Popolare di Vicenza, Atlante al 90%

Chiuso il termine per la sottoscrizione dell'aumento di capitale, poche le adesioni. Il Fondo dovrà versare 1,35 miliardi per portare a buon fine l'operazione. Ora deve esprimersi Bankitalia

MILANO - Il Fondo Atlante dovrà versare nelle casse della Banca Popolare di Vicenza una cifra vicina a 1,35 miliardi (dei 4,25 miliardi raccolti) rispetto a 1,5 miliardi richiesti dall'operazione di aumento di capitale, in cambio di poco più del 90% della banca.

Alla scadenza, le 13 di oggi, del termine per la sottoscrizione dell'aumento da parte di soci provati e istituazionali, secondo quanto si è appreso dei circa 120 mila azionisti, più di 5 mila hanno sottoscritto l'operazione a 0,10 euro per azione, per un controvalore che si avvicina ai 40 milioni, pari al 2,5% del capitale.

Gli investitori istituzionali si sarebbero attestati tra l'8 e il 9% dell'offerta.

Il collocamento delle azioni è stato curato da Mediobanca, JpMorgan, Deutsche Bank, Unicredit e Bnp Paribas mentre Vitale & Associati è stato l'advisor finanziario della banca.

Ne consegue che all'appello mancano 1,35 miliardi, che è la cifra che deve garantire il Fondo Atlante, salvando così BpVi dal bail-in.

«Con la presenza del fondo Atlante tutta la struttura del debito della Popolare di Vicenza è a zero rischio», ha detto il presidente del fondo Quaestio, Alessandro Penati, che ha presentato a Milano il Fondo Atlante.

«Il fondo ha le risorse finanziarie per sostenere l'operazione e questo è il classico caso in cui c'era il rischio di bail-in che ora non c'è più».

Adesso però la parola passa a Borsa italiana che, lunedì, dovrà decidere se BpVi potrà approdare o meno sul listino milanese visto il flottante sottilissimo, intorno all'8-9%, in deroga al minimo previsto dal regolamento del 25%.

La definizione di Atlante, ovvero organismo d'investimento collettivo del risparmio (Oicr), potrebbe però essere considerata come azionariato diffuso.

Nonostante ciò, se l'Ipo non dovesse andare in porto Penati non drammatizza.

Le alternative possibili, ha detto presentando il veicolo partecipato da banche, fondazioni bancarie, assicurazioni e Cdp, «sono tante».

Si può «vendere la banca, fonderla, spezzettarla» o, una volta ristrutturata, quotarla «ad un prezzo più alto».

Detto ciò, Quaestio Sgr punta a «18 mesi per il turnaround» della vicentina.

«Se poi si riesce anche ad uscire in 18 mesi sono Warren Buffet. Ci tento». Di solito «per la ristrutturazione di una banca ci vogliono 3 anni ma conto di riuscirci, se possibile, anche in 18 mesi».

In caso di pronunciamento positivo da parte di Banca d'Italia e Consob, l'istituto berico dovrebbe approdare a Piazza Affari già il 4 maggio con un valore delle azioni probabilmente a 0,10 euro.

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