Porto di Trieste, patto M5s-Pd a Roma per approvare la norma “salva D’Agostino”

Il ministro Patuanelli e la deputata Serracchiani al lavoro fra Palazzo Chigi  e camere per un emendamento che superi le criticità formali sollevate dall’Anac
Foto BRUNI Trieste 06.06.2020 Zeno D'Agostino incontra i portuali-abbracci e commozione
Foto BRUNI Trieste 06.06.2020 Zeno D'Agostino incontra i portuali-abbracci e commozione

TRIESTE Mentre a Trieste cresce la mobilitazione popolare a sostegno della permanenza di Zeno D’Agostino alla presidenza dell’Autorità portuale, la politica si muove alla ricerca di una soluzione che superi il corto circuito burocratico che ha portato l’Autorità anticorruzione a dichiarare il manager decaduto dall’incarico. Governo e maggioranza giallorossa sono convinti dell’opportunità di un intervento, tanto più dopo che la stessa Anac ha auspicato ieri la modifica delle norme vigenti. Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e la deputata Debora Serracchiani si sono così messi al lavoro per far approvare un emendamento “salva Zeno” in uno dei decreti che saranno discussi prossimamente alle camere.



La parlamentare ha voluto D’Agostino alla guida del porto e il ministro ha sempre speso parole di grande apprezzamento per il funzionario. Attraverso i due esponenti regionali, M5s e Pd stanno così dando vita a un asse di ferro per riportare in pista il presidente e l’affaire D’Agostino potrebbe diventare il reagente per arrivare alla trasposizione dell’alleanza tra dem e grillini anche sul piano locale, in vista delle elezioni a sindaco che si svolgeranno l’anno prossimo a Trieste.

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La strategia si fonda sull’approvazione di un emendamento contenente un’interpretazione autentica della legge richiamata dall’Anac per dichiarare inconferibile la presidenza dell’Autorità portuale assunta da D’Agostino nel 2016, in quanto il manager era già presidente di Trieste terminal passeggeri. Il testo dovrebbe limitarsi a chiarire che non esistono incompatibilità se una delle due presidenze non comporta incarichi di tipo operativo e remunerazione. L’interpretazione avrebbe valore retroattivo e si tratta peraltro di quanto il Consiglio di Stato ha già espresso per un caso analogo in un suo pronunciamento. Il cambio delle regole è invocato pure dall’Anac. In un’intervista rilasciata ieri a Repubblica, il presidente facente funzioni Francesco Merloni riconosce che «la norma non è sempre chiara, si presta a interpretazioni non univoche e questo ne ha reso complessa l’applicazione».

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Mario Sommariva e Zeno D'Agostino

Merloni è consapevole dell’effetto abnorme prodotto dalla delibera e, pur difendendo l’applicazione delle regole vigenti cui è tenuta l’Anac, sottolinea che «fra 2015 e 2019 abbiamo effettuato ben quattro segnalazioni ufficiali a governo e Parlamento suggerendo modifiche per risolvere le criticità, sono tutte rimaste senza riscontro».

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Serracchiani sottolinea allora che non si tratta di un emendamento ad personam: «L’intervento va oltre il caso specifico e si rende necessario su sollecitazione della stessa Anac. La norma attuale finisce infatti per creare interpretazioni distorsive, travalicando le buone intenzioni, che sono evitare i conflitti di interesse. Serve un lavoro di pulizia». La deputata non è nemmeno sicura che l’emendamento si renderà davvero necessario, perché «sono convinta che già nel quadro normativo attuale il presidente D’Agostino potrà far valere le proprie ragioni davanti al Tar», cui l’Autorità portuale ha subito fatto ricorso. Patuanelli e Serracchiani sono intervenuti intanto sui rispettivi gruppi parlamentari, pronti ad approvare l’emendamento chiarificatore in uno dei prossimi decreti. Il più vicino è il dl Rilancio, su cui stanno lavorando le commissioni e che dovrebbe essere discusso in Parlamento tra fine giugno e prima decade di luglio. Il secondo potrebbe essere il dl Semplificazioni, che potrebbe essere approvato entro agosto.

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Il tempo è un fattore fondamentale. In un primo momento il Tar del Lazio valuterà infatti la richiesta di sospensiva dell’Autorità portuale, che permetterebbe a D’Agostino di essere reintegrato in attesa della sentenza sul ricorso. In un secondo momento la magistratura amministrativa si esprimerà sul merito e la speranza dei promotori è che l’emendamento sia approvato prima di quella data, consentendo al Tar di archiviare il procedimento perché, alla luce della modifica legislativa prodotta nel frattempo, la materia del contendere verrebbe meno. Il ministero dei Trasporti potrebbe così annullare il commissariamento affidato a Mario Sommariva e rinominare D’Agostino alla presidenza. Serracchiani lavora a livello parlamentare e, dopo essersi confrontata con i relatori di maggioranza, avrebbe preso contatti con esponenti del centrodestra per arrivare a una soluzione condivisa, tanto più che D’Agostino ha incassato pieno sostegno del governatore Massimiliano Fedriga e dal sindaco Roberto Dipiazza. Patuanelli ha a sua volta ottenuto appoggi nel governo, grazie al dialogo con la ministra delle Infrastrutture De Micheli e la responsabile della Funzione pubblica Fabiana Dadone. L’asse triestino si è d’altronde già mosso al momento della nomina del commissario, quando Serracchiani e Patuanelli hanno pressato perché la designazione di Sommariva avvenisse in tempi strettissimi, per placare il malcontento della città e assicurare continuità nella gestione dello scalo.—


 

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