Porto di Trieste, il presidente Zeno D'Agostino è pronto al bis. «Trieste oggi è riferimento mondiale»

Lunedì 9 novembre scade il mandato del presidente dell’Authority. In attesa della conferma, che pare scontata, proroga di 45 giorn
Zeno D'Agostino
Zeno D'Agostino

TRIESTE Sei anni vissuti di corsa e il primo mandato da presidente che scade domani. Zeno D’Agostino attende che il ministero dei Trasporti deliberi lo scontato bis alla guida dell’Autorità portuale di Trieste. Lo scalo esce trasformato dalla gestione del manager veronese, che ha appena portato a casa l’accordo tra Piattaforma logistica e Porto di Amburgo. Da una parte, la previsione di far arrivare Trieste a due milioni di container in dieci anni, grazie alla costruzione del Molo VIII. Dall’altra, il radicale mutamento di scenario geopolitico per un porto indicato quale terminale adriatico della strategia cinese della nuova Via della Seta: e D’Agostino ammette il rafforzamento dei contatti con la diplomazia Usa, ipotizzando il tramonto dei rapporti col Dragone.

Prima commissario, poi presidente.Com’è cambiato il porto in sei anni?

Sono reduce dall’importante conferenza internazionale del gruppo Reinventing Bretton Woods: nel panel sui trasporti sono quello che ha parlato di Trieste meno di tutti. Mi sono reso conto di quanto Trieste sia punto di riferimento del dibattito sulla logistica mondiale. Il porto ha fatto un salto di qualità, di volumi e di affaccio internazionale. Ma la cosa che mi piace di più è la crescita del numero di lavoratori: il vero interesse pubblico è la crescita della “comunità porto”.

Quali i momenti più significativi e quale il più difficile?

Quando abbiamo velocizzato i traffici dei treni con la manovra unica di Adriafer. Quando abbiamo approvato il piano regolatore, che ha sbloccato il cantiere della Piattaforma. E la creazione dell’Agenzia del lavoro, con i portuali che uno a uno sono venuti fino a notte a firmare il contratto stabile. Poi le nuove concessioni: gli accordi con l’Ungheria e Amburgo. Il momento più duro è stata la morte di Roberto Bassin: quando muore un lavoratore ti passano mille pensieri in testa.

Il mandato scade domani (lunedì 9 novembre). Roma vuole il rinnovo e lei? Lei me l’ha già chiesto al rientro dopo la decadenza decisa dall’Anac (ride, ndr). Avevo detto di sì davanti a molti testimoni e non me lo rimangio.

Quando sarà ufficiale? Non so. Scattano comunque 45 giorni di proroga in caso la nomina non arrivi nei tempi.

Il segretario generale Sommariva si è candidato anche lui per presiedere un porto: si romperà la coppia d’oro? Mario merita un ruolo apicale. Ha grande professionalità, capacità e umanità: Trieste subirebbe un danno, ma Sommariva ha tutto il mio sostegno.

Che succederà in porto a causa del Covid? La pandemia ha mandato in sofferenza il petrolio. I container tengono e c’è addirittura un’ottima prestazione dei ro-ro dalla Turchia. Meglio che altrove, dove ci sono anche problemi di occupazione. Gli sviluppi sono imprevedibili, ma il tema è la relazione tra Europa ed Est: Far, Middle e South East. Se c’è una rilocalizzazione dell’industria tutta interna all’Est del mondo, la rotta per approvvigionare l’Europa passerà ancora da noi. E la ricollocazione potrebbe perfino favorirci: col Porto franco potremmo attirare aziende e, in tanta instabilità, abbiamo la certezza del network ferroviario, che continua ad attraversare i confini, mentre il trasporto su gomma è in difficoltà.

È entrato nella classifica dei top 100 manager italiani di Forbes. Cosa significa? L’orgoglio è che in un mondo in mano alla componente privata, c’erano solo due esponenti di istituzioni pubbliche.

Dopo la momentanea decadenza decisa dall’Anac, è partita una rivolta cittadina. Si sarebbe aspettato di diventare una specie di totem? Proprio no. Di solito i manager sono riconosciuti da chi sta sopra, ma è partito una specie di plebiscito da chi sta sotto.

Piace ai giallorossi e ai sovranisti. Come si fa? Se sei sempre innovativo, vai oltre la gestione dell’esistente, che la politica conosce e su cui si divide. E trovi consenso.

Tranne in Forza Italia… Sembra una cosa personale. Non sono io che non vado d’accordo con loro.

Cosa significa l’arrivo di Hhla? Amburgo vuole aggredire logisticamente l’Europa anche da Sud. È la nostra stessa visione. La Via della seta commerciale non è la Belt and Road politica della Cina, ma un corridoio commerciale che esiste da sempre. Si teorizza che possa essere gestita dall’Europa e c’è un tentativo pratico di farlo a Trieste. L’accesso da Sud è vantaggioso per i tedeschi, che con il cambiamento climatico vedranno ridursi la portata degli scali fluviali. Amburgo ha capacità di pianificazione: quella che dovremmo avere in Italia, tanto più dopo il Covid.

Somiglianze fra i due porti? La forte propensione alla ferrovia e all’intermodalità: questo ha guidato la scelta di Amburgo. La vocazione tecnologica e ambientale su cui Trieste si sta rafforzando e il tema sociale: i lavoratori sono considerati importanti.

Su Porto vecchio Hhla può dare una mano vista l’esperienza fatta ad Amburgo? Potrebbero avere delle idee e non è solo suggestione.

China Merchants offriva più di Hhla per la Piattaforma. La firma coi tedeschi l’ha imposta il governo italiano? Le scelte sono dei privati e l’Autorità non ha ruolo. Il governo era presente alla firma con un ministro importante, che ha fatto capire le intenzioni su questo investimento (Patuanelli ha parlato di segnale agli Stati Uniti per rinsaldare i rapporti incrinati ai tempi del Memorandum con la Cina, ndr).

China Merchants tenterà di acquisire una quota di minoranza della Piattaforma? Penso di no. Le relazioni con la Cina oggi sono presidiate a livello globale e difficili da condurre. Succedono cose importanti a Washington: vedremo.

Che ne è del Memorandum con Pechino? Affossato dalla scomunica Usa a Cccc? Con Cccc si sta riaprendo il dialogo sull’export di vino, ma su parte ferroviaria e interporto di Košice non credo si possa più muovere nulla. Quanto alle parole di Pompeo, io rispondo al governo italiano e sarà Roma a darmi indicazioni.

È vero che l’Ambasciata americana ha fatto due visite riservate in porto nel 2020? Sono venuti a conoscerci, a capire le potenzialità del Porto franco. E devo dire che non erano molto informati. In Usa non ci sono soggetti importanti sui container: gli americani sono interessati all’energia e il nostro è un porto importante per l’Europa da questo punto di vista. Gli Usa pensano a petrolio e gas ma non ci sono ancora progetti specifici.

Dove sono Italia e Ue? In Europa finora non c’è stata capacità strategica. Penso però che la riflessione su un ruolo attivo stia prendendo piede nei governi: nei prossimi anni l’Ue avrà un approccio più intelligente, a prescindere dalle pressioni da Est e Ovest.

A proposito di Europa, cosa significa inserire Trieste nel network di Hhla? Non era scontato che il Nord Europa prendesse coscienza dell’esistenza di un baricentro per l’ingresso delle merci da Sud. Rivoluzione copernicana, che apre possibilità per tutti i porti mediterranei. Per Trieste si aprono grandi opportunità e ricordiamo che abbiamo già i danesi di Dfds, che hanno voluto una base logistica meridionale. Queste operazioni ne attireranno altre, speriamo anche sul fronte industriale.

Amburgo promette 300 mila container in un anno difficile come il prossimo… Una cifra alta. Valuteremo i piani che ci presenterà il concessionario della Piattaforma. Ora abbiamo avuto il collaudo statico e ringrazio l’ingegner Elisi. A parte i passaggi interni a Plt (riassetto delle quote e nuovo cda, ndr), ora arriveranno le proposte di Hhla in merito al Molo VIII.

Saranno Cosco, Cma Cgm ed Evergreen a portare container sulla Piattaforma? Vedremo che accordi ci saranno fra terminalista e compagnie. Ma lì non si movimenteranno solo container.

Ci sarà concorrenza col Molo VII? A che punto è la trattativa sul rinvio dell’allungamento con Tmt (Msc)? La concorrenza va stimolata dalle Autorità portuali per evitare monopoli. Anche la presenza di Capodistria è di stimolo e il Molo VII vince da anni la competizione. Sull’allungamento ci sono contratti che l’Autorità deve far rispettare a garanzia del bene pubblico, ma è interesse pubblico anche che la società concessionaria continui a operare bene come sta facendo. C’è la possibilità di un accordo: siamo in un anno eccezionale e la finanza non aiuta chi vuole investire.

Quando vedremo il primo lotto del Molo VIII? Domandona. Non abbiamo ancora concessione e progetto. Parliamone fra qualche mese.

Ottimista sul percorso di riconversione della Ferriera? Certo. Si sta già lavorando. L’arrivo di Hhla non fa che accelerare il processo e alimentare il bisogno di posti di lavoro.

Il piano prevede 500 assunzioni a fronte di 500 milioni privati per il terminal a Servola e il primo lotto del Molo VIII. Tanta spesa, poca resa?

Con 500 milioni si creano le basi per connettere il territorio al mondo. I risultati si valuteranno nel raggio di cento chilometri e dieci anni: l’obiettivo è movimentare 2 milioni di container in tutto il porto (oggi sono meno di 800 mila, ndr) e ciò crea grandi possibilità di insediamenti industriali.

Anche senza il Porto franco? Barilla è arrivata senza. La logistica fatta bene è sufficiente a creare insediamenti, ma il mio porto del futuro è un grande polo logistico e industriale che si alimenta anche con l’extradoganalità. C’è da superare la visione del Mef, ma c’è ormai comunanza di visione nella politica ed è un grande risultato che sia stato il premier Conte a parlare di Porto franco.

Quando si chiude l’ingresso di Duisport nell’Interporto? Stiamo definendo le ultime questioni giuridiche e ringrazio Friulia.

Si parla molto di container. E i ro-ro dalla Turchia? Non ci sono distinzioni. Sommando container e ro-ro facciamo 1,3 milioni di Teu: questa è la vera dimensione del porto. Dfds attende l’antitrust turco per acquisire anche il terminal del Molo VI: una razionalizzazione importante. Come procede il rafforzamento della ferrovia? Abbiamo inserito anche l’avvio della progettualità della nuova stazione di Servola. È partito il dialogo con Rfi.

Intanto ha presentato al governo proposte nell’ambito del Recovery Fund. Arriveranno risorse? Le priorità sono quelle della salute, ma a Roma Trieste è considerata ormai un obiettivo su cui indirizzare un grande progetto di investimento pubblico ed è quello che conta. Il nostro piano ha tanti punti, ma la priorità è la parte energetica: il porto è in città, le navi creano emissioni ed elettrificare le banchine è fondamentale. — © RIPROD

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