Partite Iva e nuovo welfare: tutelati solo il 6%

Poco meno di 220 mila in tutta Italia i professionisti interessati dal nuovo Statuto al vaglio a Roma. Lo dice la Cgia. Delle novità ne gioveranno soprattutto: guide turstiche, grafici pubblicitari, consulenti ed educatori.

Sono meno di 220.500 le partite Iva interessate dal nuovo statuto dei lavoratori autonomi che sarà licenziato dal Consiglio dei ministri il 28 gennaio. Si tratta dei liberi professionisti che non dispongono di alcuna cassa previdenziale e sono iscritti alla gestione separata Inps. Rispetto alla platea dei titolari di partita Iva-persone fisiche che ammonta a quasi 3.900.000, i lavoratori autonomi interessati da questo nuovo provvedimento di sostegno al reddito saranno poco meno del 6%. In Veneto la Cgia di Mestre calcola 18.573 partite Iva, +19,1%  dal 2010 la crescita. In Friuli Venezia Giulia si tratta di 4.749 professionisti +15,5% rispetto cinque anni fa.

la Cgia ricorda anche che il 2010 e il 2014 (ultimo dato disponibile) questa categoria di contribuenti iscritta alla gestione separata Inps sia aumentata a livello nazionale del 19,2 per cento, con punte massime del 44,8 per cento in Sicilia, del 37,2 per cento in Puglia e del 36,1 per cento in Basilicata. In totale si parla di una forza lavoro di 220.477 persone. Almeno quella dichiarata.
 
Le professioni maggiormente interessate saranno le guide turistiche, i grafici-pubblicitari, i consulenti di investimento, i consulenti tributari, gli educatori, etc. Tra le novità del decreto collegato alla legge di Stabilità nuove norme su maternità, congedi parentali, ritardi dei pagamenti, welfare, sanità e formazione.

“L’istituzione di un pacchetto di misure a sostegno dei redditi degli autonomi va salutata positivamente – segnala il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – peccato che coinvolga un numero di lavoratori molto contenuto. Ricordo che in questi ultimi anni di crisi economica la povertà ha colpito soprattutto il popolo delle partite Iva. Gli ultimi dati riferiti al 2014 ci dicono che il 24,9 per cento delle famiglie con reddito principale da lavoro autonomo  ha vissuto con una disponibilità economica inferiore alla soglia di povertà totale calcolata dall’Istat in 9.455 euro. Praticamente una su quattro si è trovata in una condizione di vita non accettabile. Per quelle con reddito da pensioni/trasferimenti sociali e da lavoro dipendente, invece, la percentuale al di sotto della soglia di povertà è stata inferiore. Per le prime, infatti, l’incidenza si è attestata al 20,9 per cento, per le seconde al 14,6 per cento. Insomma, le famiglie con reddito principale da lavoro autonomo sono quelle che più delle altre hanno rischiato  di scivolare nella povertà".
 
In termini assoluti le regioni con il più alto numero di partite Iva interessate dai nuovi diritti saranno la Lombardia (55.993 unità), il Lazio (29.959 persone) e l’Emilia Romagna (20.118 autonomi).

“Il forte calo della domanda interna – segnala il segretario della CGIA Renato Mason – ha contribuito in maniera determinante a peggiorare le condizioni economiche dei lavoratori autonomi che, nella stragrande maggioranza dei casi, vivono dei consumi delle famiglie. Il crollo di quest’ultimi ha causato una caduta verticale del fatturato di moltissime piccole attività e spinto alla chiusura tantissime partite Iva che, a differenza dei lavoratori dipendenti, fino ad ora non hanno beneficiato di alcuna misura di sostegno al reddito”.

Tra le novità di questi giorni spicca anche l’ipotesi annunciata dal Viceministro alle Finanze, Luigi Casero, di abolire gli studi di settore per tutti i liberi professionisti. Con questa  misura  quasi 739mila professionisti saranno “sollevati” dal rispettare le disposizioni previste ogni anno da Gerico.

La Cgia infine ricorda che i titolari di partita Iva a cui sono applicati gli studi di settore sono quasi 3.644.000. Di questi, poco più di 802mila sono liberi professionisti. Sottraendo a questi ultimi le oltre 63mila società costituite da professionisti, i soggetti che saranno interessati dall’abolizione degli studi di settore sfioreranno le 739.000 unità.

 

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