Popolare di Vicenza, l'ex direttore Sorato si difende: "Era Zonin a decidere tutto"

"E' il consueto puerile tentativo di scaricare su terzi responsabilità integralmente proprie”. Così Samuele Sorato, ex direttore e consigliere delegato Bpvi si difende dalle accuse di Gianni Zonin

VICENZA. "La notizia di un’azione giudiziaria dell'ex presidente Gianni Zonin, nella quale tenta ancora una volta di addossare al sottoscritto responsabilità di ogni sorta, rappresenta il consueto puerile tentativo di scaricare su terzi responsabilità integralmente proprie.

Chiunque sia venuto a contatto con Bpvi negli ultimi due decenni, conosce perfettamente che ogni decisione, di qualsiasi tipo, è stata assunta in prima persona da Zonin, successivamente avallata da Consigli di Amministrazione interamente nelle sue mani, nei quali esprimeva sistematicamente il proprio imperialismo condizionante; e solo successivamente applicate dal management per la loro esecuzione".

Così Samuele Sorato, ex manager e direttore generale della Popolare di Vicenza in risposta alle accuse di Gianni Zonin che si è difeso notificando un atto di citazione al Tribunale di Venezia spiegando le accuse che hanno condotto, secondo la sua versione, al dissesto della banca.

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Zonin ha ricordato di aver perso 17 milioni dalle azioni della banca, chiedendo di essere giudicato in un'unic sede che è quella del tribunale lagunare.

Ma Sorato, replica attraverso una nota del suo legale spiegando che "Zonin, nella sua strumentale azione di accertamento avanti il Giudice civile, indica circostanze di fatto oggettivamente e consapevolmente non vere, certamente destinate a precoci smentite".

I motivi sono elencati con precisione:  "Zonin conosce perfettamente quale fosse il novero dei poteri della direzione generale della Banca e nello specifico del direttore generale e quali erano invece quelli di sua pertinenza e del suo Cda", "conosce perfettamente che tutte le comunicazioni istituzionali della Banca alle Autorità di Vigilanza sono state oggetto di specifiche deliberazioni da parte del Cda, nelle sue mani" sa che "il direttore generale non ha mai di fatto esercitato i propri poteri in materia di concessione di finanziamenti, limitandosi alle delibere per l'erogazione dei mutui ai dipendenti".


E perché - si legge - "Zonin conosce perfettamente dell'assenza di qualsiasi ruolo istituzionale del direttore generale della Banca, nella redazione e nell'approvazione dei bilanci; così come conosce a memoria il ruolo istituzionale proprio, delle funzioni preposte e del Cda".

"Di fronte a tale continuo stillicidio di dichiarazioni diffamatorie del cavalier Zonin, - chiude Sorato - sul conto del sottoscritto, viene espressamente riservata ogni opportuna azione di tutela, anche in sede penale. D’altra parte, il sottoscritto ha già fornito ogni più ampio chiarimento in ordine ai rilievi mossi dagli organi ispettivi, in considerazione della propria assenza nella fase ispettiva, in ragione delle rassegnate dimissioni".
 

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