Pordenone in ripresa. Valore aggiunto a +0,6% nel 2015
PORDENONE. Dopo un periodo caratterizzato da dati e trend negativi, gli indicatori economici della provincia di Pordenone per l’anno in corso sembrano riservare per il territorio segnali confortanti, con la conferma di una tendenza positiva anche per il 2016.
Lo testimoniano i dati dell’Osservatorio dei Territori, elaborato dalla struttura Territorial and Sectorial Intelligence di UniCredit, che analizza lo scenario congiunturale regionale e provinciale e la dinamica dei principali indicatori, anche in chiave prospettica.
Lo studio evidenzia come, dopo i chiaroscuri che hanno segnato il quadro dell'attività economica della Provincia di Pordenone negli ultimi anni, le previsioni per l’anno in corso vedano la conferma dell’inversione di tendenza, iniziata nel 2014, del processo di crescita del Valore Aggiunto, inteso come plusvalore prodotto dal territorio e dai suoi attori economici.
Tale dinamica è confermata e assume ancora maggior rilevanza se la si estende anche al 2016: entrando nel dettaglio, infatti, l’analisi di UniCredit conferma come il Valore Aggiunto della provincia di Pordenone, che nel 2013 ha registrato un calo del 3,5%, tornando poi nel 2014 in territorio positivo, mostri un più deciso rialzo per l’anno corrente.
Lo studio prevede infatti per il 2015 una crescita del Valore Aggiunto totale che dovrebbe attestarsi al +0,6%, con un trend positivo che dovrebbe rafforzarsi ulteriormente nel 2016 (+1,4%).
ANDAMENTO PIL REGIONALE E PROVINCIALE. “I dati andamentali recentemente diffusi circa export e occupazione e quelli previsionali da noi elaborati – commenta Enrico Finotti, Responsabile Area Pordenone di UniCredit – parlano di un territorio, quello pordenonese, che sta mostrando segnali positivi dopo le difficoltà degli ultimi anni. La posizione logistica strategica di questa provincia, snodo cruciale per i mercati del Centro-Est Europa può rappresentare un valore aggiunto e crediamo che UniCredit, con la duplice veste di player internazionale e di banca radicata sul territorio, possa proporsi come partner privilegiato per gli attori della scena economica pordenonese che vogliono intraprendere nuovi percorsi di crescita”.
Dall’Osservatorio dei Territori di UniCredit emerge come le performance migliori, a livello settoriale, riguardino il comparto industriale pordenonese (+2,5% stimato per il 2015) e l’agricoltura, che torna in territorio positivo dopo le difficoltà registrate negli ultimi anni con una crescita per l’anno in corso che si attesta all’11,5%.
Anche per gli altri settori si attende un miglioramento, con un rallentamento del trend di contrazione che riguarda costruzioni e servizi, settori che nel 2016 dovrebbero tornare in territorio positivo.
ANDAMENTO VALORE AGGIUNTO PER SETTORE. Per quel che riguarda le esportazioni regionali, nel 2015 si stima una conferma del trend positivo innescato negli ultimi anni, con una variazione anno su anno che, che, secondo lo studio di UniCredit, dovrebbe attestarsi sul +7,3%.
I volumi di export dovrebbero crescere anche nel 2016, seppure in maniera inferiore rispetto all’anno in corso (3,9%).
Segnali positivi anche per quel che riguarda la dinamica della domanda interna che, per la prima volta negli ultimi 3 anni, torna a salire con una crescita prevista dello 0,8% (dato nazionale +0,6%), con un’ulteriore rialzo dell’1,2% per il 2016.
Per quanto riguarda il numero di occupati, l’anno in corso dovrebbe chiudersi senza variazioni per il Friuli Venezia Giulia: si tratta del primo dato senza segno negativo negli ultimi anni e che dovrebbe anticipare un 2016 positivo, con una crescita del numero di occupati dell’1%.
Analizzando il fenomeno per singolo settore di attività, spiccano per il 2015 le opposte performance di agricoltura (+2,9%) e costruzioni (-10,3%)
Guardando alla condizione economica delle famiglie in Friuli Venezia Giulia, si stima per il 2015 una crescita generalizzata di tutti gli indicatori: al rialzo del reddito disponibile (+1%) si accompagnano infatti sia un aumento della spesa per consumi (+1%), sia un miglioramento della propensione al risparmio (ossia la quota di reddito disponibile accantonata dalle famiglie per il risparmio).
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