesistente, l’inflazione. Di conseguenza anche i salari erano sostanzialmente fermi.

Detta stasi era stata facilitata da una forza di lavoro relativamente giovane e indebolita dall’ingresso nella stessa di un consistente numero di donne, spesso ricche di competenze anche tecniche.

Altra ipotesi formulata dai menzionati autori è che si riduca molto o più probabilmente scompaia la volontà di risparmiare da parte delle ormai prevalenti persone di età avanzata. Soltanto di poco, invece, si dovrebbe ridurre il bisogno di investimenti. Ne consegue che le banche centrali dovranno emettere molta moneta facendo crescere i prezzi. Anche i tassi di interesse probabilmente aumenteranno, ma non tanto da ridurre in misura sostanziale la domanda.

Altri economisti, invece, sostengono che la necessità di far riprendere un’economia duramente colpita dal Coronavirus indurrà le banche centrali ad emettere molta moneta ed i governi ad accrescere la spesa pubblica. In altri termini debiti ed inflazione cresceranno di pari passo, se i debitori, pensiamo allo Stato italiano, non avranno l’accortezza di ridurre il debito. Detta riduzione è certamente preferibile alle proposte avanzate da autorevoli politici di cancellare del tutto il debito.

Rimane un importante interrogativo: quali sono gli effetti di una notevole inflazione sui cittadini? Per chi lavora il danno sarà relativamente limitato perché i compensi saranno gradualmente adattati. Per i pensionati il danno sarà notevole. L’esperienza dei Paesi con forte inflazione, soprattutto in America Latina, mostra che i poveri, oltre ad aumentare per la carenza di posti di lavoro, sono quelli che maggiormente ne soffrono. Dobbiamo non solo sperare che errino gli economisti che prevedono forte inflazione, ma operare perché non abbia luogo. —

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