Padova, dalla fabbrica del sapere a quella 4.0: il legame delle aziende con la storica Università
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PADOVA. La presenza da otto secoli dell’Università di Padova è l’innesco delle quattro storie d’impresa che si sono succedute sul palco di Top500, mentre il loro filo rosso è la salute. Rubando le parole del direttore di Nordest Economia Paolo Possamai, il collante delle esperienze che hanno animato il talk online è stata proprio quella fabbrica del sapere che è l’ateneo patavino.
Come potrebbe essere altrimenti per un crogiolo di spin off come Hiref, gruppo attivo nei sistemi di climatizzazione per i data center, 71 milioni di euro di fatturato e una crescita del 38 per cento anno su anno. È da Hiref che è gemmata Jonix, «società – spiega Mauro Mantovan, amministratore delegato – che ha sviluppato una tecnologia di sanificazione contro batteri e muffe e che ha avuto un boom nel 2020. Jonix ci sta portando verso traguardi impensabili tra cui la quotazione in Borsa». Il gruppo, che nasce l’11 settembre 2001, ha dato vita finora a sette spin off: «Ci occupiamo di molte cose, siamo sartoriali per competere, usiamo le tesi di laurea. Noi le competenze le abbiamo qua e quindi qui dobbiamo svilupparle». Per il gruppo il traguardo è passare nei prossimi anni i 90 milioni di euro «Jonix escluso», sottolinea Mantovan.
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Ambizioni di crescita che coltiva anche Vincenzo Papes, amministratore delegato di Centro di Medicina Group, che spiega come la sanità privata sia in crescita già da tempo nel nostro paese: «Da due o tre anni a questa parte già prima del Covid si è passati da un volume d’affari di 37 a 40 miliardi, la pandemia ha ulteriormente accelerato questa crescita. Noi nel 2020 abbiamo registrato una crescita importante a seconda delle aree dal 25 al 35 per cento, raggiungendo circa i 110 milioni di euro di ricavi. Ma vogliamo investire moltissimo». L’azienda punta a raddoppiare nel prossimo quinquennio.
«Stiamo già valutando di aprire il capitale, perché vogliamo espanderci sia per linee interne che esterne, e il credito bancario quando vuoi svilupparti velocemente non basta. La sanità, infatti, cambierà radicalmente a causa del virus. E quindi vorremmo trovare degli imprenditori che condividano la nostra stessa idea di impresa» spiega Papes. Che precisa: « La borsa ci piacerebbe ma per farlo ci servirebbero quattro-cinque anni».
Dinamiche forti sono anche nel mirino di Alessandra Polin, chief business development officer di General Filter Italia. Un’azienda che si occupa di sistemi di filtraggio coprendo i più svariati settori, tra cui ovviamente quello sanitario e farmaceutico. «Quest’anno a causa della pandemia c’è stata una impennata sulla filtrazione dell’aria- spiega Polin- prima era un settore che veniva trattato per seguire la normativa mentre ora è una reale necessità per la salute». General Filter cuba circa 30 milioni di fatturato: «Abbiamo una società produttiva in Turchia e una in Spagna e una unità commerciale in Francia che diverrà produttiva; in Cina, invece, abbiamo chiuso un accordo per produrre per il mercato locale». La crescita deve spingersi fino a raddoppiare la capacità di produzione nei prossimi sette anni, scandisce Polin.
Mercati esteri nel mirino anche di Paolo Tramonti, fondatore e amministratore unico di Bios Line, società che di mestiere fa integratori: «L’estero pesa il 10 dei nostri ricavi, vogliamo portarlo al 50 per cento, per questo stiamo cercando un partner».
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