Padoan: "Non è stata la riforma delle Popolari a far esplodere i problemi"

Lo ha detto il ministro dell'Economia a margine del convegno sull'European Capital Market Union nella sede di H-Farm. E ha promesso che il governo sta valutando un sostegno per le fasce deboli

I progressi che ha fatto l'Europa non devono essere persi ma bisogna procedere con una "integrazione crescente".

Lo ha dichiarato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan, in occasione di un incontro con Jonathan Hill, il commissario europeo per la stabilità finanziaria, i servizi finanziari e il mercato unico dei capitali sulla Capital market union organizzano presso la sede di H Farm a Roncade (Treviso)

"L'Europa sembra ultimamente terra di problemi, che si crea anche da sola, ma continua a essere un'area di estrema ricchezza, anche di idee", ha aggiunto Padoan, spiegando che "l'Europa è un sistema cresciuto nel tempo grazie a una integrazione crescente" e "ora bisogna fare in modo che non solo non si fermi ma che non torni indietro".

Il ministro ha indicato tre pilastri per questa integrazione: "L'unione bancaria, il piano Junker, volto a favorire gli investimenti a lungo termine, e l'unione dei mercato dei capitali", nell'ambito dei quali "la finanza gioca un ruolo fondamentale", e per la quale "serve la massima integrazione possibile tra quanto fatto a livello europeo e dai governi nazionali".

In Italia "c'è una ripresa della crescita" che però sconta "il peso della crisi finanziaria e gli ostacoli alla crescita delle imprese" proprio dal punto di vista finanziario, ha detto ancora Pier Carlo Padoan.

Per quanto riguarda i metodi di finanziamento delle imprese "sono convinto che pesi il fatto che il sistema bancario ha avuto un impatto negativo dalla recessione", che è costata all'Italia il 10% del Pil ed è "cristalizzata nei bilanci delle banche in cui ci sono molte sofferenze".

Su questa tematica, ha continuato il ministro, "il governo sta lavorando e ha già prodotto alcuni importanti risultati", specificando che "c'è uno sforzo importante del governo per rimettere in piedi il sistema bancario".

In questo contesto, per le imprese è importante "introdurre nuovi strumenti di mercato dei capitali che lo cambino e lo rendano più diversificato", ha aggiunto, spiegando che "tutto questo, insieme alle riforme del lavoro e della giustizia civile, permetteranno un maggior dinamismo alle imprese".

Il ministro ha aggiunto inoltre che l’esecutivo ha iniziato ad avviare uno snellimento del sistema dei pagamenti della Pa, con l'accorciamento dei tempi e poi con la fatturazione elettronica. “Contro questo processo virtuoso ci risulta giochi il fatto che spesso lo Stato trasferisce i fondi al livello locale, ma questi non vanno ai creditori” ha detto.

Il ministro ha sottolineato che spesso il pubblico è più veloce del privato, e che la stessa amministrazione Ue nel suo complesso “è in ritardo rispetto ad esempio al sistema Usa, aspetto questo - ha concluso - che va preso in considerazione a livello comunitario”.

Infine, sollecitato sui casi "scottanti" delle popolari venete, Padoan ha detto: “Non voglio commentare su casi specifici” ha tagliato corto il ministro a chi gli ha chiesto un commento su quanto sta accadendo in Veneto con la Popolare di Vicenza e Veneto Banca.

Il paragone è con il trattamento riservato a Banca Etruria, CariChieti, Cassa di Risparmio di Ferrara e Banca Marche, che hanno visto l’azzeramento del valore delle obbligazioni strutturate.

“Non sono d'accordo a dire che la legge sulla trasformazione delle banche popolari abbia fatto esplodere i problemi”, in riferimento sempre agli istituti veneti.

Anzi, riguardo alla riforma “tante banche popolari ne stanno traendo beneficio e ne trarranno beneficio in futuro”. Anche in merito alla proposta del governatore del Veneto, Luca Zaia, di far intervenire la Cassa depositi e prestiti, Padoan ha detto di non aver “sentito la proposta di Zaia, non ho commenti da fare”.

Poi il ministro Padoan è tornato sul decreto salva-banche: “Stiamo valutando nell’ambito della legge di stabilità, di inserire un provvedimento a sostegno delle fasce deboli di risparmiatori che sono stati coinvolti in questa operazione, ma non si tratta di una compensazione dell’operazione”.

Una scelta obbligata, “che altrimenti avrebbe coinvolto anche i depositi”, ha concluso il ministro dell’Economia e delle Finanze.

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