Pilosio, slittano le commesse: "cassa" per 123 addetti in Friuli

UDINE. Pilosio ricorre alla cassa integrazione straordinaria per i 123 dipendenti dello stabilimento di Feletto (con l’ok del sindacato). L’ammortizzatore sociale sarà utilizzato a rotazione in base ai carichi di lavoro per il 15 per cento del personale, vale a dire una ventina di persone.
«Qui il problema sono gli anni precedenti, non questo - sottolinea Pasquale Stasio, segretario regionale della Fim Cisl e referente della categoria per Udine -. I 40 milioni di fatturato centrati in passato erano per così dire “dopati” da Roots che se ne prendeva più o meno la metà. Venute a mancare quelle commesse adesso la struttura non è più dimensionata alle richieste e comincia a diventare pesante».
La decisione dell’azienda è stata presentata al sindacato ieri dall’amministratore delegato Johann Strunz durante un incontro tra i vertici aziendali e le organizzazioni di categoria, prima dell’assemblea sindacale con i dipendenti.
«Come sindacato abbiamo detto che capiamo le difficoltà e apriamo l’ammortizzatore sociale - ha aggiunto Stasio -. Ma ora vogliamo vedere il Piano industriale, con dati definiti, e poi vediamo cosa succede nel giro di un anno». Lo spauracchio è la dichiarazione di esubero della ventina di posti, per l’esattezza 22, al momento oggetto della cassa integrazione.
«Se le condizioni per ridurre il numero di lavoratori si saranno create, allora vedremo come fare», ha aggiunto Stasio. In una nota diffusa nel pomeriggio di ieri l’azienda ha spiegato che «a causa dello slittamento di alcune commesse si rende necessario il ricorso alla cassa integrazione straordinaria, che riguarderà i 123 dipendenti della Pilosio spa, cioè solo della sede produttiva di Feletto Umberto e non delle filiali estere.
Il personale era stato interessato nel recente passato da un contratto di solidarietà terminato lo scorso novembre. L’obiettivo è di utilizzare la Cig durante i prossimi mesi, dando comunque continuità agli ordini già acquisiti e che saranno acquisiti».
In questa fase Pilosio è impegnata nella redazione di un piano industriale che si estenderà durante il corso del Cigs e, al termine del quale, «verranno fatte le relative valutazioni». L’amministratore delegato Strunz ha fatto il punto anche sulla redazione del piano di concordato preventivo che deve essere depositato al tribunale di Udine entro 120 giorni dalla richiesta di accesso alla procedura, avvenuta lo scorso 26 gennaio.
Se il bilancio 2016 chiude a 17 milioni, la stima «prudenziale» fatta per il 2017 scende a 15. In programma c’è anche la chiusura dell’ufficio di Milano e si sta valutando il destino del piccolo hub di Treviso. Sulla bilancia in questo caso vanno i costi e i benefici di un polo che rappresenta il contatto diretto con la clientela del Veneto. A Treviso lavorano tre persone fra cui un progettista tecnico e un operatore di front office.
Un’altra tegola caduta sulla testa dei dipendenti che, insieme all’amministratore delegato e alla proprietà, sono impegnati nel salvataggio dell’azienda.
Per loro infatti è arrivata anche una brutta sorpresa nella busta paga di gennaio, perché lo stipendio fuori dal concordato e relativo cioè ai primi venti giorni di gennaio è stato congelato, come previsto dalla legge. «Ho contattato personalmente la commissaria Daniela Kisling e l’azienda per capire se era possibile fare pagare in via eccezionale questi venti giorni - ha sottolineato Stasio -, ma l’iter prevede una richiesta formale al tribunale che si serve del parere della commissaria.
E Kisling ha già fatto sapere che preferisce stabilizzare la situazione di cassa prima di avvallare pagamenti ai dipendenti. Per questa ragione se ne riparlerà dopo l’estate. Siamo già entrati in contatto con l’assessorato al Lavoro e adesso è in calendario un incontro con l’assessorato all’industria per aprire un focus regionale sulla vicenda».
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