Porto di Trieste, Zeno D'Agostino: «La gente è dalla mia parte. La “soffiata” alla Finanza? Non so da chi sia partita»
TRIESTE «Consigli a Mario Sommariva? Non servono, la pensiamo allo stesso modo». All’ora di pranzo Zeno D’Agostino sta guidando direzione Trieste, dove incontrerà nel pomeriggio i lavoratori dello scalo, al varco quattro. Parla da presidente decaduto, e infatti declina le domande sulle partite aperte del porto, peraltro dando rassicurazioni sul fatto che con il commissario le cose procederanno regolarmente. Ma non si sottrae sulla vicenda che ha portato l’Anticorruzione a deliberare la nullità della sua nomina alla presidenza dell’Authority avvenuta nel 2016. E si dice pronto al ricorso al Tar del Lazio perché lui, da presidente di Trieste Terminal Passeggeri (per il 40% proprietà del porto), la causa del presunto conflitto di interessi intercettato dall’Anac, garantisce di non avere avuto poteri operativi. La “soffiata” da cui tutto è partito? «È arrivata da qualcuno, ma non so da chi».
D’Agostino, da quanto tempo eravate a conoscenza dell’indagine dell’Anac?
A fine novembre ci è arrivata l’informativa. Ci hanno dato dieci giorni di tempo per le controdeduzioni, che abbiamo mandato nei primi giorni di dicembre.
Un fulmine a ciel sereno o nell’interlocuzione con l’anticorruzione era stato ipotizzato un verdetto così tranchant?
Non è stata un’interlocuzione. L’Anac ci ha scritto, ha fissato dei termini, abbiamo risposto e poi non abbiamo più saputo nulla.
Che cosa avete cercato di spiegare rispetto all’accusa di inconferibilità dell’incarico in porto in presenza della presidenza di Ttp?
Il tema è quello della mia presidenza senza deleghe esecutive in Trieste Terminal Paseggeri. Una situazione molto lineare cui Anac ha risposto con riflessioni su cui ci confronteremo davanti al Tribunale amministrativo.
Il ricorso si fonda sull’assenza di poteri operativi in Ttp?
La legge è chiara. Parla di deleghe esecutive, che io non avevo.
Perché però restare alla presidenza di una società senza né deleghe né indennità?
Perché il ruolo di presidente nel consiglio di amministrazione consentiva di avere informazioni importanti su una società che proprio nel 2019 ha fatto segnare il suo miglior anno di bilancio. Penso fosse utile l’occhio del pubblico all’interno di Ttp.
Ha idea di chi possa avere segnalato la sua presunta inconferibilità all’Anac?
L’unica certezza è che a muoversi è stata la Guardia di Finanza. Ma non so chi l’abbia sollecitata.
Può essere che si sia mossa la stessa Finanza in autonomia?
Non credo.
Giulio Camber ha fatto sapere che non si deve guardare a lui.
E io non guardo a lui. Penso abbia altro da fare nella vita.
È stato nominato triestino dell’anno, ma si aspettava un sostegno tanto trasversale?
Vengo da una famiglia nella quale mi hanno insegnato che, quando ci si comporta in un certo modo, alla fine torna tutto. Spero accada pure dopo questa vicenda. Certo, mi fa molto piacere avere visto tante persone dalla mia parte. Credo anche che i triestini vadano considerati meglio di quanto si dice.
Che cosa invece le dispiace di più?
Proprio il fatto che il rapporto umano non può essere valutato da chi deve applicare le leggi. Ma è l’elemento vero di tutto quello che abbiamo fatto. E anche se mi daranno bastonate, continuerò a comportarmi allo stesso modo.
Il ministero ha deciso in fretta la svolta del commissariamento. Sorpreso dalla tempestività?
Il dialogo con il Mit è molto stretto. Con il ministro De Micheli ci siamo sentiti già un minuto dopo la notifica della sentenza dell’Anac. Non è una sorpresa che si sia agito subito.
Con Sommariva l’operatività del porto è garantita?
Abbiamo le affinità elettive. A parte D’Agostino, si deve davvero ora pensare al porto. Miglior guida di Mario non c’è. Il ministro lo sa benissimo e per questo ha deciso così.
A novembre il suo mandato è in scadenza. La vicenda complica l’iter della sua riconferma?
Io sono molto concreto. In questo momento non c’è neanche il mandato, quindi non ha senso parlare di scadenza.
Ma si vede ancora presidente del porto di Trieste nei prossimi anni?
Sono talmente pragmatico che adesso non vedo alcuna possibilità di mia riconferma dato che non ho alcun incarico. E c’è una delibera Anac che parla esplicitamente di inconferibilità. La legge, tra l’altro, non lo permetterebbe nei prossimi due anni, nonostante le mie dimissioni da Ttp.
Ci sono molte partite aperte. Dal terminal mulfunzionale dell’Ungheria all’Agenzia del Demanio che deve esprimersi sul via libera allo scambio delle aree per rendere possibile la compravendita dei terreni tra Arvedi e Icop-Plt, fino alla trattativa con i grandi gruppi internazionali per realizzare il Molo VIII.
Restiamo al presente.
Ma nella fase commissariale c’è il rischio di qualche ritardo, a partire dalla Ferriera?
No, le cose andranno avanti. –
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