Ordini in flessione, l’industria ritarda la ripresa produttiva: «Si va a metà mese»
Fra i settori colpiti acciaio, automotive, termomeccanica
Nella meccanotessile Savio gli impianti riavviati il 29

Archiviata anche l’Epifania, che in genere, per l’industria manifatturiera, segna la definitiva ripresa delle attività post fermata natalizia, sono molte le aziende tra Veneto e Friuli Venezia Giulia che non hanno ancora riacceso gli impianti di produzione. Per diverse realtà lo stop interesserà ancora tutta questa settimana per poi passare gradatamente alla ripresa durante la prossima. Una situazione insolita per la manifattura nordestina, che oltre a spingere in avanti nel tempo la ripresa delle attività in non rari casi aveva anche anticipato la chiusura prima di Natale, dando il via alle ferie ben prima del canonico 23 dicembre, in qualche caso iniziando il 18 dicembre.
Fatti due conti, lo stop, sostenuto in parte utilizzando ferie, in parte facendo ricorso alla cassa integrazione ordinaria, è arrivato a durare poco meno di un mese intero. Coinvolti sono stati in particolare i settori dell’elettrodomestico, dell’automotive, della siderurgia, del termomeccanico e del meccanotessile. Settori che vivono più pesantemente di altri una contrazione dei volumi degli ordinativi e al contempo una scarsa visibilità che comporta l’impossibilità di fare programmazione.
In Fvg la chiusura più lunga è quella di Savio, azienda del meccanotessile con headquarter a Pordenone e 350 dipendenti, che ha visto tornare al lavoro gli impiegati, mentre non rientreranno che il 29 gennaio i diretti alla produzione. «Con un punto interrogativo sul mese di febbraio - ha fatto sapere ieri Roberto Zaami, segretario di Uilm Uil Fvg -. L’azienda infatti ci ha già anticipato che potrebbe fare ricorso alla cassa integrazione».
C’è poi Electrolux (si veda l’articolo sotto), che a Nord Est ha stabilimenti a Porcia, in Fvg, e a Susegana, in Veneto, dove la produzione è sì ripartita l’8 gennaio (dopo aver chiuso il 20 dicembre), ma a ritmi ridotti, nel caso del sito friulano, che è anche il quartier generale della società in Italia: con 6 ore di lavoro e 2 di contratti di solidarietà.
Il ricorso agli ammortizzatori sociali sembra essere il leitmotiv di questo inizio anno. Conferma il segretario di Fim Cisl Fvg, Gianni Piccinin: «È già importante la lista di imprese che, terminate le ore di cassa a disposizione a fine 2023, ne stanno facendo nuovamente richiesta. È un inizio anno difficile».
Gli fa eco Zaami. «A quelle che erano le preesistenti vicende internazionali, vedasi i due conflitti, ora si aggiunge il tema della logistica, che rischia di penalizzarci ulteriormente. L’anno passato è finito in salita e il nuovo riparte in salita. Speriamo solo che il costo del denaro si riduca, sia per i bilanci delle famiglie, che per consentire alle aziende di fare nuovi investimenti».
Passando dalla destra alla sinistra Tagliamento osservata speciale è l’Automotive Lighting di Tolmezzo, azienda produttrice di fanaleria per alcuni marchi premium dell’auto (in particolare tedeschi), che ha ripreso a produrre l’8 gennaio (dopo aver chiuso il 18 dicembre): «Siamo un po’ preoccupati considerata la frenata del mercato auto tedesco - dichiara David Bassi di Fiom Cgil Udine -. Abbiamo un incontro con la direzione aziendale il 19 gennaio, vedremo in quell’occasione cosa ci diranno». E se in provincia di Udine situazioni di chiusure prolungate non ce ne sono, nondimeno il segretario generale di Cgil, Emiliano Giareghi, parla di «manifatturiero in sofferenza».
«Parecchie aziende stanno usando ammortizzatori sociali - evidenzia -. La ripresa è ancora lontana».
In Veneto ad essere ancora chiuse - riapriranno tra questa e la prossima settimana - sono tra le altre Agritalia, Ferroli, Meccanica Veneta, Komatsu, Epta, Scm Group, Fonderie Montorso, Fonderie Cestaro, Nidec Asi e Marelli.
«Molte aziende metalmeccaniche della nostra regione hanno confermato il prolungamento della chiusura natalizia, con aperture che vanno dall’8 al 15 gennaio, alcune ricorrendo anche alla cassa integrazione ordinaria», commenta Antonio Silvestri, segretario di Fiom Cgil Veneto che prevede il 2024 come un anno complicato, caratterizzato, per molte imprese, da «scarsa visibilità degli ordinativi e quindi dall’impossibilità di fare previsioni produttive per almeno tutto il primo semestre».
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