[Opinioni] Trent'anni dalla riunificazione della Germania: le lezioni da trarne
Trenta anni sono passati dalla riunificazione della Germania. Vale la pena di considerare se c’è anche per noi qualche lezione da trarne. A cominciare dal fatto che non fu un fenomeno semplice ed immediato perché unificando Stati dell’Est con quelli dell’Ovest nasceva il soggetto più grande- 80 milioni di abitanti- della Unione Europea. Questo preoccupava molti membri della stessa.
Tra i più contrari il primo ministro del Regno Unito Margaret Thatcher che invano cercò di persuadere il collega francese Francois Mitterand a vietare l’unificazione. Anche il Presidente del Consiglio italiano Giulio Andreotti garbatamente dichiarò: “Amo così tanto la Germania che preferisco averne due”.
Una volta unificata, tuttavia, la Germania non si è del tutto amalgamata. Lipsia e Dresda sono diventate città grandi e dinamiche, ma tutto il resto dei vari Stati dell’Est lascia molto a desiderare. Non nascono nuove imprese e i giovani dotati di talento vanno a utilizzarlo nell’Ovest. Tuttavia non si può parlare di un fallimento perché salari e tenore di vita sono migliorati anche dove regnava il comunismo.
La maggior forza della nuova Germania ha dato alla stessa la forza per imporre a tutti politiche di bilancio rigorose e scambi internazionali liberisti. Grazie a queste le imprese tedesche sono cresciute conquistando mercati europei e mondiali. U
n aiuto lo ha fornito la partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori alla gestione aziendale che ha evitato incrementi salariali troppo elevati. Non tutto, per altro, era perfetto. E’ sufficiente ricordare lo scandalo dei motori diesel per constatare come la partecipazione dei lavoratori alla gestione non elimina trucchi e mascalzonate
L’egemonia , non solo economica, teutonica conquistata anche per merito dell’unificazione, ha fatto considerare un deficit nella bilancia dei pagamenti una colpa da evitare anche con misure severe, mentre i surplus erano valutati un merito.
Per consentire la riunificazione Mitterand impose al Cancelliere Helmut Kohl di accettare la nascita dell’euro. Questo, dato che il marco era una moneta molto forte e prestigiosa, tanto che in alcuni casi fu utilizzata, analogamente al dollaro, come riserva, rappresentò un sacrificio per la Germania. La stessa, per altro, ottenne che l’euro fosse basato su regole di bilancio molto rigide per gli Stati aderenti. La Banca Centrale Europea ebbe sede a Francoforte con un unico obiettivo: la stabilità dei prezzi.
Le scelte di politica monetaria nei primi anni sono state molto dure come ha dovuto constatare la Grecia. Fu, non dimentichiamolo, l’italiano Mario Draghi a rompere le regole dichiarando che sarebbe stata presa “qualsiasi decisione” necessaria per contrastare la crisi dell’euro. Solo con l’arrivo del Covid19 , di Donald Trump alla guida degli USA e del crescente peso internazionale della Cina , anche la Germania si è resa conto che da sola non sarebbe riuscita a sopravvivere e che, per restare a galla, occorreva rafforzare l’Europa e, quindi, essere solidali. In fondo si tratta solo di approfondire il significato vero della riunificazione germanica.
Riproduzione riservata © il Nord Est