Popolare di Vicenza, traffico di azioni sull'Autobrennero

L'autostrada ha investito milioni nei titoli della banca popolare di Gianni Zonin per poi rivenderli dopo poche settimane, con la garanzia di guadagnarci. Inchiesta dell'Espresso sulla compravendita con i soldi pubblici dei pedaggi

I soldi dei pedaggi? Usati per comprare azioni della Popolare di Vicenza. Tra la primavera del 2013 e fine 2014, prima che venissero alla luce le indagini della Procura, i manager dell'Autostrada del Brennero hanno fatto incetta di titoli della banca destinata di lì a poco a finire nei guai, tra perdite miliardarie in bilancio e inchieste penali.

Sull'asse Brennero Vicenza era scoppiata quasi una passione, scrive Vittorio Malaguti su “l'Espresso". Una passione finanziata con denaro pubblico. La società che gestisce l'A22 è infatti controllata dalla regione autonoma Trentino Alto Adige, dalle provincie di Trento e di Bolzano insieme ad altri soci minori tra cui anche il Comune di Verona guidato da Flavio Tosi e Serenissima Partecipazioni dell'A4 Holding che fa sempre base a Verona.

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Le carte interne della banca segnalano che l'Autobrennero ha più volte comprato azioni della Popolare presieduta da Gianni Zonin per poi rivenderle a poche settimane di distanza. Tra gennaio e giugno del 2014, per esempio, sono stati acquistati titoli per circa 3 milioni di euro, liquidati entro la fine dell'anno. Nel 2013, invece si registrano compravendite per una decina di milioni.

Tutte queste operazioni sono state chiuse entro la scadenza del 31 dicembre e così non hanno lasciato traccia nel bilancio pubblicato dalla società autostradale. "A prima vista tanto attivismo appare piuttosto sorprendente, visto che l'A22 normalmente impiega la sua liquidità in titoli di stato o in fondi d'investimento. A maggior ragione se si pensa che i titoli Popolare di Vicenza non sono trattati in Borsa ma vengono scambiati in un mercato informale gestito dalla stessa banca e sulla base di un prezzo fissato ogni anno dall'istituto. Nel 2014, questo mercato si è praticamente bloccato con migliaia di piccoli azionisti che non sono riusciti a vendere per mancanza di una controparte in acquisto" scrive Malaguti.

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