Popvi, Bertelle contro il fronte del no: "Ecco perchè dirò si"

"La Legge n. 33/2015 impone alle banche popolari, che superano gli 8 miliardi d’attivo, la trasformazione in spa.
L'attivo di bilancio della Popolare di Vicenza ammonta ad € 39,7 miliardi.  le cui componenti principali sono crediti per 26 miliardi e attività finanziarie per 5 miliardi. Per scendere sotto gli 8 miliardi non basterebbe sicuramente cedere partecipazioni bancarie (Banca Nuova: con un patrimonio netto di 300milioni, Farbanca: società pressoché inesistente con un patrimonio di 60 milioni; Prestinova: per la quale le trattative di cessione sono già in corso e che ha un patrimonio netto di 30 milioni; BPV Finance ed altre per patrimoni netti complessivi di 160 milioni) per circa 600 milioni. Né sarebbe sufficiente   “spogliarsi” di tutte le attività materiali per 600 milioni."
 

L'avvocato Renato Bertelle parla chiaro e fa di conto. Così in una nota precisa la sua posizione contro il fronte del no che questo weekend sembra aver prevalso tra i soci della Popolare di Vicenza in vista dell'assemblea del 5 marzo. Ma anche contro il nuovo piano industriale, quello alternativo, presentato questo weekend contro quello dell'ad Francesco Iorio.


"L'operazione non sarebbe possibile nemmeno cedendo tutte le altre partecipazioni, strumentali o meno, e sarebbe assai difficile anche diminuendo la voce “crediti” (più di 26 miliardi), diminuendo cioé i finanziamenti alle imprese ed alle famiglie (molti delle quali ai soci della banca), con il diretto impoverimento dell'economia del Nord Est e degli stessi soci della banca che di tale economia sono parte e dalla quale ricevono lavoro e reddito" dice Bertelle.

"Di fronte a tale impossibilità é giocoforza affermare che ad un no – ove vittorioso in Assemblea – conseguirebbe il Commissariamento e, non essendo attuabile il piano alternativo della riduzione del capitale sotto gli 8 miliardi per quanto sopra detto, la liquidazione, ovverossia il fallimento. Né é possibile affidarsi alla affermazione/speranza secondo la quale lo Stato non consentirebbe il fallimento e verrebbe in aiuto. Il fallimento di Banca Etruria e la totale assenza della politica – a parte i 5 stelle ed 1 parlamentare della Lega – assicurano che i politici non contravverrebbero la normativa europea che vieta aiuti alle banche".

Bertelle dice quindi sì. Un sì per la "sopravvivenza della banca e, in prospettiva, il rialzo del valore delle azioni, sicuramente voluto dagli investitori istituzionali, il cui fine é sì acquistare azioni a poco prezzo, ma per poi rivenderle ad un valore per quanto possibile aumentato, col conseguente vantaggio degli attuali soci" chiude la nota.


 

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