Padoan: per le banche venete lavoriamo a una soluzione come per Mps
UDINE - «Quello che è stato sancito giovedì scorso è un accordo in via di principio con il contributo della Bce per avviare il processo di ricapitalizzazione precauzionale di Mps. La banca deve avere anche un piano sostenibile».
Così il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al Festival dell’Economia di Trento. «La situazione delle banche venete - ha aggiunto - è affrontata nello stesso modo. Stiamo lavorando a una soluzione per le banche venete». In particolare «stiamo lavorando per trovare un accordo all’interno di regole molto complicate» e che sia «riconosciuta la sostenibilità del piano».
Delle banche venete ha parlato anche il segretario del Pd ed ex premier, Matteo Renzi, in una lunga intervista al Sole 24 ore, definendola «la priorità numero uno».
«In questo momento per me la priorità numero uno, più della legge elettorale, più degli ottimi dati Istat su occupazione e crescita, più della data delle elezioni, è la questione delle banche venete. Non mi interessa la banca in quanto tale: sono stato tra i primi a chiedere l’azione di responsabilità contro i vecchi amministratori. Mi interessa il Nord Est, le sue famiglie, le sue imprese. Un tessuto sociale e imprenditoriale generoso che con passione e volontà ha sempre spinto in avanti l’Italia».
«Il Paese deve molto al Nord Est - aggiunge Renzi -. Voglio essere esplicito: qualsiasi forma di eventuale risoluzione di queste banche andrà respinta con tutte le forze. L’Italia intesa come sistema politico ed economico deve dire di no a questa ipotesi, figlia di una visione algida e burocratica della realtà. O, peggio ancora, figlio di un disegno finalizzato a prendere asset di un territorio che è tra i più ricchi e operosi del continente. Nell’uno e nell’altro caso vorrei che tutte le istituzioni, a cominciare da quelle del territorio, si unissero per salvare le due banche senza riguardo al colore politico ma giocando tutti con la maglia tricolore«, sottolinea Renzi.
«Le dichiarazioni di Renzi sulle banche Venete confermano e suggellano inequivocabilmente quale è l'opinione del Partito Democratico, della maggioranza politica e del Governo: salvarle e rilanciarle». Lo afferma il sottosegretario all'Economia e alle finanze Pier Paolo Baretta.
«Nessuna incertezza sulla scelta; nessuna debolezza negoziale con la Ue; risorse finanziarie pubbliche disponibili - conclude -. È ora, dunque, che si abbandonino polemiche e speculazioni che finiscono per indebolire la soluzione e si faccia fronte comune».
«Ho letto con attenzione e interesse l’intervista che ’Il Sole 24 Orè ha fatto al segretario del Pd ed ex premier Matteo Renzi: musica per le mie orecchie». A dirlo è il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, che a proposito della situazione delle ex popolari, aggiunge: «Anche perchè mi pare che dall’intervista emergano in modo incontrovertibile alcuni dati precisi. Renzi sostiene quel che da mesi vado ripetendo io: o l’Italia a Bruxelles non conta nulla perchè non ha potere contrattuale, oppure prendiamo atto che la delegazione trattante guidata dal ministero dell’Economia Padoan non è all’altezza. O, peggio ancora, non vorrei si utilizzasse l’alibi della Ue per non portare a casa quel che si potrebbe ottenere perchè in realtà si hanno altri obiettivi. Il ministro Padoan ha soltanto una strada da percorrere: andare a Bruxelles, piantare la canadese nella stanza delle trattative e non tornare fino a quando non avrà raggiunto il risultato».
Per Zaia «Bruxelles dovrebbe essere il terreno più congeniale a un tecnico di levatura internazionale come il ministro Padoan. Non dovrebbe essergli difficile pretendere, non chiedere, che i parametri occhiuti e severi che si utilizzano per le banche venete siano utilizzati per tutte le altre banche europee, le quali non mi pare siano esattamente tutte in salute. D’altronde - sottolinea - non stiamo parlando di banchette fondate nottetempo. E anche se a Roma questo non piace, e magari Padoan si indispettisce a sentirselo ripetere, ribadisco a tutti che parliamo di un territorio e di una economia che presentano ogni anno un residuo fiscale attivo di 21 miliardi che partono da qui, dal Veneto, e rimangono a Roma. E poi - conclude - ci si chiede perchè i veneti vogliono l’autonomia...».
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