Porto di Trieste, depositato l’emendamento “salva Zeno”

Se approvato, cadrebbero le cause di decadenza di D’Agostino da presidente del Porto. Attesa intanto per il verdetto del Tar
Lasorte Trieste 13/06/20 - Piazza Unita', Manifestazione per Zeno D'Agostino
Lasorte Trieste 13/06/20 - Piazza Unita', Manifestazione per Zeno D'Agostino

TRIESTE Depositato e in attesa del cosiddetto vaglio di ammissibilità, che ne garantirebbe la discussione e a quel punto la probabile approvazione. L’emendamento “salva Zeno” è approdato alla Commissione Bilancio della Camera, come proposta di modifica del decreto Rilancio in fase di lavorazione.

Il Tar del Lazio si pronuncerà a giorni sulla richiesta di sospensiva del provvedimento con cui l’Anac ha stabilito la decadenza di Zeno D’Agostino dalla presidenza dell’Autorità portuale di Trieste. Intanto la politica si muove per eliminare alla radice le ragioni di incompatibilità che hanno portato l’Anticorruzione a intervenire per un presunto conflitto d’interesse dovuto alla contemporanea presidenza ricoperta da D’Agostino nella società di gestione del Trieste terminal passeggeri.

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Zeno D'Agostino durante la manifestazione in piazza a Trieste


L’iniziativa messa a punto dal ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e dalla deputata Pd Debora Serracchiani ha preso corpo nel maxiemendamento firmato da tre componenti della Commissione Bilancio: il dem Fabio Melilli, il grillino Carmelo Misiti e il renziano Luigi Marattin. Il testo propone una aggiunta alla legge Severino: «Per “incarichi e cariche in enti di diritto privato regolati o finanziati” si intendono esclusivamente le cariche di presidente con deleghe e poteri gestionali diretti espressamente attribuiti a tale figura dallo statuto o dal consiglio di amministrazione dell’ente di diritto privato. Analogamente, per “attività professionali” si intendono quelle implicanti lo svolgimento stabile di attività di consulenza o assistenza a favore dell’ente».

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In pratica, chi presiede una società a partecipazione pubblica come Ttp, senza esercitare poteri di gestione, non può incorrere in una causa di inconferibilità come quella sollevata dall’Anac, che per prima ha spiegato di aver più volte chiesto una modifica della norma vigente. Per il presidente di Anac Francesco Merloni, infatti, «la norma non è sempre chiara, si presta a interpretazioni non univoche e questo ne ha reso complessa l’applicazione. Fra 2015 e 2019 abbiamo effettuato ben quattro segnalazioni ufficiali a governo e parlamento suggerendo modifiche per risolvere le criticità, ma sono tutte rimaste senza riscontro».



Se l’emendamento fosse giudicato ammissibile e approvato prima del pronunciamento sul ricorso da parte del Tar, la magistratura amministrativa non potrebbe che archiviare il caso per il venire meno delle cause di decadenza e dei conseguenti ricorsi, presentati dall’Autorità portuale e da D’Agostino con il sostegno del ministero dei Trasporti e della Regione, presenti nel procedimento con memorie a supporto. —




 

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